1.Un'assistente speciale

9 2 0
                                    

Facciamo insieme un viaggio per una gigantesca metropoli italiana, piena di vie trafficate, importanti aziende, persone che fanno avanti e indietro, su e giù dai loro luoghi di lavoro, alle loro case, a dei luoghi per gli svaghi o il ristoro, e come ogni città che si rispetti, non può certo mancare un palazzo più imponente degli altri, ed un malmesso ed inquietante quartierino malfamato, ma concentriamoci sull'edificio. Era una struttura piena di finestre alta dodici piani, posta in centro, davanti ad un altro luogo importante ma che sarà più comodo presentarlo in un altro momento. Questo nostro palazzo pieno di vetri, era la sede di una delle sette aziende più importanti del mondo, per quanto nessuno riesca ad immaginare come possa essere tale una società che si occupa di dolci, ma non poniamoci domande inutili. Il CEO di questo luogo, portava il nome di Antonio Romano, un giovane uomo di 27 anni da poco salito alla poltrona di "capo supremo" dell'azienda, dopo il ritiro del padre. Era un ragazzo che tutti coloro che erano andati da lui per una riunione, avrebbero definito solamente interessato alla sua povera assistente, che esasperata dai suoi comportamenti, finiva sempre per concludere accordi, contratti e convegni al posto suo, spesso salvandolo da irrimediabili figure catastrofiche che avrebbero nociuto al benessere di quell'azienda. Non si poteva dire però che Antonio, perchè è così che per molto tempo verrà chiamato da noi, non fosse di bell'aspetto. Era un giovane di circa un metro e novanta, largo quanto quasi due ante d'armadio, con il completo elegante sempre in tiro a causa dei muscoli scolpiti che la camicia riusciva a contenere appena, e che quando cedeva, lasciava le clienti e le impiegate femminili della sua azienda a bocca aperta e con la bava alla bocca, o meglio, tutte, meno che una. La sua assistente, povera innocente costretta a lavorare per lui, sembrava essere immune a qualunque suo tentativo di sedurla. Suzanne Neri, questo è il suo nome, era una ragazza dolce, sempre disposta ad aiutare gli altri all'occorrenza. Si potrebbe dire che in quell'azienda, girasse tutto solo grazie a lei, e al segretario di Antonio, ma anche lui lo conosceremo meglio più avanti. Suzanne aveva indubbiamente una gran pazienza, tant'è che permetteva a chiunque la conoscesse, di chiamarla come preferiva, infatti non c'era una sola persona, che decidesse di rivolgersi a lei con il suo nome. Non si lamentava mai di nessuno di questi nomignoli, per quanto alcuni fossero offensivi, eccetto che per quello con cui la chiamava il capo, ovvero "Piccola", infatti spesso e volentieri gli rammentava quanto potesse essere fraintendibile alle orecchie di chi non sapesse che lei era la sua assistente, ma lui in risposta scoppiava a ridere e ce la chiamava di nuovo. Insomma, questo è solo un assaggio dei tormenti che questa poveretta doveva sorbirsi per cinque giorni a settimana, spesso anche fuori dall'orario di lavoro perchè per concludere delle questioni inderogabili ci si tratteneva fino a molto tardi, con lui che continuava a darle fastidio chiamandola in continuazione al telefono. Ma perchè ora non entriamo in questo palazzone invece di rimanere sulla soglia e non iniziamo a raccontare?

'questo tizio mi vuole morta. Dodici piani! Con i tacchi!' pensò Suzanne arrivando dopo un'interminabile corsa su per le scale dell'edificio, al piano dove lavoravano sia lei, che il segretario del capo, che il CEO stesso. Aveva i capelli castani scuri chiusi in due codini morbidi che le cadevano sul petto, rimanendole impigliati in un paio di occhiali da vista neri che teneva sul naso, davanti ad un paio di dobloni d'argento che erano i suoi occhi. Era appena stata al bar davanti all'ufficio a prendere qualcosa da mangiare ed un caffè per il suo capo, e le sue gambe la stavano implorando di fermarsi un momento, visto che era tutta la mattina che correva avanti e indietro per il piano o per le scale. In quel momento aveva in una mano il caffè del capo con accanto un sacchetto bianco contenente una bomba al cioccolato, nell'altra due grossi bicchieri di fragole con la panna, uno per se stessa, ed uno per il suo compagno di scrivania, nonché segretario del CEO. Si chiamava Simone, un ragazzo dolce e comprensivo, che in quei quasi sei anni in cui lei aveva lavorato lì, era riuscito a guadagnarsi la sua fiducia, tanto da conoscere ogni minimo dettaglio su di lei, dal più piccolo segreto, al più intimo pensiero. Era solito consumare con lei qualche spuntino ogni tanto, specialmente fragole con la panna, un qualcosa che Suzanne adorava, per questo lui, oltre a essere l'unico a saperlo, era anche colui che la chiamava Fragolina. Meglio ora però se torniamo da Suzanne, che di corsa per poter portare il caffè al capo prima che si freddasse, posò al volo le fragole accanto al braccio di Simone, dato che era quello che era dal lato esterno della scrivania, quindi anche più vicino alla porta dell'ufficio del CEO, e fece per andare via, ma scivolando non si sa neanche bene su cosa, rischiò di finire con la faccia a terra, ma per fortuna venne presa al volo da un uomo in giacca e cravatta, venuto per stipulare un contratto con Antonio. -sta bene signorina?-le domandò preoccupato aiutandola a rimettersi dritta -s-sì mi perdoni. Lei è... il signor Corvoni vero? Quel cliente che doveva parlare con il signor Romano e ha preso un appuntamento per oggi alle dieci dico bene?- mormorò lei risistemandosi il completo e arrivando davanti alla porta del CEO -sì sono io, ma lei come lo sa?- domandò lui perplesso -l'assistente del signor Romano, dev'essere sempre informata di queste cose, no? Vado ad informarlo del suo arrivo signore. La prego di attendere un minuto- sospirò lei, poi entrò nella stanza, trovando un esemplare di orso nero che russava con la cravatta mezza sciolta e la testa di capelli arruffati sprofondata nei tasti del computer. 'no! Non di nuovo!' pensò Suzanne esasperata sbuffando, soffiandosi via una ciocca ribelle di capelli via dagli occhi, e sapendo bene che le maniere gentili con lui per svegliarlo erano vane, recuperò dalla scrivania la sua cartellina portadocumenti, gli andò vicino, e gli diede una poderosa botta in testa senza il minimo senso di colpa. -ahia! Uff... Piccola, perchè mi hai svegliato? Stavo facendo un così bel sogno...- gemette Antonio massaggiandosi il punto in cui era stato colpito e tirando su la testa dalla tastiera -non mi interessa signore delle sue fantasie compromettenti. C'è il signor Corvoni qui fuori che sta attendendo che lei mi dica di farlo entrare- gli rispose Suzanne asciutta passandogli i documenti di cui avrebbe avuto bisogno per la riunione -va bene, va bene. Fallo entrare- sbuffò il suo capo, e la ragazza andò subito ad aprire la porta, lasciando così entrare il rispettabile signore che stava, nell'attesa, intrattenendo una conversazione con Simone per cercare di capire che tipo fosse il CEO di quell'azienda, ma non ottenne molte risposte, essendo stato l'altro troppo concentrato a cercare di capire perchè il suo computer quella mattina gli stesse dando più problemi del solito. -ecco il signor Corvoni, capo- annunciò Suzanne sforzando un sorriso ed un tono gentile -ora se non le dispiace ho altro lavoro da sbrigare- disse poi cercando di andarsene -Piccola, la bomba al cioccolato?- la fermò subito il signor Romano -l'avrà a riunione conclusa, ma che non se la liquidi in cinque minuti solo per quella o piuttosto la do ai piccioni- affermò la sua assistente perentoria -Piccola, ti rammento che sono il tuo capo. Posso licenziarti quando voglio, quindi vedi di portarmi rispetto- l'ammonì lui -a me invece sembra di averle detto già varie volte di smettere di chiamarmi Piccola perchè a orecchie esterne può apparire strano, ma anche lei non mi sembra mi abbia ascoltata. Direi che siamo pari così, non trova?- lo provocò Suzanne per poi uscirsene dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle. -che caratterino la sua assistente...- commentò il signor Corvoni, divertito dal battibecco -certe volte è un po' troppo rigida sui suoi doveri, ma non posso lamentarmi. Sa fare bene il suo lavoro, e dopo questi anni, la trovo indispensabile, ma ora concentriamoci sulla sua proposta, di cosa si tratta?- rise il CEO, e da qui, penso che possiamo lasciare i due alle loro discussioni d'affari ed uscire da quell'ufficio.

Girly soldierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora