A cena tutti insieme

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<<aspè>> si blocca davanti a me, facendomi frenare bruscamente.

Sorrido d'istinto mentre lo vedo afferrare la bottiglia ormai semi vuota.

Fa due lunghe sorsate e me la passa. Bevo senza distogliere lo sguardo dal suo.

<<Il telefono, Simò>> dice con una risatina, lanciando uno sguardo veloce al divano.

Stavamo per dimenticare l'unica cosa per cui saremmo dovuti entrare in questa casa.

Lo afferro e lo seguo, ci incamminiamo velocemente verso casa mia.
Fuori è ormai buio, l'aria si è fatta più fresca.
Una volta sulla moto allaccio le braccia attorno al suo petto senza esitazione. Lo sento trasalire, forse non se lo aspettava.
Vorrei anche poggiare la testa alla sua schiena, per sentirlo ancora così vicino e assicurarmi che il suo odore non è stata solo una mia allucinazione, ma forse potrei sembrare disperato o eccessivamente affettuoso.
Non mi va.

<<E quanto ci avete messo!>> Esclama papà a braccia aperte, lasciando sul tavolo la bacchetta con cui stava goffamente armeggiando, dopo essersi alzato per venirci incontro.
Anita ci guarda seduta, senza troppi cambiamenti nel volto, scrutandoci entrambi.

Manuel fa un sorrisino stentato, dondolando sul posto con le mani nelle tasche.

<<Vabbè, vado a sedermi>> dice senza troppa convinzione, parlando più a sé stesso che agli altri.

Lo seguo con lo sguardo ma poi decido anch'io di prendere posto e smetterla di fissarlo.

<<Dai, si mangia!>>
<<Si, Dante, vado un attimo al bagno>>
<<Certo, tesoro>>
<<Dado, mi passeresti quel piattino?>>

Devo ritornare sul pianeta terra ed ho bisogno di farlo ora, altrimenti tutte le loro voci mi sembreranno soltanto echi lontani.

<<Questo è buono>> Mi sussurra nonna all'orecchio, lanciando un'occhiata ad un uramaki.

<<Hai visto?>> replico soddisfatto, prendendo anche io qualcosa e portandolo nel mio piatto.

Quando Anita ritorna, prima di sedersi, passa gli occhi da me a suo figlio e per un attimo ho l'impressione che sappia tutto.

Ma come potrebbe? Insomma, sono solo mie paranoie.

Ora mi sembra di avere un grande tatuaggio in fronte che ci ritrae mentre scopiamo. È una sensazione orribile.

<<Embè?>> Chiede d'improvviso.

La guarda senza capire, osservando Manuel che forse è ancora più in imbarazzo, tant'è che giocherella con il bordo del piatto mordicchiando nervosamente il labbro.

Seguono alcuni secondi di silenzio.

<<Il telefono!>> Esclama quasi divertita.

Vorrei sprofondare. Cazzo.

<<Ah, si, il telefono>> dico senza troppa aria in corpo.

La vedo accigliarsi, ormai sicuramente confusa.

Estraggo l'aggeggio dalla mia tasca e lo lascio nel palmo aperto della sua mano.

<<Grazie>> sussurra marcando ogni lettera, come se fossi sordo.

Chino il capo per sfuggire a quegli occhi penetranti e mi schiarisco la voce.

<<Ma mi è stato detto di una certa Camilla..>> afferma papà lanciando uno sguardo complice ad Anita che si affretta a versare un po' di salsa di soia nel suo piattino. <<Che c'è,facciamo seriamente?>> continua guardando Manuel mentre parla con fare ironico e divertito.

Un angelo con gli occhi scuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora