0. Primordial Fire

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Mi raccomando, leggete sempre gli spazi autrice!

*

"Specchio, specchio delle mie brame,
chi è il più potente del Reame?"
<Il pompiere, mio signore.>
"E perché mai?"
<Lui salva vite; voi, le rendete
cenere.>

*

31 luglio, Domenica

Suo padre era un poliziotto, figlio di poliziotti.
O almeno così gli era stato detto.
Gli piaceva raccontare di provenire da generazioni e generazioni di poliziotti, d'altronde lo era anche lui.

Indossare la divisa, oltre che un sogno, era stata un'impresa. L'accademia non fu facile, per niente. Ma oramai, era tempo passato.
Aveva passato anni a pattugliare le strade, a prendere insulti da coglioni patentati facendo il lavoro per cui si era spaccato il culo, a fare turni di 36 ore più gli straordinari, lavorando più degli stessi detective dei piani alti.

Sfaticati del cazzo.

Ed ora eccolo qui: un ufficio tutto suo, una targhetta con inciso il suo cognome a caratteri cubitali preceduto dalla nomina di "Detective" sulla scrivania, una poltrona in cuoio girevole personale - grazie Gesù - una libreria in mogano antico e, finalmente, niente più divisa.
L'uniforme certo, era stata la cosa a cui più avesse aspirato in tutta la sua vita, ma bisognava essere sinceri: era schifosamente scomoda da indossare.
Il giubbotto antiproiettile, lo stringeva come un corsetto - piuttosto antiestetico - e specialmente in estate, chi aveva dei tatuaggi visibili sulle braccia, era costretto a tenere la camicia...
A maniche lunghe. In estate. Si, proprio così. Mai più.

Ogni cosa però era diversa, finalmente era di nuovo nella sua città Natale.
Ma niente era più lo stesso.
Gli era mancata la sua amata Doncaster. Il suo odore. Le sue piccole stradine ingarbugliate.
Gli era mancato conoscere tutti, perché nonostante Doncaster non fosse proprio così piccola, era raro non conoscere ogni faccia di ogni singola persona.

Chicago certo, era il posto perfetto per fare carriera.
Sarebbe potuto diventare uno di quei poliziotti di alto grado, quelli con una marea di casi risolti e bastardi sbattuti in galera alle spalle.
Avrebbe potuto far parte dell'Intelligence. O dei servizi segreti. O della Swat.
Avrebbe potuto fare ed essere tante cose, se solo quel maledetto giorno non fosse arrivato.

"Detective Tomlinson, quanto tempo" sussultò, perso nei suoi pensieri, lo sguardo vacuo e di riflesso appoggiò la mano destra sulla fondina della sua pistola, sul fianco. Si voltò con maestria, estraendo l'arma e puntandola contro chiunque fosse lì, davanti a lui.

"Woah, è così che si accolgono i vecchi amici quindi?" l'uomo misterioso era appoggiato con una spalla all'entrata dell'ufficio.
Ma non era affatto uno sconosciuto: quegli occhi scuri, quasi neri, la pelle del viso leggermente olivastra e il tono di voce roco, con quella solita punta di malizia, la conosceva bene.

"Malik?" mormorò stupito, riposando la pistola nella fondina.

Erano anni che i due non si vedevano: sembrava più maturo, aveva l'aria più mascolina.

"Messo su muscoli Tomlinson?" il pakistano cominciò a sfotterlo con quel sorriso sornione. Quello era sempre impresso sul suo viso quando parlava con Louis.

Louis sbuffò una risata carica di modestia. Si osservarono in silenzio per qualche secondo, per poi ritrovarsi stretti l'uno nelle braccia dell'altro.

Fireproof -Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora