19. Solo noi due

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3 gennaio 2015

Prima di conoscere Leone non credevo nel destino, ora non faccio altro che pensare che sicuramente la mia vita sarebbe stata più difficile senza la sua presenza. Quest'anno è iniziato con dei buoni propositi, che non vi dirò, per scaramanzia. Ho deciso di trascorrere una settimana in un centro spa con il mio ragazzo, in modo da usufruire del regalo che mi è stato fatto a Natale. Giulia sostiene che succederà qualcosa fra me e Leo, ma non voglio dire niente, perché sono cose un po' personali.
Tra qualche ora dovrò partire e sto preparando la valigia all'ultimo minuto, sono una ragazza ritardataria. Dopo aver messo le ultime cose, la porto al piano terra con l'aiuto di Thomas.

Ero un po' preoccupata che la mia migliore amica restasse da sola per sette giorni, ma il suo ragazzo si è offerto di farle compagnia durante la mia assenza. Prima di avviarci, salutiamo i ragazzi, raccomando loro di stare tranquilli e di avvisarci per qualsiasi necessità, anche per una sciocchezza. Usciti dal vialetto di casa, ci dirigiamo verso l'autostrada. Durante il tragitto, Leo non toglie mai la sua mano dalla mia gamba: l'ho sempre visto fare nei film, ma ora lo sto vivendo fisicamente.

« Bimba, appena ritorniamo devo fare alcuni controlli post operatori » mi avverte.

« D'accordo, ma tutto nella norma, vero?» chiedo, leggermente allarmata.

« Certo, bimba » risponde contento.

Da quando ha subito l'operazione, lo vedo meno stressato, molto più sereno rispetto a prima. Ci vogliono circa trenta minuti prima di arrivare, nel frattempo canto tutte le canzoni che passano alla radio. "Quanto è bello quando è concentrato" penso. Sarebbe stato bello che ci fossero anche Giulia e Thomas, ma la mia migliore amica ha bisogno di stare a riposo il più possibile perché la bambina scalcia come una matta, non sta ferma un secondo.

Roxie è stata affidata alla zia e allo zio.
Quando sono andata via mi guardava con il suo musino dolce, avrei tanto voluto portarla con me. Appena arrivati, davanti a me si presenta un enorme palazzo, credo si tratti di un hotel. Quando entriamo, alla mia destra noto due poltrone con un tavolo da caffé, alla mia sinitra, invece, la porta dell'ascensore.
"Che questa settimana abbia inizio" penso.

« Buonasera signori, avete prenotato?» domanda la receptionist, con tono gentile.

« Sì, Leone Correani» risponde Leo.

Una volta ricevute le chiavi della stanza, saliamo con l'ascensore al secondo piano e iniziamo a cercare la stanza B27.
Quando entriamo mi rendo conto che non è una camera, ma una suite reale.
Probabilmente sto sognando, non è possibile che tutto questo sia nostro.  Ci buttiamo sul letto per testarlo, ma come per magia ci addormentiamo, secchi come due foglie.

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