6-sempre tu

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Sono le 16:50 quando il mio telefono comincia a suonare ma non serve nemmeno che io risponda per capire di chi si tratta. Non è da me accettare cose all'improvviso, senza piani e soprattutto dovendo ancora studiare per il compito di matematica, che so che andrà bene nonostante tutto. Ma stavolta mi è venuto spontaneo, non ho esitato nel dire si pur dando dello scemo a quel cretino di Sangiovanni. Mi precipito quindi giù per le scale, apro il cancello e mi dirigo verso Sangio che inaspettatamente è venuto in moto. "Non sapevo che anche tu avessi una moto." gli dico notando la differenza tra questa e quella della scorsa sera. "Ognuno ha i suoi segreti giugiulola, anche tu avrai i tuoi." mi dice scherzando e ammiccando un occhiolino. Mi sono vestita comoda, un paio di jeans a zampa bianca e sopra un maglioncino azzurro, siamo ad ottobre e comincia a fare freddino. Mi mette il casco, mi siedo sulla moto e parte, solo allora mi viene in mente la domanda principale. "Scusa ma dove stiamo andando?" parlo un po' più forte per farmi sentire nonostante il vento che viene addosso a noi. "Ora vedrai." mi dice. Ho sempre odiato le sorprese, di ogni tipo, non mi permettono di prepararmi psicologicamente a ciò che sta per accadere. Sono abituata a degli schemi mentali, se così vogliamo chiamarli, che mi fanno preparare ad ogni singolo imprevisto, ogni singola cosa che potrebbe andare storta. Ora quindi non sono pronta proprio a nulla. Non potendo fare molto mi limito ad annuire e dopo una decina di minuti ci ritroviamo in un luogo che io conosco molto bene: il Gianicolo. Uno dei Belvedere più belli di Roma, se non il migliore in assoluto, soprattutto per me. Venivo qui con i miei genitori almeno una volta al mese da quando ero piccola, poi a causa del loro lavori e degli impegni miei e di mio fratello abbiamo smesso, ma rimarrà sempre un posto del mio cuore. "Ti piace?" mi risveglia dai miei pensieri Sangio, che sembra aver notato il mio assortimento. "Si, è bellissimo."
Sembra avere un po' di esitazione perchè mi prende per mano inaspettatamente e mi conduce in un angolo di cui non ero al corrente. È lontano dalle persone, dalla folla che si crea sempre verso il centro, è più in disparte ma il paesaggio si vede in modo altrettanto speciale. "Non mi piace troppo il caos. Almeno non sempre." mi dice guardandomi negli occhi e facendomi cenno di sedermi su una delle panchine. "Questo posto è speciale per me." dico spontaneamente sorprendo lui e anche un po' me stessa. "Come mai?" mi chiede. "Da quando ho memoria vengo con la mia famiglia qui. Ci divertivamo un sacco, osservavamo il cambiamento del paesaggio a seconda delle stagioni, quanti turisti si recavano qui, prendevamo un gelato e niente...passavamo del tempo insieme dato che durante la settimana loro erano sempre a lavoro, io nonostante fossi piccola facevo già danza e mio fratello sport. Noi stavamo sempre con la tata, non potevamo ancora stare da soli ma, almeno quei week-end in cui venivamo lí sembravamo una famiglia affiatata. Ci dimenticavamo dei problemi, del lavoro di troppo, o almeno io facevo così. Poi con il passare del tempo le cose sono cambiate. I viaggi di lavoro dei miei sono aumentati e quando sono a casa, quelle rare volte, preferiscono rilassarsi, giustamente. Mio fratello è maggiorenne, ha i suoi interessi nonostante abbiamo ancora un rapporto stupendo. Peró ogni tanto penso a come sarebbe bello vivere ancora momenti così ecco." neanche mi accorto di aver parlato tutto d'un fiato perchè quando mi fermo devo fare un bel sospiro. Ho parlato guardando dritta davanti a me, come a dovermi sfogare pur non avendo il coraggio di farlo apertamente con una persona. "Ho parlato troppo, scusa se ti ho annoiato." dico finalmente voltandomi verso di lui e guardandolo negli occhi. Vedo che il suo sguardo era già su di me e mi guarda sorridendo, comprensivo, come se riuscisse a capire i miei problemi o anche solo a capire me stessa. "Non mi annoi Giulia. È bello che mi dici anche queste cose, stiamo imparando a conoscerci."

Parliamo un altro po', poi ci alziamo e andiamo a fare una passeggiata, il sole è ancora alto ma il cielo comincia ad essere arancione e un raggio colpisce il viso di Giulia. È così bella illuminata dalla luce, i suoi occhi nocciola sembrano pozze di miele e mi sembro un folle anche solo a pensare cose così poetiche e sdolcinate. "Che c'è?" mi dice osservando il mio sguardo. Io avvicino la mano al suo viso e le sposto una ciocca di capelli che le era andata davanti. "È fortunato Sebastian, nonostante lo odi." dico riportando lo sguardo di fronte a me. Lei forse evita volutamente la prima parte perchè risponde "Non è che lo odi, devi conoscerlo. È bravo, gentile, premuroso, fidati." Provo un leggero fastidio a queste parole. Io anche penso di essere tutti questi aggettivi. "Da quanto è che vi conoscete?" "Beh lui era di Milano. Poi ha vinto una borsa di studio nel 2018 per la nostra accademia ed è da allora che è qui." "È sempre stato carino, premuroso, dolce e gentile?" Lei sembra pensarci un po' prima di rispondere. "Beh a me è sempre sembrato così. Anche se inizialmente lo avevo notato per altro ecco, sai quel ragazzo irraggiungibile , strafigo, nuovo? Beh lui. Era tipo una sfida conoscerlo ecco." "Beh la hai vinta questa sfida." non posso fare a meno di dire. "È dall'anno scorso che abbiamo stretto un legame forte, è stata una delle poche persone con la quale mi sono aperta anche dal punto di vista della danza. Poi una sera è scattato il bacio e, eccoci qua." mi dice ridendo. "Eccoci qua".
Rivolgo nuovamente lo sguardo al cielo e noto il sole ormai tramontato quindi d'un tratto prendo il telefono. "Giulia porca la miseria sono le 20:30." Non so come abbiamo fatto a fare così tardi, abbiamo passato il resto del tempi a parlare, a camminare, abbiamo anche azzardato qualche passo di danza, almeno ci ho provato. Il tempo è volato, nel vero senso della parola, e neanche ce ne siamo accorti. O almeno io non l'ho fatto. "Porca la miseria Gio è tardissimo." mi dice e non posso fare a meno di notare che forse per la prima volta da quando ci siamo conosciuti mi ha chiamato con il mio nome e non con il nome d'arte. Forse vuol dire che sta iniziando a vedermi anche come amico, oltre che come partner, o forse sto esagerando e basta. Comunque fatto sta che mi rendo conto di avere 3 chiamate perse da Ocho e quindi mi devo affrettare a tornare. "Ti dispiace se andiamo? È che il mio manager mi ha chiamato molte volte e non vorrei si preoccupasse." "No tranquillo. Anzi anche io devo andare, anche se i miei non ci sono domani ho un compito e devo studiare." In quel momento mi metto le mani volto e sospiro esasperato. "Ho detto qualcosa di male?" mi chiede preoccupata. La guardo e le dico seriamente "Mi hai appena ricordato che domani ricomincio scuola." Lei scoppia a ridere e la seguo anche se sono veramente disperato al pensiero di dovermi svegliare alle 7 di mattina. Ci avviciniamo alla moto e torniamo a casa.

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