Capitolo 5- Un risveglio traumatico

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Capitolo 5
Un risveglio traumatico

Durante il viaggio sul van mi addormentai e così la mattina seguente mi ritrovai in un letto vuoto che sicuramente non era il mio.

Aprii lentamente gli occhi a causa della luce del sole che passava attraverso le finestre aperte e mi stropicciai il viso. Appena ripresi capacità dei miei sensi, mi guardai intorno e notai una camera tutt'altro che ordinata, per niente pulita. Io ero seduta su un letto fatto di coperte rattoppate e ruvide che mi graffiavano la pelle scoperta delle gambe. Indossavo ancora la maglia bianca della sera precedente, che puzzava di sudore e whisky.

Mi alzai dal letto ed ebbi un capogiro. Non sapevo che ore fossero né dove fosse finito il mio telefono, ma qualcosa mi diceva che mi trovavo nello Chateau. Aprii la porta di legno e mi ritrovai in una grande stanza, che riconobbi bene perché c'ero stata pochi giorni prima. Era il salotto dello Chateau dove John B viveva da solo da quando il padre era scomparso per una ricerca di cui non sapevo molto.

Trovai sul divano JJ addormentato con un braccio che gli copriva il volto e il corpo nudo, coperto solo da dei boxer scuri. Non era il primo ragazzo che vedevo in intimo, ma era il primo che mi parve veramente così bello. Di una bellezza naturale, genuina. Stava riposando, il suo petto si alzava ed abbassava con un ritmo calmo e sereno.

Pensai fosse giusto mettergli qualcosa addosso per coprirlo ed evitare che qualcun altro potesse mettersi a fissarlo come stavo facendo io in quel momento.

Poi scacciai i miei pensieri, scossi la testa ed uscì fuori da quel salotto improvvisato. Una volta sul portico non vidi nessuno e credevo che, se mi fossi messa ad urlare il nome di John B, JJ si sarebbe svegliato. Così scesi i gradini di legno e raggiunsi il piccolo pontile di legno a cui era ormeggiata la solita barca dei Pogue.

Rilasciai un respiro di sollievo quando trovai John B chinato sul motore della barca che cercava di aggiustare.

Mi schiarii la gola per attirare la sua attenzione. Così, John B alzò lo sguardo su di me e lasciò che i suoi occhi cadessero sul mio corpo esile e piccolo in confronto al suo. «Buongiorno.» Disse solamente.

«Hai qualcosa per il mal di testa? Sto malissimo da ieri sera.» Fu la prima cosa che dissi. John B sorrise appena, poi saltò fuori dalla barca e mi si parò poco distante da me. Mi fece cenno di seguirlo così rientrammo nello Chateau.

Se prima avevo fatto piano per non svegliare JJ, John B non fu del mio stesso avviso. Entrò senza far caso al biondo che dormiva sul suo divano e camminò a passo svelto e deciso, facendo scricchiolare il pavimento di legno sotto di noi, verso la cucina, dove tirò fuori dell'acqua, un bicchiere e della pastiglie. Quando presi, senza fare domande, quello che John B mi aveva fornito, mi accorsi che JJ dal divano si era svegliato e che ora mugolava qualcosa.

John B urlò per farsi sentire anche dal ragazzo appena svegliato. «Vuoi del toast con la marmellata?» Notai solo in quel momento che stava preparando la colazione e, a giudicare dalle quantità, non era solo per sé.

Lo guardai silenziosa, non avevo il coraggio di fare domande sul perché mi trovassi lì, cosa di quello che avevo visto la sera precedente fosse reale e dove diavolo fosse finito il mio cellulare.

«Smettila di pensare.» Sentii dire da John B. Alzai gli occhi sul suo viso controvoglia. «Tieni, mangia qualcosa.» Mi passò un toast tutto bruciacchiato e ancora caldo, mangiai avidamente e solo quando John B andò incontro al suo amico mi permisi di voltarmi anche io verso il divano.

«Tieni, amico.» Gli passò un toast con la marmellata. «Ti voglio in forma oggi.» Gli disse dopo avergli tirato una giocosa testata. «Vi preparo del caffè?» Domandò guardando prima me e poi il suo amico.

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