<<Thompson così non va! Devi cominciare a fare qualcosa o ci saranno delle conseguenze!!>>. Vengo accolta così in classe, di lunedì mattina, alla prima ora: matematica, il mio incubo.

La strega, che viene chiamata anche professoressa, ha appena consegnato le verifiche fatte la settimana scorsa. Ho preso quattro più, mi aspettavo anche di peggio.

Il fatto è che odio questa materia, non che mi impegni di più nelle altre, ma matematica proprio non mi va giù.

Passano altri quaranta strazianti minuti di lezione. La mia classe è monotona: pareti bianche, banchi e cattedra in legno e una lavagna impolverata sul muro.

Finisce finalmente l'ora di matematica, seguita da italiano. La professoressa Miller è l'unica insegnante che non mi detesta, anzi penso proprio di piacergli. Non so cosa ha visto in me, ma mi tratta con comprensione.

<<Ragazzi oggi interrogo in letteratura, Manzoni>> annuncia la prof.

Io mi volto rapidamente verso la rossa che occupa il banco dietro al mio, Abbie, la mia migliore amica.

<<Tu sai qualcosa?!>> si allarma lei.
<<Ma secondo te!>> mi giro nuovamente verso la cattedra per non farmi notare troppo.

"Vediamo...Thompson, interrogata" annuncia sadica.
Ho detto che è comprensiva, ma rimane comunque una prof. Fantastico.

La mezz'ora seguente la passo a balbettare parole a caso, a provare a sentire i suggerimenti di Abbie e a pensare se non sia il caso di scoppiare a piangere e sperare di farle pietà.

<<Non hai studiato, è evidente...sei meno" mi comunica.

La differenza fra la Miller e un qualsiasi altro prof è che tutti mi avrebbero dato al massimo cinque.

Dopo una spiegazione che non ascolto suona la campanella della ricreazione. Mi incammino come tutti i giorni verso il corridoio insieme ad Abbie, ma vengo richiamata dalla prof.

<<Ivy penso che non ti farebbe male seguire delle lezioni anche al pomeriggio" mi dice seria non appena la classe si svuota.

Mi guarda da sotto i suoi spessi occhiali, aspettando una reazione.

Cooooosa?! Neanche morta!
Vorrei protestare, ma mi limito a dire <<Ehm non è necessario...>>

<<Si invece, non studi a casa, magari nella tua condizione può risultare più difficile concentrarsi, ma davvero penso che tu abbia capacità. Se al pomeriggio ti farai aiutare da qualche corso magari potresti migliorare>>

Quale sarebbe la mia situazione? Che sto aspettando che mio padre torni a casa con la spesa da circa dieci anni? O che vedo mia madre solo in rare occasioni?

<<Non lo so...a dire il vero non riuscirei neanche a permettermi delle ripetizioni>>
<<Oh ma non ti preoccupare. Questo mese terrò un corso, un ora e mezza, tre volte a settimana. Se partecipassi potrei chiudere un occhio con il pagamento>>.

Mi sta offrendo un gruppo di studio gratuito, anzi mi sta praticamente obbligando.

<<Va bene, grazie prof>> ringrazio per poi raggiungere Abbie.

***

Eccomi qua, di martedì pomeriggio, seduta su una sedia scomoda in una classe desolata.

La Miller è in piedi a spiegare tutti i più tortuosi dettagli della prima guerra mondiale mentre io scarabocchio disegni insensati sul mio quaderno.

<<Va bene ragazzi, per oggi è tutto. Ci vediamo giovedì>> ci congeda.

Mi incammino verso la porta come tutti ma la prof mi ferma prima che io riesca ad uscire.

<<Ivy dammi una mano qua dai>> dice spostandosi una ciocca di capelli scuri e secchi dietro l'orecchio.

Non so perché mi abbia chiesto di restare, ma dopotutto mi fa piacere. Lei è come una seconda madre per me, forse anche più presente della prima, e non è la prima volta che dopo una lezione mi fermo a sfogarmi un po' con lei.

<<Allora come stai? Come vanno le cose?>> domanda mentre io mi accomodo su una sedia.

<<Beh solite cose, direi tutto bene>> rispondo con un sospiro.
<<Ei no no, se stai qua mi dai una mano a ripulire signorina. Dai prendi quelle sedie e mettile tutte da da parte>> mi ordina indicando quelle odiose sedie in plastica verde.

Ecco il lato da mamma.

<<Uff e va bene, opportunista>> la accuso con un sorriso.
<<Senti chi parla!>> ribatte scherzosa lei.

Mentre mi avvicino all'ammasso di sedie, il suo telefono comincia a squillare.
<<Scusa devo rispondere>> mi avverte prima di uscire a grandi passi dalla porta, lasciandomi sola in un aula puzzolente.

Comincio a sistemare come mi è stato chiesto quando sento un forte rumore alle mie spalle.
Mi volto di scatto e vedo una lattina volare davanti al mio naso e centrare il cestino alla mia desta.

<<Canestro>> esclama soddisfatto il ragazzo colpevole del mio spavento.
<<Oi ma sei scemo?! Stavi per colpirmi!>> sbotto infastidita.

Il ragazzo mi guarda alzando le folte sopracciglia scure <<Oh ciao>>

Si rigira qualcosa tra le mani, si avvicina a me e mi porge come fosse un anello la linguetta della lattina appena lanciata.

<<È per te mia amata, è l'iniziale del tuo nome>> dice convinto guardandomi negli occhi.
Ma è deficiente?

<<Ma stai bene?>> domando acida. Lui in risposta si allontana ghignando.

<<Sono Matthew piacere, scusa per la lattina>> mi dice sorridendo.
<<Ivy>> sputo inviperita.

<<Cosa ci fai qua?>> chiede. Nel frattempo comincia a prendere le sedie che stavo sistemando poco fa, e continua il mio lavoro.

<<Sono venuta per le ripetizioni e la mia prof mi ha chiesto di darle una mano>> dico tutto d'un fiato, fissandolo ancora perplessa. <<Tu che fai?>> ribatto.

<<Do una mano a mia madre dopo le ripetizioni>> risponde.

Aspetta, in che senso "sua madre"? Parla della Miller??

ANGOLO AUTRICE 🦤
Ciaoooo
Spero che questo primo capitolo non sia così catastrofico. Diciamo che è più che altro un'introduzione al contesto e ai personaggi.

Ho moltissime idee per il continuo e spero che per il momento vi piaccia. Mi scuso per eventuali errori grammaticali. Se vi è piaciuto lasciate una stellina e qualche commento magari :)

Aggiornerò con: 10 letture, 5 commenti e 3 stelline.

Bye byeee 🦤

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