CalipsoPOV
Ero lì, inerme, a guardare Leo Valdez svenuto, in un vicolo. Ero sola, solo io, lui e tre cani addormentati. Per qualche minuto, fu come se tutto il mondo fosse in silenzio, come se nulla contasse più. Leo continuava a sanguinare dalla ferita sul braccio, mentre le mie lacrime bagnavano il mio viso, il suo e quei graffi rosso acceso. Che cosa avevo combinato? Avevo deciso di invitare Leo ad accompagnarmi a casa, così da poter scambiare qualche chiacchiera insieme. Volevo passare un po' di tempo con lui, in queste prime settimane di scuola ci eravamo molto legati ma non avevo avuto tempo per stare da solo col mio migliore amico. E invece, parlando, confrontandoci e anche confortandoci a vicenda, eravamo finiti in un vicolo. E ovviamente, fortuna delle fortune, dei cani randagi poco amichevoli ci avevano quasi sbranato. Ogni volta succedeva sempre così: ogni volta che mi facevo un amico accadeva qualcosa che mi obbligava ad allontanarmi. E inoltre c'è da dire che tutto questo accadeva una volta che mi innamoravo. Pensai ad Ulisse, quel bellissimo ragazzo che veniva in classe con me alle elementari, con cui feci subito amicizia. Appena gli rivelai che avevo una cotta per lui il padre dovette trasferirsi per questioni di lavoro e cambiò scuola. Non parliamo poi di Percy, che rimanette mio amico dopo che mi rifiutó, ma che non incontrai mai più dopo le medie. Ma con Leo era diverso, io non lo amavo...o almeno, ancora non era nulla di serio. Sarà anche stato bello esteticamente, oltre al fatto che improvvisamente da quando arrivai a scuola iniziò ad essere più gentile e studioso(parole di Reyna, non mie), ma io non provavo nulla per lui, davvero. Era solo un mio caro amico, che come gli altri miei cari amici stava per abbandonarmi, se non fosse che in questo caso mi avrebbe abbandonato del tutto. Chiamai l'ambulanza, e mentre aspettavo i soccorsi rimasi attaccato a Leo tutto il tempo. Gli tenevo la mano, tremante e col respiro affannato, aspettando con ansia. Leo respirava, ma rimaneva il fatto che era svenuto e con una ferita a mio parere spaventosa sul braccio destro. Ripensai a quando mi aveva spinto qualche minuto prima, per non farmi colpire dai cani. Se non lo avesse fatto, probabilmente ora sarei ferita io, ma in punti molto più gravi e allarmanti. Decisi di chiamare Piper, era la prima che doveva sapere tutto. E poi non avendo il numero dei genitori di Leo non sapevo chi altro chiamare.
"Pronto? Ciao Calipso, ti sento agitata, che succede? Rallenta, non ti riesco a seguire! COSA? STAI SCHERZANDO? Avverto subito i suoi genitori e sono da te". Piper staccò alla chiamata. Sembrò passare un eternità, ma finalmente arrivò l'ambulanza. Portarono Leo all'interno e arrivarono anche i genitori di Leo, sua sorella maggiore, Talia, Piper e Jason. Quest'ultimo mi disse che aveva da poco avvisato Percy ed Annabeth e che sarebbero direttamente venuti in ospedale insieme ad Hazel, Frank, Nico, Reyna e Will. Così accompagnammo Leo in ospedale e, da quel che ricordo, nel tragitto non smisi di tenergli la mano. La scena in cui col braccio sanguinante prendeva a calci e pugni e addormentava i cani continuava a ronzarmi in testa, e non aveva più voglia di uscire. Era come un video guardato in loop all'infinito, come un nastro che si era bloccato e ripartiva sempre da capo. Non c'era più verso di farmi uscire dal cervello quelle immagini, e ogni volta che la scena ripartiva, il mio senso di colpa aumentava drasticamente. Se non lo avessi invitato ad accompagnarmi, ora dove sarebbe? Se fossimo svoltati a destra invece di andare dritto, saremmo ugualmente finiti in pasto a quei randagi? Mi sarei mai perdonata tutto questo?Arrivammo in ospedale. Portarono Leo in una stanza, e ci mettemmo tutti ad aspettare. Vennero anche gli altri, tutti in attesa, con le dita incrociate e le braccia aperte, quasi a chiedere aiuto a qualche divinità. Sentivo in lontananza, sulla panchina in fondo al corridoio, Piper piangere nelle braccia di Jason, forse così in sofferenza da volersi isolare da tutto e da tutti. Io ero sulla panca di fronte all'entrata, affiancata dai genitori di Leo, che a mia sorpresa non domandarono niente. Sua sorella maggiore, il cui nome ancora mi era sconosciuto, stava parlando con Will, Nico e Reyna in un angolo. Decisi di non ascoltare la loro conversazione, per la privacy. Percy camminava su e giù per la stanza, mentre il bicchiere d'acqua che aveva in mano tremava. Hazel e Frank si abbracciavano e guardavano Annabeth che, impaziente di sapere come stesse il loro amico, stava dicendo cose poco carine in greco antico. Talia era affianco alla porta, le braccia conserte in assoluto silenzio. Io, lei, Jason, Piper e la famiglia di Leo eravamo gli unici ad aver visto le condizioni del nostro amico, e nessuno di noi aveva risposto quando gli altri avevano chiesto il suo stato. Era ovvio che non sarebbe morto, ma la sua ferita era ugualmente segno di preoccupazione. Penso che nessuno lo notó, ma mentre aspettavamo iniziai a battere i piedi a tempo di musica, per precisione una canzone che, fino a un'ora fa, Leo Valdez mi cantava dicendomi che gliela cantava la sua vera madre prima di dormire:
"Quando tutto sarà buio, affianco a te avrai sempre qualcuno. Qualcuno che ti mostrerà tanto affetto, e che ti abbraccierà molto stretto. Ricorda che mai nulla è perduto, perché finché le stelle brilleranno, non ci sarà mai il vuoto assoluto"
Non so per quanto la cantai nella mia testa, probabile finché, dalla porta in cui Leo era entrato, era appena uscito un dottore.
Ci disse che le condizioni di Leo, per fortuna, erano 'non così gravi': tirammo tutti un sospiro di sollievo. Inoltre aggiunse anche altre cose riguardanti muscoli, sangue e se avrebbe potuto ancora usare il braccio, ma non ascoltavo. Aspettavo solo lì, impaziente, attendendo che mi dicessero quando sarei potuta entrare...Volevo dire, quando saremmo potuti entrare. Sembrò un eternità anche questa, ma finalmente ci fecero entrare da Leo.
Non guardai il suo braccio, non mi soffermati su qualsiasi fascia strana o gesso o altro marchingegno gli avessero messo, gli corsi incontro e mi misi in ginocchio affianco al suo lettino, tenendogli la mano. Jason, come sempre dato il suo lato fanboy, mi guardò con un occhiata tipica di quando vede la propria coppia preferita avverarsi, ma lo ignorai. Non mi importava di quello che gli altri pensavano in quel momento: Leo era un mio carissimo amico, era cambiato agli occhi di tutti quelli che lo conoscevano da molti anni appena avevo messo piede a scuola, e adesso proprio per colpa mia era in ospedale. Gli strinsi la mano e rimasi lì, ricordando quando lui rimase a guardarmi per tutta la prima ora del primo giorno di scuola, e sì, lo avevo notato. In quel momento a me accadde la stessa cosa: mi ritrovai con Piper che mi scrollava le spalle dicendo che eravamo stati già una ventina di minuti lì, ed io ovviamente con faccia incredula le risposi "Starai scherzando spero, stiamo qui da a malapena due minuti!" guadagnandomi una bella figuraccia anche davanti ai genitori di Leo. Oddio, non che mi importasse molto, però cavolo, la prima volta che li vedevo e finiva già così. Pensavo che ci saremmo incontrati per la prima volta ad un bar o a casa di Leo, non in ospedale proprio per quest'ultimo e con i nostri compagni a ridere. Ma in effetti una risata ci voleva per sciogliere la tensione, quindi lasciammo stare Leo e ognuno tornò a casa sua.
Camminavo lentamente, quasi sperando che qualcuno mi chiamasse per avvertirmi del fatto che Leo si era svegliato e poteva benissimo tornare a scuola il giorno dopo. Magari fosse stato vero, ma in fondo quel pensiero mi aveva fatto gioire almeno un po', fino a quando non aprii la porta di casa.E già, perché indovinate chi c'era davanti alla porta della cucina? Mio padre, che proprio in quel momento doveva tornare da lavoro.
Avete presente quando ho detto che avreste dovuto aspettare per un altro capitolo? Beh in verità mi sono sentita in colpa perché in questi tempi non ho aggiornato per niente e sono stata poco presente su wattpad, ed è andata a finire con me a scrivere in un giorno un capitolo. Ma comunque ora arriverà il padre di Calipso, e succederanno molte cose. Al prossimo capitoloh
Annachiara Jackson <3
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Tutto è possibile (Caleo ITA)
RomanceLeo è un ragazzo affascinante e divertente. Ha perso la madre in un incendio nella sua officina, perciò vive con una famiglia che lo ha adottato all'età di 11 anni. Ora, dopo il suo diciottesimo compleanno, si ritrova a frequentare il quinto anno di...