Mio padre era lì, ad aspettarmi con impazienza, come se avessi detto che andavo ad una festa e tornavo alle 21 e invece ero tornata alle 23. Proprio in quel momento doveva tornare? Non poteva, che ne so, darmi il tempo di lavarmi la faccia, piangere per una mezz'ora, mangiare i resti del pranzo e iniziare a studiare? Nono, dovevo rimanere lì, con quel lampione davanti a me che non mi permetteva di cambiare strada.
"Dove sei stata? Perché non mi hai detto dove andavi? Dovevi essere qui quando sarei tornato"
"Perché ovviamente tu in questa settimana ti sei fatto sentire eh? Hai risposto alle mie chiamate vero? O te ne sei fregato altamente "papà"?"
Atlante era un uomo alto e robusto, e lo odiavo per questo. Ogni volta che doveva punirmi si piazzava di fronte a me, col suo sguardo serio, e lì capivo cosa stava succedendo: mi stava per punire di nuovo facendomi fare le faccende di casa, tagliando l'erba in giardino o semplicemente togliendomi il telefono finché non "capivo i miei doveri di donna".
Nonostante fosse mio padre, io lo odiavo. Odiavo il suo modo di pensare, la sua mente chiusa nella quale la donna obbedisce all'uomo, il suo continuo andare via per lavoro senza farsi sentire fino al ritorno.
Pensavo che, dopo quello che avevo detto e il tono con cui avevo risposto, Atlante mi avrebbe tirato uno schiaffo. Invece rimase lì, immobile, impassibile, quasi come se fosse con la testa da un altra parte.
"Fammi passare, padre"
"Non te ne vai da qui finchè non mi spieghi dove sei andata"
"Ho parlato con un mio amico durante il tragitto va bene? Invece di preoccuparti di cosa fa tua figlia quando torni per una giornata qui preoccupatene quando non ci sei a casa disgraziato!"
Spinsi Atlante di lato e, con mia sorpresa, si fece spostare con facilità.
Correvo nel corridoio, mentre raggiungevo la mia stanza, con mio padre in lontananza che mi urlava "Aspetta!", ma ormai era troppo tardi. Ero stanca, stanca di tutte queste limitazioni che mio padre mi dava, di tutte queste domande che mi faceva solo quando gli era comodo. Non mi chiedeva mai se era andato tutto bene a scuola, piuttosto mi chiedeva se avevo preso un brutto voto. Non mi preparava mai da mangiare quando stava a casa, eppure quando uscivo dalla mia stanza mi chiedeva perché ancora dovevo cenare, pensando che la ragione fosse che ero stata fino a tardi al cellulare.
Mi chiusi la porta alle spalle, presi il diario di scuola e scrissi una finta giustifica per non aver studiato con la firma di Atlante alla fine, copiata nel migliore dei modi. Poi mi buttai sul letto e scoppiai a piangere, e così piansi per ore ed ore. Pensavo al povero Leo, ora in ospedale per colpa mia. Pensavo ad Atlante, quell'essere omofobo, razzista e maschilista che non consideravo nemmeno mio papà. Pensavo alle mie amicizie, tutte finite...per colpa mia. Quella sera forse pensai a più cose di quante ne abbia mai pensate in tutta la mia vita, perché quella sera non ero veramente nelle condizioni per pensare positivo.LeoPOV
Mi svegliai di soprassalto e tutto sudato. Avevo sognato me e Calipso che venivamo assaliti da dei cani randagi dagli occhi rossi, e più che sogno era un incubo bello e buono. Ci misi un po' a visualizzare tutta la stanza, per poi rendermi conto che non ero in camera mia. Avevo un marchingegno strano al braccio e molte bende, però un po' riuscivo a muoverlo, almeno senza svenire. Ero in ospedale, e questo significava che non era un sogno quello che avevo fatto.
Cavolo, avevo protetto Calipso finendo in ospedale, figo! Aspetta, figo un corno. Sicuramente era preoccupata per me, o forse non se ne stava proprio fregando di cosa mi stesse accadendo ora, ma sperai nella prima opzione. Guardai su un comodino affianco al letto e vidi un telefono. Accendendolo mi resi conto che era il mio, così iniziai, con il braccio che ancora potevo muovere, a digitare il PIN di sblocco. Andai sui contatti e scrissi a mia madre:"Mamma, sono Leo. Sto bene, mi sono appena svegliato. Spero che domani tu e papà almeno riusciate a venire a trovarmi in ospedale. Avvisa Piper domani MA solo dopo che siete venuti, non voglio che salti scuola per vedermi. Appena torneranno tutti da scuola lei leggerà il messaggio, avviserà tutti quelli del gruppo (i miei amici se non hai capito) e poi boh, si spera mi verranno a trovare. A Calipso la avviserò io, ciao :)"
Mia madre lesse il messaggio subito. Sia fatta santa quella donna. Mi rispose con un "Ok, menomale che ti sei svegliato", così andai nella chat con Calipso.
Come avrei potuto scriverle? Sarebbe andato bene un ciao? Oppure era troppo banale? Forse un saluto con una frase alla Valdez? No meglio di no, le frasi alla Valdez non sono la giusta via.
Ero esageratamente in ansia, forse perché non sapevo cosa mi avrebbe detto riguardo al fatto che l'ho salvata da un ipotetica ferita enorme e mortale sulla schiena."Ciao"
"Leo? Sei sveglio?"
"Sì, ma non dirlo a nessuno. Ho già parlato con mia madre e domani parlerà con Piper. Tu domani vai a scuola e non pensare a come sto o a come non sto, preoccupati dello studio. Ho saputo ieri che la Dodds non viene domani perché ha la febbre, non l'ho detto a nessuno perché volevo vedere le vostre facce appena lo avreste scoperto ahah. Ma comunque, l'ultima ora sarà supplenza. In quell'ora fingi di stare male, esci da scuola e vieni da me. Così parliamo"
"Sei un pazzo"
"Un pazzo geniale haha"
"Comunque mi va bene, ciao"
"Ciao Chioma Caramello"CalipsoPOV
Avevo appena finito di piangere quando mi arrivò un messaggio da Leo. All'inizio entrai normalmente in chat per leggere il messaggio, poi però sgranai gli occhi: Leo mi aveva mandato un messaggio? Leo era sveglio? Finalmente si era svegliato dopo che era svenuto nel vicolo, e aveva già avvisato la madre dicendole di avvisare Piper domani. Ero felice del fatto che avesse detto solo a me, tra i suoi amici, che era sveglio. Era come se riponesse fiducia in me, una fiducia diversa. Per fortuna Leo Valdez ha sempre l'idea pronta (nel migliore dei casi), e infatti aveva già pensato a cosa avrei dovuto fare domani per venire prima da lui. Non me lo feci ripetere due volte e, subito dopo essere uscita dalla chat, iniziai a pensare a cosa dire al supplente che sarebbe venuto all'ultima ora a sostituire la Dodds. Mal di pancia? Varicella? No okay varicella no. Pensai per un pochetto e poi, dopo aver deciso la scusa da usare, mi lavai, mi misi il pigiama e andai a dormire. Domani sarebbe stata una bellissima giornata, ne ero sicura. Sarei riuscita a seguire benissimo tutte le lezioni in modo da spiegarle a Leo o da fargli degli appunti, e avrei passato del tempo sola con lui senza combinare pasticci.Bene, anche questo capitolo è finito. Mi rendo conto che pubblicando la sera i capitoli fanno poche visualizzazioni, magari se preferite li pubblicherò di pomeriggio. Ora anche Calipso vuole rendersi utile e sembrare d'aiuto agli occhi di Leo, chissà cosa succederà dopo...vi lascio per oggi, ciaooo
Annachiara Jackson <3
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Tutto è possibile (Caleo ITA)
RomanceLeo è un ragazzo affascinante e divertente. Ha perso la madre in un incendio nella sua officina, perciò vive con una famiglia che lo ha adottato all'età di 11 anni. Ora, dopo il suo diciottesimo compleanno, si ritrova a frequentare il quinto anno di...