Punti di rottura

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<<Allora...vada per 7 ad entrambi>>

Dice con calma la prof di arte, come immersa nei suoi pensieri, tamburellando lentamente le dita sulla cattedra. Guardo Simone, all'altro lato della scrivania, in piedi come me, e per la prima volta dopo quattro ore lo vedo sorridere.

<<Va benissimo, prof>>

esclamo entusiasta, guadagnandomi un'occhiata gentile. Per fortuna ho studiato qualcosa e sono riuscito a parlare per più di 10 minuti.

Tornati a posto, dopo un lieve parlottare degli altri che sconvolti dall'interrogazione si congratulano per la mia prima sufficenza dopo mesi, Simone non si gira più per tutta l'ora.

Non mi da fastidio, in realtà mi confonde. Non mi sembra arrabbiato, eppure ha qualcosa di strano negli occhi. Decido, nonostante tutto, di ignorare il suo cambiamento.

<<Questi sò tuoi, puliti e sistemati >>

Gli dico nel cambio d'ora, passandogli la busta che contiene i vestiti di ieri. Mi guarda debolmente e sorrise.

<<Grazie, non dovevi>>

Aggiunge serenamente, come a volermi dimostrare una calma che non gli appartiene.

Accenna un sorriso che mi lascia incastrato in un limbo di silenzio e rimuginìo che continua fino a fine giornata, lasciandomi in pace solo in quei pochi secondi nei quali parlo con gli altri.

Terminate le ore di lezione, lancio uno sguardo veloce a Simone in segno di saluto, sago sulla moto e decido di passare in uno sfascio poco distante da casa per prendere dei pezzi da sostituire su un motorino di un amico.
Fare qualche soldo non è male, soprattutto dopo essermi liberato di quei due delinquenti che mi hanno fatto perdere più di quanto abbia guadagnato.

Una volta parcheggiato nel viale di casa, rispondo ad un messaggio di Camilla. Mi ricorda della lezione di oggi, nonostante sia stato lì da poco.

Ormai, per mia madre, è una questione vitale. Devo imparare il latino.
Come se fosse l'unica materia da recuperare..

Mi intrattengo qualche secondo a messaggiare, dopodiché do ascolto al brontolio del mio stomaco ed entro diretto in casa.

<<Buongiorno>>

saluto Edo, che stamattina non è andato in università.

<<Pizze?>>

Chiedo in maniera retorica, osservando le due margherite che ha messo in tavola.

<<Sisi, oggi non avevo voglia di cucinare>>

commenta sbrigativo, continuando a scrivere al computer.

Annuisco senza troppa convinzione, posando zaino e giubbino.

<<Ma stai sempre a studia'?>>

Chiedo ironico.

Mi guarda con un mezzo sorriso e torna a fissare lo schermo, chiudendolo subito dopo.

<<Non sempre>>

commenta come a correggermi.

Vado in bagno e torno, sedendomi di fronte a lui.
Mamma è a lavoro, tornerà nel pomeriggio.

Divoro quella pizza come un vero affamato, concentrandomi sulla sua bontà senza dar peso al resto. Mi piace gustarmi il cibo quando torno da scuola, mi da un piacere che annulla gli altri sensi e le altre emozioni. Almeno per qualche minuto.

Edoardo, il mio esatto opposto, mangia quasi ragionando, come se ogni boccone fosse pensato.

<<Ma ti ricordi quando mi rubavi sempre le fidanzatine , da piccoli?>>

Un angelo con gli occhi scuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora