Vi chiedo di lasciare una stellina e un piccolo commento se vi va! È un piccolissimo gesto che aiuterà a far conoscere e amare la storia di Olimpia e Adelwin 🙏
Ho scoperto che questo capitolo supera le 5 mila parole... che dire: buona lettura!! 🫶🏻
❄️❄️❄️
«Pianeta terra chiama Olimpiaaaa!»
La voce squillante di Eva mi riportò alla realtà mentre per l'ennesima volta ripercorrevo tutto ciò che era successo in quei pochi giorni.
«Scusami», le dissi tentando di sorridere.
Corrugò la fronte mentre il suo sguardo prese a studiarmi. «Sei sicura di sentirti bene?» domandò con della chiara preoccupazione nella voce.
«Non hai un bell'aspetto», aggiunse Joseph. «Non è che hai mangiato qualche lumaca avariata in mezzo ai mangia–baguette?»
Scossi la testa e non trovai nemmeno la forza per ridere di quell'assurdo nomignolo che aveva riservato ai poveri francesi.
Ero tornata da Parigi con un posto vuoto accanto. Adelwin non era partito insieme a me e aveva lasciato l'albergo prima che mi svegliassi dalla dormita più veloce di tutta la mia vita. Avevo chiuso gli occhi alle cinque passate e mi ero svegliata alle sei e un quarto, pronta ad andare all'aeroporto.
Il portiere mi aveva aiutata a caricare le valigie e davanti al mio smarrimento nel non vedere il mio capo pronto insieme a me, mi aveva avvertito che Monsieur Winter se n'era andato nella notte e che aveva lasciato detto di avvisarmi che al mio ritorno avrei avuto la giornata libera.
Avevo tentato di ignorare il senso di vuoto che mi aveva travolto, ma una volta arrivata a casa mi ero limitata ad abbandonare la valigia accanto all'entrata ed ero crollata in stato vegetativo sul divano fino alla mattina successiva.
«Sono solo un po' stanca», risposi cercando di tranquillizzarli. «Non sono abituata a viaggiare».
«Male», replicò Eva continuando a digitare ripetutamente sulla tastiera del suo computer. «Dovremmo proprio rimediare».
Accennai un sorriso e tornai a concentrarmi sulla pratica di Lemaire, ma nel momento in cui lessi il nome del figlio nei miei appunti, fu un altro il viso che mi apparve davanti.
Gregor.
Le rose che mi aveva inviato erano ancora sul mio tavolo. Eva si era assicurata di cambiargli l'acqua e anche se stavano iniziando lentamente ad appassire, continuavano ad essere estremamente delicate.
«Hai intenzione di chiamarlo?»
La mia amica mi lesse ancora una volta nel pensiero. «Sì, dovrei».
Mi sorrise e in quella semplice linea curva, lessi molto più di quanto le parole sarebbero state in grado di esprimere. Per la prima volta mi domandai se non fosse davvero così evidente.
Il suono ormai familiare dell'ascensore avvisò l'arrivo di qualcuno e i miei occhi caddero inevitabilmente sulla figura che si rivelò una volta aperte le porte.
«Guai in vista», sussurrò Joseph quando si accorse della rossa che aveva varcato la soglia del nostro ufficio.
«Bonjour». Si annunciò con il suo tono acuto e richiamò a sé l'attenzione di tutto l'ufficio.
Quando i miei occhi incontrarono i suoi, abbassai istintivamente il capo iniziando a percepire un peso all'altezza dello stomaco. Era davvero complicato e spiacevole somatizzare tutto il mio nervosismo sul mio povero stomaco, ma la visione del tubino aderente che indossava, lasciando ben poco all'immaginazione nonostante la lunghezza alle ginocchia, mi provocò un senso di nausea simile ad un'intossicazione.
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Romantizm18+ | Adelwin Winter è un nome che risuona greve nella fredda città di Berlino. Chiunque riconosce il suo potere, teme il suo confronto, alimenta la sua fama di uomo più crudele e spietato nel campo degli imprenditori. Si possono contare sulla dita...