11. giù le carte dunque: che le regole del gioco cambino

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14 febbraio. Il rapporto fra Antonio e Suzanne era drasticamente migliorato. Lui le stava dimostrando di saper essere responsabile, e lei non si arrabbiava più per i suoi comportamenti. Lo stava cominciando a tollerare quando la chiamava "Piccola", e stava apprezzando molto il suo trattenersi dall'allungare le mani. Inizialmente era rimasta stupita che Antonio riuscisse a gestire tutti i suoi affari senza che ci mettesse le mani, ma vedendo che tutto andava nel verso giusto, e che ormai la sua sola mansione per lui era portargli il caffè e la bomba al cioccolato quotidiana, cominciò ad abbassare lievemente le sue difese. Ogni tanto, si lasciò convincere a pranzare insieme, o a scambiare due parole, anche se spesso doveva comunque cercare di deviare i discorsi quando vedeva che stavano finendo troppo sul personale, oppure su Scott. Non aveva ancora ben capito che razza di problemi avesse Antonio con suo fratello, ma non volendo risultare invadente, trattenne la sua curiosità. Pensò un giorno però che San Valentino stesse arrivando, e che forse gli avrebbe voluto fare un regalo, così nascose dei fili da ricamo sotto la scrivania, e quando vedeva che lui non era nei paraggi, tornava a legarli per poter formare un bracciale. 

Il pomeriggio di San Valentino sembrava per tutti carico di tensione, ma per Suzanne, che era l'assistente di un rubacuori, non c'era solo quella a darle fatica. Tantissime donne e impiegate avevano mandato ad Antonio una quantità di dolci, cioccolatini e bigliettini che avrebbero potuto riempire un camion, e lei si era ritrovata, ad essere caricata come un mulo da soma da buste colme di cuori da portare al suo capo. 

Arrivò barcollando davanti all'ufficio del CEO dopo dodici piani di scale, ma non avendo mani libere, appoggiò la fronte contro la porta e ansimò -capo, mi aprirebbe per favore? Ho le mani occupate- ed in meno di un minuto Antonio le apparve davanti con un gran sorriso. Un gran sorriso che morì quando vide da cosa erano occupate le mani della sua assistente. -appoggiale pure qui per terra accanto alla porta- disse in un brontolio basso, dandole le spalle e tornando a sedersi sulla sua poltrona -so che questa situazione la scoccia, non lo nasconda, ma era l'unica soluzione per non far entrare uno sciame di fan girls impazzite all'interno della sua Azienda- disse Suzanne rimanendo ferma sulla porta, appoggiata allo stipite per riprendere fiato -capisco, ma la prossima volta, distribuisci le cioccolate ai dipendenti dei primi quattro piani, così ti alleggerirai di un po' di peso- le consigliò lui con un ghigno -sì signore. Lo terrò a mente- esalò lei rimettendosi dritta, ed arrivata davanti alla scrivania, vi appoggiò sopra la bomba al cioccolato, il caffè, e nascosto dietro il pacchetto bianco del dolce, c'era il braccialetto che aveva fatto. Quando però fece per andarsene, Antonio lo aveva già notato, e girando velocemente intorno alla scrivania, la prese per un polso per farla fermare, ma insieme finirono con lo sbilanciarsi all'indietro, cadendo così per terra, lei sulle sue gambe. -m-mi scusi- balbettò Suzanne rossa di vergogna cercando di sbrigarsi a togliersi di lì, ma lui la strinse a sé con le braccia, bloccando così i suoi movimenti. -è colpa mia lo so, e so anche che questo è sbagliato, ma ti prego, resta con me per qualche minuto- sussurrò lui appoggiando la fronte sulla sua spalla, e lei si bloccò. Smise di tremare, ma anche di muoversi. Trattenne il respiro quando sentì qualcosa di caldo posarlesi nei pressi del colletto della camicia. Era la punta del naso del suo capo. A quella poi si sostituirono un paio di labbra ancor più calde e umide che le si posarono sulla pelle nuda del collo. -c-capo no... è... sbagliato- ansimò Suzanne portandosi un dito alla bocca, e per impedirsi di fare strani rumori lo morse, stringendolo tra i denti -non è sbagliato. È solo nuovo- sussurrò Antonio fermandosi, sorridendo sulla pelle morbida e bollente della propria assistente -u-una cosa nuova... che io non voglio fare. Se non si ferma... sarò il suo primo rapporto non consensuale- disse lei continuando a tenersi il dito stretto fra le labbra, ma lui al sentire questo si staccò dal suo collo e la guardò negli occhi. Le portò lentamente una mano a quella del dito martoriato, e lentamente gliela fece abbassare. Su quell'indice erano impressi i segni dei suoi denti, ed i canini le avevano addirittura bucato la carne, infatti ora stava sanguinando. -sciocca- mormorò l'uomo prima di portarselo alle labbra e assaporare quel liquido rosso scuro. Vi si macchiò l'inferiore e lo leccò come fosse il più buono dei succhi, prima di avvicinarsi a lei con il volto, tirando su le ginocchia per farla scivolare più vicina a sé e allo stesso tempo bloccarla contro il suo petto. Suzanne per cercare di mantenere un minimo di distacco gli appoggiò le mani sui pettorali e lo guardò con aria impaurita. Quella vicinanza non le era del tutto nuova, ma stavolta non c'erano alcolici di mezzo. Se l'avesse baciata, cosa sarebbe successo dopo? Non se ne dovette preoccupare, perchè a meno di un centimetro dalla loro collisione, qualcuno bussò alla porta dell'ufficio. -signore- disse la persona fuori 'Giove?!' pensò Suzanne allarmata alzandosi in piedi, e prendendo Antonio per la cravatta fece alzare anche lui -che c'è?!- ruggì l'uomo frustrato -sono arrivato. Mi ha chiesto di dare un'occhiata al sistema delle telecamere di sicurezza, ma dov'è il pannello generale?- chiese Giovanni continuando a rimanere fuori dall'ufficio a parlare con la porta -vado io non si preoccupi- bisbigliò la ragazza al CEO prima di uscire dalla stanza e ritrovarsi faccia a faccia con il coinquilino. Senza dirsi niente, lei si avviò e lui le venne dietro, lasciando Antonio da solo a gettarsi sulla poltrona con le mani nei capelli ed un fastidioso problema situato nel basso ventre.

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