Capitolo 6- Conforto

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Capitolo 6
Conforto

Obbligai John B e JJ ad accompagnarmi a casa prima che passassero a prendere Kie e Pope e andassimo da Alex, il fidanzato di mia sorella. Mi suggerirono di non farmi beccare dai miei genitori per evitare domande o ritardi, ma quello che non sapevano era che molto probabilmente anche se fossi entrata dalla porta principale annunciando il mio arrivo a squarciagola con un megafono nessuno mi sarebbe venuto ad accogliere o brontolare.

Così entrai dalla porta secondaria, come volevano i due, ma non mi preoccupai di fare troppo piano.

Raggiunsi camera mia, mi tolsi la maglietta ancora umida che avevo dalla sera precedente e la gettai nella cesta dei panni sporchi in bagno. Dopodiché mi sciacquai rapidamente sotto la doccia prima di infilare un costume, dei pantaloncini scuri e una maglietta corta a mezze maniche color nocciola. Non mi preoccupai di truccarmi né di sistemarmi i capelli, ma con la stessa rapidità di prima scesi le scale e raggiunsi i miei nuovi amici, che mi attendevano con i loro culi poggiati sul Van.

JJ mi guardò un solo secondo prima di spostare gli occhi sulla facciata di casa mia. «Quante stanza ci sono qui dentro?» Domandò con il naso rivolto in aria.

John B gli fece cenno di zittirsi, mentre tutti e tre montammo sul veicolo. «Non so, probabilmente meno di quelle che credi.» Risposi sporgendomi dal buco fra i sedili anteriori.

«Hai fatto veloce.» Constatò John B sorpreso. «Tua sorella era lentissima a prepararsi.» Ricordò, facendomi provare un groppo in gola.

Rimanemmo in silenzio fino a quando non ci fermammo sul ciglio della strada, poco distante dal ristorante dei genitori di Kie. Vidi in lontananza lei e Pope correre verso di noi. Salirono sul van, Pope mi sorrise salutandomi, mentre Kie si limitò a un cenno di saluto, che ricambiai. Non avevo alcuna intenzione di litigare con lei né di rendere difficile la nostra convivenza di quei giorni, perciò, per il quieto vivere di tutti, mi obbligai ad ignorarla.

Il cellulare mi iniziò a vibrare poco distante dal mio corpo, dato che lo avevo poggiato sul sedile accanto a me, così Kie, che non doveva essere del mio stesso parere di ignorarsi, mi disse; «Ti stanno chiamando».

Pope guardò prima la sua amica e poi me, mentre né John B né JJ parevano far caso a noi che eravamo dietro. Guardai rapidamente la schermata del telefono e quando lessi il nome di Rafe Cameron scossi le spalle. «Richiamerò.»

Kiara, che non voleva mollare l'osso, insistette. «E se fosse importante?»

Chiaramente aveva capito chi mi stesse chiamando e voleva sfruttare l'antipatia tra Pogues e Kooks per farmi sentire di troppo. Detestavo quei giochetti, ma immaginai che fosse solo il suo modo per ricordarmi quali fossero i miei spazi. «Vuoi rispondere tu al posto mio?»

JJ si accorse di quella strana tensione che si era venuta a creare e si girò per guardarci. «Ei, che vi prende?»

Kie mi fissò negli occhi mentre gli rispose. «Cameron la sta chiamando.»

Sogghignai. «Che c'è, sei gelosa?» Le passai sfacciatamente il cellulare. «Puoi sempre rispondere tu se vuoi.»

Credeva di potermi mettere in cattiva luce? Non avevo bisogno dei suoi stupidi giochetti per farmi detestare dagli altri. Sapevo perfettamente che tutti lì mi percepivano come un qualcosa in più e che avevano accettato di portarmi con loro un po' per pietà e un po' per amore di John B.

Pope si mise in mezzo prima che Kie potesse ribattere e, a giudicare dall'espressione truce che mi mandò, doveva essere qualcosa di velenoso. «Ragazze, smettetela.»

JJ ridacchiò. «Se volete prendervi per i capelli fatemelo sapere che vorrei farvi un video.»

Lo fulminai e così lui alzò le mani al cielo sorridendo innocente. «Si può sapere qual è il tuo problema?» Domandai a Kiara, veramente curiosa di sapere se fosse gelosa, invidiosa o disgustata. «Non sopporti Cameron?»

Kooks life||Outer BanksDove le storie prendono vita. Scoprilo ora