Seduto dietro, con la mano destra mi poggio alla moto, con quella sinistra cingo Manuel, senza aumentare di troppo la presa. Lo sento irrigidirsi al contatto con i suoi fianchi, dopodiché torna a rilassarsi e il viaggio prosegue in silenzio.
Dopo venti minuti in cui sfreccia sicuro, parcheggiamo e leggo sulla mia destra "Villa Balestra", mentre tolgo il casco.
Manuel intercetta i miei occhi e mi lancia uno sguardo fiero.<<Ah ma questa è proprio pensata>>
esclamo divertito, notando il parco davanti a noi.
<<E che te sembrò uno che fa' le cose a caso?>>
Replica quasi sulla difensiva.
È così bello ritornare a parlare.
Sono le 16 e 30, il sole è alto in cielo.
Con passi svelti entriamo nel grande parco, dove c'è poca affluenza.
D'istinto, dinanzi a quella meraviglia, mi getto a terra a peso morto, sentendo il tocco soffice dell'erba dietro la schiena.
Lui mi segue e si siede senza stendersi, allacciando le braccia intorno alle ginocchia. Mi guarda divertito.
Pochi secondi di silenzio precedono la sua esclamazione.
<<Aspetta qua'>>
Annuisco con un distratto <<hm hm>> , preso come sono ad osservare il cielo, le nuvole che iniziano a colorarsi di sfumature gialle.
Lo vedo ritornare dopo qualche minuto, un bibita tra le mani.
<<Tiè, prendi>> mi dice.
<<Birra?>>
<<Ma chè, camomilla>>
esclama risedendosi.
Rido di gusto, sentendomi rilassato e accudito come un bimbo.
<<Te serve>>
aggiunge mentre inizio a sorseggiare. Non posso fare altro che annuire, ha ragione.
<< Vuoi ?>>
Gli chiedo.
Fa un sì con la testa e prende la bibita che gli sto passando.Beve dallo stesso punto in cui l'ho appena fatto io e mi sento quasi eccitato dinanzi a quel futile gesto che ha stabilito un contatto segreto tra di noi a cui forse nemmeno ha fatto caso.
Mi stendo, posando di fianco a me il contenitore caldo. Lui fa lo stesso, la sua testa è a meno di un metro distante dalla mia, al mio fianco.
Sospiro forte, come per trovare l'aria necessaria e la forza di parlare.
<<Scusa>>
Lui non dice nulla, sembra assorbire quelle parole, assimilandole a pieno.
<<Sono stato davvero un coglione. Ho anche avuto modo di chiarire con Matteo e di parlare con Chicca. Sono..davvero dispiaciuto.>>
Annuisce lentamente, ancora in silenzio.
Deglutisco più volte, giocherellando nervosamente con i lacci della mia felpa.
<<Non sei le cose che ti ho detto>>Pone fine al suo immobilismo tossendo di poco e passando una mano tra i capelli velocemente, per poi posare il braccio dietro la testa.
<<Insomma>>
Scatto subito e lo sguardo con prepotenza, anche se i suoi occhi sono ancora rivolti al cielo.
<<No, Manuel, no. Non lo sei. Sono io ad essere stato un coglione, uno stupido, un cretino>>
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Un angelo con gli occhi scuri
Fanfiction𝑷𝒆𝒓 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒊 𝒕𝒓𝒆𝒏𝒊 𝒉𝒐 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒐, 𝒑𝒆𝒓 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒂 𝒑𝒊𝒐𝒈𝒈𝒊𝒂 𝒉𝒐 𝒗𝒊𝒔𝒕𝒐...🎼🏳️🌈 {Dal sesto capitolo} "Ripenso al contatto delle nostre bocche, la timidezza e la passione che si rincorrono in quell'unione lenta e segret...