4. Anonymous

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Mi raccomando, leggete sempre gli spazi autrice!

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"Sono il padrone del mio destino: sono il capitano della mia anima."
- Dichiarazione scritta a mano dall'attentatore di Oklahoma City, Timothy McVeigh, nella quale citava una poesia
del poeta britannico William Ernest Henley.

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8 agosto, lunedì

"Grazie d'essere venuta con così poco preavviso"

Athena Grant, sergente del Dipartimento di Polizia di Chicago, percorse il corridoio della Centrale di Doncaster di lunedì mattina a testa alta, intimidatoria, nonostante la bassa statura. La divisa scura le fasciava perfettamente le forme snelle e slanciate, la fondina della pistola a sbattere ritmicamente contro il fianco ad ogni movimento del bacino, i primi due bottoni della camicia sbottonati a causa del caldo afoso.

Contro tutte le aspettative dei poliziotti e delle poliziotte della centrale intenti a ficcanasare, la donna si avvicinò al detective sfoggiando un sorriso dolce, amorevole, un po' come quello che una madre dona ad un figlio, e se lo strinse fra le braccia.

Appoggiò la tempia contro il petto allenato del liscio e lo stritolò contro il suo corpo, con tutta la forza dentro di sé. Le era mancato, ma forse non l'avrebbe mai detto ad alta voce.
Almeno non davanti a lui.

Il detective provò un bruciore piacevole al centro del petto, ed inspirò il profumo dolce della donna, abbracciandola a sua volta, con tutto il suo affetto.
Profumava di buono. Di dolce. Di mamma.
La prima volta che la incontrò, pensò addirittura che profumasse di caramelle e zucchero filato, ironico oserei dire.

"Farei altre mille ore di volo per te, figliolo." disse sorridendogli. Sfiorò la guancia fredda del liscio e il suo sguardo s'incupì leggermente, memore del motivo per cui si trovasse lì, davanti a lui.

Louis sospirò, godendosi per gli ultimi attimi quei piccoli gesti d'affetto che tanto gli erano mancati. Si sorrisero appena, comunicando con gli sguardi, per poi staccarsi e ricomporsi.

Le debolezze, i sentimenti, ciò che li rendeva umani, vennero nascosti dietro ad una facciata di freddezza glaciale.
La concentrazione e la capacità di reprimere le proprie emozioni, nel loro lavoro, erano di fondamentale importanza. Era tutto.
Nessuno si poteva permettere di perdere le staffe o di lasciarsi sopraffare dal caso.

Semplicemente, non potevano.

Ma quando accadeva, era dura cercare di mantenere il controllo e nascondere tutto dentro di sé. Molto, dura. E Louis lo sapeva più che bene.

"Abbraccerai anche me, Loulou?" una terza voce, per niente sconosciuta al liscio, s'intromise fra i due, proprio mentre cominciarono ad incamminarsi verso il suo ufficio.

"Calder?" alzò un sopracciglio, piuttosto confuso, ma indurì lo sguardo, annoiato e infastidito dalla sua presenza. La donna, a braccia incrociate, sfoggiò fiera il distintivo al fianco e sorrise avvicinandosi al detective, che non mosse un muscolo, irremovibile.

"Tomlinson" rispose a tono quest'ultima, con un leggero cenno del mento. Non era per niente cambiata dall'ultima volta: la solita espressione sfacciata le dipinse il volto magro e lievemente truccato e come sempre, le labbra disegnarono un ghigno fastidioso. Non si sopportavano, anzi...

Per essere propriamente onesti, i due si odiarono sin da subito, senza saperne i reali motivi: entrambi usarono la scusa della loro bravura nel lavorare, della solita concorrenza fra detective. Ma il liscio, non era a conoscenza dei sentimenti della donna nei suoi confronti. O per lo meno, faceva finta di non esserlo.

Fireproof -Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora