#Storia (S.K)

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Sono seduto alla mia scrivania a casa, sto fissando il panorama: osservo ogni minimo particolare delle montagne davanti a me, c'è ancora un po' di neve sulla cresta. Quella visione mi manda in estasi, la purezza perfetta, la bellezza ai miei occhi e non so...
Non riesco a spiegare nemmeno a me stesso tutte le emozioni che sto provando.
Riprendo a lavorare, in realtà più che lavorare, il mio hobby, guardo i file sul mio PC, mi collego a Facebook, è sempre dura scegliere la prossima vittima e raccogliere informazioni. Mi distraggo ancora, ma questa volta fisso il vuoto: un pensiero mi attraversa la mente. È quasi un sogno a occhi aperti, un piacevolissimo sogno.

Siamo io e il commissario seduti al tavolo di un bar in centro. Deve essere estate perché sento l'aria tiepida sulla mia pelle. Vedo la piazza affollata di piccioni e bambini che corrono felici, i genitori e la gente che passeggia contenta. Non sento più il male, sento solo il bene, la gioia di vivere. Il Duomo del '200 adorna la piazza, il cielo è talmente limpido da sembrare finto.
Ho dato appuntamento al commissario per fargli capire e vedere come ho migliorato il mondo: il mio mondo adesso si limita solo a quella piazza, a quella felicità. Deve vedere con i suoi occhi e ascoltare la mia storia.
Ci salutiamo e ci abbracciamo come vecchi amici, complici di un bene superiore.
«Ciao Simone» che piacere incommensurabile sentire pronunciare il mio vero nome.
«Ciao Antonio, finalmente eccoti qui, amico mio.»
«Mi hai fatto dannare per anni per trovarti, per fermarti, ma forse non dovevo fermarti. Alla fine sei così giusto e buono.»
«Grazie, sono felice che mi hai compreso, che hai capito tutto, che adesso vuoi essere mio complice in questo mio destino, però forse ti devo delle spiegazioni, farti capire non solo il fine a se stesso, ma dove è stato originato tutto: sei pronto a ascoltare la mia storia ?»
«Sì, voglio sapere tutto, capirti fino in fondo, scoprire la tua vera anima.»
«Adesso ascolta e rilassati.»
Il commissario chiude gli occhi inspira profondamente:
«Ok sono pronto, inizia!»
«Vedi quando ero giovane, ero uno scapestrato, nonostante mio padre era un uomo potente e ricco e mia madre la classica mamma che ti accudisce nel momento del bisogno, che ti prepara i biscotti alla mattina appena alzati, anche se in casa ci sono dei collaboratori domestici. Vivevo in una villa, bellissima, da sogno, avevo anche due sorelle. Io di mio ero scontroso, anche se avevo tutto non ero mai felice. Per i miei diciott'anni mio padre mi regalò una bellissima Corvette, rossa a due posti. Mi divertivo a girare per i locali più costosi, bere e offrire champagne, e anche a tirare un po' di cocaina. Per i miei amici ero una specie di Dio, le ragazze non ci mancavano durante le nostre serate. Ero bello, ricco e stronzo. Non avevo legami duraturi con le donne, non mi interessava, ero giovane volevo solo divertirmi: sai, Antonio, ho spezzato molti cuori, ho fatto del male e non ne vado fiero.»
«Immagino, ma eri giovane, chi non ha commesso stupidaggini a quell'età ?»
«Sí, ma sentendomi onnipotente, non mi accorgevo che a molte azioni, corrispondono delle conseguenze: azioni buone al novantanove per cento portano conseguenze buone, azioni cattive sempre con la stessa percentuale portano conseguenze brutte, disastrose a volte. L'un per cento che rimane, secondo i miei calcoli è il destino, il fato, la fortuna o la sfiga, di trovarsi in un determinato posto, in un determinato momento della vita, e a quello non ci posso fare niente, non posso controllarlo.»
«Capisco Simone, ma va avanti con la tua storia.»
«Non avere fretta, abbiamo tutto il tempo.
L'unica persona a cui volevo veramente bene era il mio migliore amico, era come un fratello, si chiamava Michele. Io e Michele avevamo fatto tutte le scuole assieme, ci conoscevamo fin dall'asilo, anche lui proveniva da una famiglia ricca, ma a differenza di me era un'anima buona, gentile. Io ho ucciso Michele. Ho ucciso i suoi sogni, gli ho portato via tutto, quella sera non doveva neanche essere con me, ma con la sua ragazza Sabrina. Sabrina però era influenzata quel sabato, quindi Michele era uscito con me. Lo feci bere molto, lui tra i due era quello che reggeva meno e, io avevo anche fatto qualche riga di una coca che era uno sballo. Michele, era ubriaco fradicio, io su di giri. Avevamo girato mezza città cantando a squarciagola.
La mia Corvette sfrecciava per le vie della città. Andammo perfino in una discoteca e facemmo gli scemi con due ragazze, che erano la fine del mondo. Alle sei stavamo rientrando.
"Michele, stiamo volando senti come va", sempre più veloci, sempre più liberi.
Lui rideva, io ridevo. Fino a che bamm! Buio, nero.»
Una lacrima mi scese dalle guance, Antonio mi abbracciò.
«Dai vai avanti, ti farà bene parlarne.»
«Avevamo diciannove anni. Io mi risvegliai dopo due mesi di coma, Michele non ce la fece morì sul colpo. Non avevo visto lo stop e facemmo un brutto incidente, almeno così mi raccontarono, ma non uccisi solo Michele, tra le mie vittime c'era anche una famiglia: Mamma, Papà e due bambini, di sette e dieci anni. Mi dissero che si erano svegliati presto per andare a sciare. Doveva essere una domenica in famiglia, ma un mostro li portò via tutto.»
«Gli incidenti capitano...»
Lo interrompo.
«No amico mio, io ero strafatto, ero un demone in quel momento, stavo infrangendo le regole, ma lasciami continuare.»
«Quando dopo mesi e mesi di ospedale tornai a casa, entrai in depressione. Mi feci seguire dai migliori psichiatri. Avevo tentato anche il suicidio , più di una volta. Mio padre, a un certo punto, decise di farmi ricoverare in una clinica sul lago di Garda, per essere seguito.

Fu un bel periodo: i medici, infermieri erano tutti comprensivi, ma io sentivo di non meritare questo.
Nei miei incubi i bambini e i genitori mi perseguitavano. Li vedevo sempre sporchi di sangue, con le teste fracassate che mi chiedevano come mai gli avessi uccisi.

Io non riuscivo a rispondere, mi svegliavo sudato e li vedevo lì,i loro fantasmi mi osservavano, mi deridevano, mi dicevano che non meritavo di vivere e questa era la mia punizione, non avrei raggiunto la morte fino a che non avessi espiato le mie colpe. Non avrei mai potuto riposare in pace. Non capivo quello che volevano dirmi, ma ti assicuro che loro erano veri. Io prendevo il cuscino e mettevo sotto la testa, gridavo fino a che loro sparissero, urlavo "Andate via, scusate, ero un'imbecille.»
La cosa che mi faceva strano è che non vedevo mai Michele, lo chiamavo, gli chiedevo di aiutarmi, ma lui non mi dava segnali. Ero arrivato al punto di capire che Michele mi aveva abbandonato, che non meritavo il suo perdono. »
Antonio mi guardò e mi fece segno con la testa di proseguire.
Abbassai gli occhi e ripresi il racconto:
«Una notte Michele si sedette sul mio letto, non so ancora se fosse un sogno o realtà, ma tutto era così realistico. Non avevo il coraggio di parlargli. Lui lo vedevo bello senza sfregi, sangue. Mi parlò quella notte:
"Simone vedi hai fatto del male, io non riesco a essere arrabbiato con te, perché amico mio so che in fondo tu sei buono. Gli incubi che hai sono i tuoi sensi di colpa, la tua natura che ti dice che non sei senza cuore. "
"Michele non..."
"Shh, ho poco tempo," mi mise il dito sulla bocca secca, non poteva essere un sogno perché sentivo la sua pelle calda, la sua energia, una forza fortissima che mi dava quella pace che non meritavo.
"Mi hanno dato il permesso di rivelarti cosa devi fare per salvare te stesso e la tua anima, amico mio hai una seconda possibilità, devi sfruttarla. Nel mondo vengono selezionate delle persone, anche tu sei stato sul punto di morire col coma, ma ti hanno risvegliato....
"Chi mi ha risvegliato?"
" Questo non puoi saperlo, devi solo sapere che alcune persone sono richiamate indietro per la loro missione. Ogni tanto queste anime la capiscono subito appena risvegliati, tu non hai ancora capito perché ti colpevolizzi troppo. Simone, tu hai commesso delle azioni e hai avuto delle conseguenze, adesso devi ripulire questo mondo da persone come te. Persone potenzialmente pericolose per il bene dell'umanità. Ti dovrai sporcare le mani, amico, è un fardello a cui sei stato condannato: dovrai..."
"Non capisco..."
"Shhh, torna a dormire domani saprai cosa fare. Ti sveglierai e tutto sarà chiaro." Mi mise una mano sulla guancia, e da lì in poi non ricordo più niente fino a quando mi svegliai.»
«Che successe? » chiede il commissario con i suoi occhi grandi stupefatti di un bambino, quando la nonna gli racconta una storia accattivante.
«Al mio risveglio tutto era chiaro, dovevo uccidere le persone come me, semplice commissario, persone che non avrebbero più potuto sbagliare e rovinare le vite altrui. Sapevo come scovarle, sapevo tutto, Michele aveva ragione. Da quel giorno mi preparai, cominciai a non avere più incubi, basta depressione e basta ansia. Ero una persona nuova. I medici dopo qualche mese, dissero che le cure avevano fatto effetto, mi rimandarono a casa dalla mia famiglia. Dalla notte di Michele nascosi le medicine, che mi offuscavano così tanto, non era stata la medicina a curarmi, ma una potenza più forte di me.
Tornai a casa studiai e lavorai sodo per la mia missione: nacque un giustiziere no un Serial Killer, nacque il vero Simone Klap.»
«S.K, la tua firma, il tuo nome era sotto ai miei occhi.»
«Non fartene una colpa, commissario, sono stato bravo.»
Nel momento della maggiore estasi di quel sogno a occhi aperti con il commissario Di Dio, una voce alle mie spalle mi desta:
«Papà, eccoti qui! È da dieci minuti che suono e ti chiamo. Per fortuna che ho le chiavi di casa tua.»
«Scusa Amore, stavo pensando alla trama...»
«Sì, sempre il solito con la testa tra le nuvole, ma quando mi farai leggere un tuo libro?» sorride.

Guardo quegli occhi scuri di quella sedicenne che si sta facendo donna.
«Presto amore, dai adesso ti porto in centro come promesso, inizia il nostro week end assieme.
Soli io e te, solo un fine settimana tra padre e figlia.»
Lei ride e mentre chiudo il PC e prendeo la giacca, ecco che mi balena il nome della prossima vittima.
Goditi anche tu questo tuo ultimo week-end, penso.

Spazio Autore e come sempre parto con un'idea e poi Simone fa quello che vuole.
Curiosità: che S.K non stessero solo per serial killer, ma il nome del "Pulitore" , era l'unica certezza che avevo in testa fin dall' inizio. Non sapevo quando svelarlo però 😅😅😅 . Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e in tanto via di tag BlondeAttitude_ , super giudice e Wulkoff , ideatore de "Il Gioco dell'oca" e a voi mie cari lettori buon week-end e alla prossima pedina.

S.KDove le storie prendono vita. Scoprilo ora