Passarono una ventina di giorni. Suzanne era tornata in piena forma e a lavoro, ma adesso più di prima Antonio le stava addosso, pur cercando di non farle capire che aveva scoperto che aveva problemi di soldi, come se non lo sapesse. Lei ancora di più dunque cercava di stargli alla larga. Gli passava caffè e cibi vari che le richiedeva tramite un'impiegata che era persa per lui, e all'ora di pranzo, come era già solita fare, spariva, per poi tornare però circa dieci minuti dopo la fine della pausa, per essere sicura di non incontrarlo.
Una domenica mattina però, dopo che Maria le aveva assicurato migliaia di volte che il fratello era fuori città, si trovò seduta con lei e Flavia al tavolo della colazione della sua villa. Erano vestite tutte e tre normalmente. Suzanne in particolare indossava una felpa gigante rubata a Carlo, un paio di pantaloni mimetici dei tempi del suo addestramento, quindi letteralmente militari, e degli scarponi alti neri dalla suola alta. Erano vecchi, ma erano così resistenti che dopo una pulita sembravano ancora appena comprati. -allora, dove volete andare oggi?- chiese Suzanne rigirandosi fra le mani una tazzina di caffè -shopping!- esclamarono le due alzando le mani in aria come due bambine sulle montagne russe -se volete andare, potete. Non sarò certo io a fermarvi- sbuffò la più seria delle tre appoggiandosi all'indietro contro lo schienale ed accavallando le gambe -devi venire con noi!- esclamarono le ragazze come fossero una persona sola -perchè?- domandò lei perplessa alzando un sopracciglio -perchè sì! Devi aiutarci!- piagnucolarono ancora in sincronia facendole gli occhioni da cucciole tristi -uff... va bene, ma non comprerò nulla. Vengo per controllare che non vi cacciate nei guai- si arrese la ragazza stropicciandosi gli occhi, ma detto questo, ebbe giusto il tempo di buttarsi giù il caffè, che le altre due l'afferrarono per i polsi e la trascinarono verso il centro commerciale più grande della città, non sapendo che in verità Antonio fosse al piano di sopra, sdraiato per terra poiché era caduto, e le stava ascoltando. Decise di seguirle da lontano. Seguendo il loro esempio si mise una felpa, dei jeans e delle scarpe da ginnastica, poi sopra un giubbotto per ripararsi dal freddo, e cominciò a pedinarle. I suoi occhi erano fissi solo su Suzanne. La sua andatura su delle scarpe basse era ben diversa da quella che aveva sui tacchi. Era molto più sicura di sé. Non barcollava, e muoveva lievemente i fianchi tenendo i pollici incastrati nei passanti della cintura ai lati della fibbia, mentre Flavia e Maria le si appendevano alle braccia e la prendevano a braccetto cercando di farle accelerare il passo, ma invece di riuscirci, si ritrovavano loro a rallentare. La loro amica era troppo più forte di loro, infatti si arresero senza fare troppa resistenza. Quel giorno aveva i capelli legati in una coda sola dietro la testa, e questi le si agitavano morbidi da una parte all'altra, e la forma sinuosa del suo collo scoperto stava causando ad Antonio una fastidiosa reazione. Una reazione che lo portava a guardar male qualunque essere vivente bipede di genere maschile che anche solo osava volgere lo sguardo verso di lei, anche se non per godersi quella vista che lui tanto stava ammirando.
Ad un certo punto si fermò in un vicolo cieco dov'erano i bagni, per vedere Flavia e Maria che entravano in un negozio mentre Suzanne rimaneva fuori. Antonio fece in quel momento per andarle incontro, credendo fosse un buon momento per parlarle, ma invece la vide far partire una chiamata e cominciare a fare avanti e indietro, costringendolo a rintanarsi in un altro vicolo cieco, seppur più vicino a dove si trovava la sua preda. Non sembrava felice di dover fare quella chiamata, anzi ne pareva molto scocciata. Si fermò appoggiando la schiena contro la vetrina del negozio quando si cominciò a sentire una rauca e profonda voce dall'altra parte della telefonata. -Arthur, aggiornamenti. Sbrigati- ordinò Suzanne infilandosi la mano sinistra in tasca mentre con l'altra reggeva il cellulare -come? Se ne vanno a Miami? Adesso? Ma che sono scemi?- chiese ad un tratto con uno sguardo scioccato -come possono lasciare_- cominciò a dire, ma s'interruppe quando sentì un urlo di Flavia provenire da dentro il negozio -ne riparliamo. Ci sono problemi in corso- disse in un brontolio per poi attaccare, prima di entrare dentro a vedere cosa fosse successo. C'era una commessa che stava per mettere una mano addosso alla sua amica con cattiveria, ma prima che potesse farlo Suzanne si mise in mezzo afferrandole il braccio e guardandola male. -chi ti credi di essere?- tuonò la ragazza furiosa cercando in vano di liberarsi -giudica tu- rispose l'altra con amarezza tirandosi su gli occhiali da vista dal naso. Antonio da fuori, appoggiato alla vetrina osservò la commessa sbiancare senza capirne il motivo, ed inginocchiarsi lentamente davanti alla sua assistente. La vide congiungere le mani in preghiera e cominciare a piangere. Vide poi Suzanne rimettersi a posto gli occhiali e porgerle la mano. Quando fu di nuovo in piedi incrociò le braccia e si avviò di nuovo verso l'uscita riportandosi il telefono all'orecchio. Non aveva fatto neanche caso al suo capo, o forse aveva scelto di ignorarlo, perchè in volto ora aveva uno splendido ma timido sorriso. -Scott?- mormorò ad un tratto appoggiandosi con i gomiti alla ringhiera di sicurezza del piano dove si trovava, osservando la fontana zampillante che c'era due piani più in giù 'di nuovo questo' pensò Antonio frustrato alzando gli occhi al cielo -oh sorry! I- I forgot! It's the middle of the night there you are. S-Sorry, and good night- esclamò però Suzanne quando il fratello le rispose con una voce impastata di sonno, e si affrettò a chiudere la chiamata. Antonio al sentirla attaccare così in fretta non poté trattenere un ghigno divertito, anche se questo morì poco dopo vedendola appoggiare le mani sugli occhi. Il viso le scivolò poi giù per gli avambracci, andandosi ad appoggiare sui bicipiti mentre le mani finivano molli a peso morto nel vuoto. -Scott, ti prego. Sbrigati a tornare. Non ce la faccio più- la sentì sussurrare, prima che Flavia e Maria le arrivassero addosso di corsa rischiando di farla ribaltare giù dalla ringhiera. 'ancora questo cazzo di Scott... ma vedrai Piccola. Te lo farò dimenticare' pensò Antonio mentre ricominciava a seguirle, fin quando non entrarono dentro un negozio di gioielli. Di nuovo Suzanne rimase fuori, e di nuovo lui fece per avvicinarsi, però già era rassegnato a doversi nascondere quando la vide portare il cellulare all'orecchio. La notò però che stava guardando male un ragazzo in felpa nera, che con le mani in tasca la stava osservando compiaciuto mentre entrava nel negozio passandole accanto. Lei lo seguì con lo sguardo girandosi verso l'entrata. Lo vide fermarsi davanti alla cassa e tirare fuori una pistola dalla tasca. La puntò contro la fronte di una povera commessa, che subito urlò per la paura. 'è la mia occasione per farmi bello ai suoi occhi' pensò Antonio facendo per entrare, ma Suzanne fu più veloce. Chiuse la chiamata ed in meno di un attimo arrivò alle spalle del rapinatore. Lo afferrò per la collottola, e senza neanche il minimo segno di dispiacere lo piegò in avanti fino a fargli sbattere la faccia contro il bancone a vetrina dov'era la cassa. Il ladro perse i sensi, ma il vetro si ruppe facendo un autentico disastro di trucioli brillanti per terra. Tutti i clienti e le commesse la stavano fissando come se avesse ucciso qualcuno, ma lei con menefreghismo arrivò dalle sue amiche, e con una mano su una spalla di ognuna, un po' trascinandole, un po' spingendole, se le portò via dicendo loro -io non ci vengo più a fare shopping con voi due-.
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Girly soldier
RomanceTrama: fino a che punto può inchinarsi una persona, aspettando solo il momento giusto per riprendersi ciò che è suo di diritto? Può una pistola essere sottomessa da dei dolcetti? Date un'occhiata alla povera Suzanne, che pur di riprendersi l'azienda...