Diciotto anni dopo
Passai le mani lungo il ventre, cercando di eliminare quelle piccole pieghe che si creavano grazie al tessuto satin del vestito che mamma aveva fatto cucire per l'occasione. Era proprio come l'avevo sempre sognato, sin dall'età di dieci anni, quando avevo sbirciato fra i suoi modelli di lavoro e avevo iniziato a fantasticare su quell'evento.
Il colore nero notte si sposava perfettamente con la pelle candida, fin troppo bianca, insieme alle spalline di perle rosa che donavano a quel semplice abito un tocco di classe, marchio distintivo di mia madre e delle sue creazioni.
La perla è considerata un simbolo lunare, legato all'acqua e alla madre terra, impersonificata nel corpo di ogni donna. Rappresenta il principio Yin: simbolo essenziale della femminilità creatrice e proprio per questo ci teneva a cucire dei piccoli dettagli con le perle su ogni suo abito.
Avevo raccolto i capelli in uno chignon alto, lasciando cadere qualche ciuffo ad incorniciare il viso truccato appena. Non amavo applicare strati di fondotinta, nemmeno sentire le lunghe ciglia incollate fra loro, ma mia madre aveva insistito così tanto che non avevo saputo dirle di no.
Dopo tre figli maschi, almeno io dovevo darle qualche soddisfazione da quel punto di vista.
Il rumore delle nocche sulla porta chiusa mi fece sobbalzare appena.
«Si?» domandai voltandomi.
«Sei pronta sorellina?»
Bürk entrò nella stanza nel suo completo classico. Nero, proprio come il colore dei suoi capelli. Due occhi simili a due gemme di topazio, un sorriso prezioso e raro da vedere, insieme ad un fisico asciutto ma definito. Mio fratello era un modello, in tutti i sensi.
Aveva avuto la strada spianata grazie a nostra madre, ma ero più che sicura che anche senza il suo aiuto avrebbe fatto carriera.
La sua bellezza era innegabile: ogni qualvolta che entrava in una stanza, tutti si voltavano ad osservare il suo più piccolo movimento, quasi ne fossero ipnotizzati. Bürk infatti, non era solo dotato di una preziosa bellezza, ma possedeva uno charm degno di un incantatore di serpenti.
«Sei bellissima», disse prima di lasciarmi un leggerissimo bacio sulla guancia.
«Grazie», risposi sorridendogli.
«Emozionata?»
«Un po'», mentii. Era da quando avevo dieci anni che sognavo e attendevo quel momento più di ogni altra cosa. I ragazzi della mia età non vedevano l'ora di essere considerati adulti per ubriacarsi, fare festa senza rotture di scatole e proclamarsi "indipendenti" anche se i genitori continuavano a mantenerli per anni e anni.
L'unica cosa che desideravo io, invece, era spiccare il volo.
Sarei sempre stata grata alle due persone che mi avevano messo al mondo e che avevano reso la mia vita perfetta sino a quel momento con le loro premure, con le loro carezze, con le loro attenzioni. Tuttavia, giorno dopo giorno, avevo iniziato a sentir crescere dentro di me la voglia irrefrenabile di allontanarmi da quel nido dorato e conoscere il mondo reale che, fino ad allora, avevo avuto modo di vedere solamente alle loro condizioni.
Tra le lezioni di nuoto, quelle di danza e di recitazione, l'unico momento in cui avevo il potere di viaggiare era quando mi chiudevo nella mia camera e infilavo la testa dentro un libro. Che si trattasse di grandi classici o romanzi contemporanei, amavo perdermi tra le parole, in quelle descrizioni così accurate - per alcuni addirittura fin troppo minuziose - mentre la mia mentre viaggiava libera in quei paesaggi, luoghi così realistici da suscitare in me mille emozioni differenti. Il cuore mi batteva sempre più forte del normale in quelle scene di scoperta, proprio perché non avevo mai provato un tale stupore sulla mia pelle.
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𝑀𝑟. 𝑊𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟 - Disponibile su Amazon
Romance18+ | Adelwin Winter è un nome che risuona greve nella fredda città di Berlino. Chiunque riconosce il suo potere, teme il suo confronto, alimenta la sua fama di uomo più crudele e spietato nel campo degli imprenditori. Si possono contare sulla dita...