L'ora di supplenza

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LeoPOV
Aspettai con ansia tutta la mattinata, preparandomi a quando sarebbe venuta Calipso.
Mi avrebbe abbracciato e ringraziato perché l'avevo salvata o mi avrebbe tirato uno schiaffo dicendomi che ero stato uno scemo totale? Speravo nella prima opzione. Non volevo che Calipso ce l'avesse con me, non volevo che, dopo essere finito in ospedale per salvarla, si arrabbiasse anche. Misi da parte questi pensieri negativi quando i miei genitori vennero a salutarmi. Mia madre mi diede un bacio sulla fronte così forte che per un attimo pensai mi sarebbe rimasto il segno delle sue labbra per una settimana, mio padre mi diede un formale abbraccio e, un po' a mia sorpresa, mia sorella si mise a piangere mi venne incontro. Aveva saltato un giorno di scuola per venire da me in ospedale, e in effetti ne ero felice.
"Andre così mi strozzi!" dissi io con la faccia tutta rossa.
"Scusa scusa!" si asciugó le lacrime e mi lasciò andare, adesso sorridendo.
Era fatta così mia sorella Andre, come il vetro: forte ma allo stesso tempo fragile. Parlammo un po', poi i miei genitori chiesero ai dottori tra quanto sarei potuto uscire dall'ospedale e alla fine, non prima di un altro super-bacio della mamma, tutti se ne andarono. Rimasi probabilmente solo qualche ora ad aspettare Calipso, ma per me fu un eternità.
Ormai doveva essere arrivata l'ora di supplenza della Dodds. Chissà quale scusa si stava inventando Chioma Caramello per venire in ospedale, sperai nulla di troppo grave.

CalipsoPOV
La giornata era andata abbastanza bene. Fu difficile non poter dire a nessuno del risveglio di Leo, ma per fortuna riuscii a resistere, confortata dal fatto che tanto sua madre avrebbe avvisato tutti dopo scuola.
Ora però si avvicinava il momento della giornata che più aspettavo: l'ora di supplenza della Dodds.
Avevo organizzato abbastanza bene il piano per poter uscire da scuola in anticipo e raggiungere Leo. Dire subito al prof di supplenza che non mi sentivo bene non era credibile, quindi decisi di chiedere di andare in bagno gli ultimi 10 minuti dell'ora prima, per poi andare nella classe della Dodds e dire agli altri che non mi sentivo bene. Loro mi avrebbero aiutato sicuramente a chiedere al supplente di andare a casa, e allora sarebbe andata.
Diciamo che la prima parte del piano funzionò. Andai al bagno, tornai e mi avviai verso Piper:
"Pip..."
"Che succede Cal? Tutto bene?"
"Mi sento male"
"CHE VUOL DIRE CHE TI SENTI MALE?"
"Shhhhh abbassa la voce. Mi gira la testa e ho mal di pancia"
Ci sedemmo nel banco in fondo mentre il supplente, un uomo di mezza età con in mano una tazza di caffè e due occhiaie grandi come un buco nero, ci diceva che la Dodds era assente e che per tutta l'ora avremmo potuto fare quello che volevamo, senza fare casino.
"Calipso, se ti senti male devi dirlo al prof"
"Infatti è quello che voglio fare"
"Ah, davvero? Pensavo che non volessi, sbaglio o nessuno può accompagnarti a casa?"
Che idiota.
Ero un'idiota.
Come volevo andare via se nessuno poteva venirmi a prendere? Avrei dovuto chiamare mio padre, ma in che modo avrei potuto spiegargli che avevo finto di star male e che volevo solo incontrare Leo in ospedale? Cavolo, quello era un grosso problema.
"Mi farò venire a prendere da qualcuno che non sia mio padre, visto che lavora"
"Se vuoi posso chiedere a mio padre, oggi stranamente ha un giorno libero"
"No tranquilla, non voglio disturbare il giorno libero di tuo padre così, troverò qualcun altro a cui poter chiedere".
Guardando il supplente, notai che si era addormentato, con ancora la tazza in mano, così ne approfittai per andare vicino a chi mi potesse aiutare. Ma chi?
Doveva essere qualcuno a cui avrei potuto raccontare del risveglio di Leo senza che lo dicesse a nessuno, che capisse quanto vederlo fosse importante per me e che soprattutto avesse un genitore disponibile ad accompagnarmi.
Forse sapevo chi.
Sì, lui sarebbe andato bene.
Ma doveva saperlo anche la bionda, così da evitare che lui si facesse per sbaglio scappare la notizia.
Decisi di andare da Annabeth e Percy, impegnati a giocherellare e farsi scherzi fra loro. Erano proprio fatti l'uno per l'altra, era evidente la loro intesa, i loro sguardi facevano capire che erano più che amici. Mi chiesi, mentre andavo da loro in quei nemmeno dieci secondi, se anch'io avrei avuto mai un'intesa del genere con una persona, che non nominerò per ora, ma questi sono dettagli.
"Annabeth, Percy, ho bisogno di voi".
E così raccontai tutta la storia, da Leo che mi diceva di essersi svegliato a me che andavo da loro per raggiungerlo in qualche modo prima della fine delle lezioni. Annabeth e Percy si guardarono divertiti, per poi dire all'unisono sottovoce:
"Sicura che non ti piaccia?"
"A me? Piacermi Valdez? Bah ma fatemi il piacere, voglio solo...essergli vicino, dopotutto è per me che è finito in ospedale no?"
Dopo altri sguardi divertiti dei due, Percy mi diede il numero di suo padre, e poi andò insieme a me a telefonare per farmi venire a prendere. Non ci preoccupammo più di tanto del supplente, tanto dormiva beato, perchè disturbare il suo sonno?
Chiamammo e dopo pochi minuti arrivò il bidello:
"Scusate, sono venuti a prendere-"
"Calipso è già pronta, del prof non si preoccupi sa che deve andarsene quindi non si pona il problema" esclamò Annabeth accompagnandomi fino alla porta e facendomi un occhiolino.
Io mi allontanai dalla classe, intravedendola con la coda dell'occhio mentre scriveva sul registro probabilmente della mia uscita, immaginando che il prof si sarebbe bevuto la scusa di averla scritta lei prima di addormentarsi.

Ed ecco fuori scuola il padre di Percy: un signore sulla trentina d'anni, con la barba ispida nera e una folta chioma di capelli. Indossava una camicia hawaiana, dei pantaloncini color cache e un paio di Vans. Sembrava fosse appena uscito da una partita di pallavolo sulla spiaggia, col tipico sorriso di chi è soddisfatto dopo aver battuto la squadra avversaria.
Mi salutò amichevolmente e mise in moto l'auto, per poi esclamare: "Felice di rivederti Calipso. Ti ricordi di me?".
Per un attimo socchiusi gli occhi, provando a ricordare, poi ebbi un'illuminazione: ballo della scuola, ultimo anno di medie. Avevo trovato il coraggio di chiedere a Percy di ballare, in quanto ero cotta di lui allora. A mia sorpresa, aveva accettato la mia offerta, e mentre ballavamo continuavo a convincermi sempre di più che ricambiasse i miei sentimenti(spoiler: provava già sentimenti per Annabeth e, alla musica successiva, le propose di ballare, restando con lei tutta la sera). A fine serata rimanemmo fuori scuola proprio io, Percy e Annabeth,mentre attendevamo che ci venissero a prendere. Era lì che avevo incontrato Poseidone per la prima volta, quando rivolse una stretta di mano amichevole ad Annabeth e andò via con Perc.
"Sì che mi ricordo! Al ballo di fine anno ti ho incontrato"
"Vedo che hai una buona memoria" svoltò a destra, e mi chiese: "e quindi devi andare a trovare Valdez eh?"
"Sì, è finito in ospedale per colpa mia e devo assolutamente rimediare"
"Rimediare andandolo a trovare per prima fra tutti i suoi amici? Per di più fingendo di stare male? Oh cara, tu sei proprio cotta a puntino di quell'elfo costruttore!"
"Non è vero!" ma la mia faccia rossa come un pomodoro diceva tutto il contrario, "non amo Leo"
"Ho detto che hai una cotta, non che lo ami, ma se la metti così la prendo come una dichiarazione"
"Ma-"
"Andiamo Calipso, so che ti piaceva Percy alle medie e che ti ha fatto soffrire. Eppure sei disposta, pur di rendere felice Leo con la tua presenza, a stare in macchina con suo padre. Ora hai perfino scoperto che vedo a un chilometro di distanza quando qualcuno è innamorato, ma invece di farmi tranquillamente accostare e andare a piedi continui a sopportarmi per arrivare prima dal tuo Valdez"
Non capivo come facesse a sapere tutto ciò, come ragionasse così divinamente, ma decisi di rispondere con un "Per favore, chiudiamo questo argomento", altrimenti da Leo ci sarei arrivata in fiamme.

Arrivammo all'ospedale. Scesi dalla macchina, e mentre Poseidone ripartiva lo sentii dirmi "Non trascurare ciò che provi, Calipso, perché stavolta non finirà come le precedenti".
Rimasi qualche secondo davanti alla porta dell'ospedale, per ricompormi. Dopodiché, dopo un respiro profondo, mi preparai a rivedere l'amico che per me era molto più.

Calipso sembra aver capito cosa prova per Leo, ma riuscirà a confessarglielo? E soprattutto, riuscirà Valdez a capire se i suoi sentimenti sono gli stessi?
Lo scopriremo nei prossimi capitoli :)

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