CAPITOLO 7

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Hektor sentì il momento preciso in cui Cheryl si svegliò. Il suo respiro cambiò ritmo e, mentre riaffiorava dal sonno, i suoi muscoli s'irrigidirono e lei aprì gli occhi di scatto.

"È sceso..." disse lui, rifiutando di scusarsi o di spostarsi.

Sicuramente in seguito se ne sarebbe pentito, ma in quel momento, voleva restare esattamente dov'era... più vicino a lei.

"È sceso?" ripeté lei confusa, poi comprese di chi stava parlando. "Oh... sì... Achiles."

La lasciò andare, come se gli fosse del tutto indifferente.

"Che ore sono?" chiese Cheryl, sollevandosi a sedere e passandosi una mano fra i capelli.

Mentre dormiva, Hektor ne aveva approfittato per assaporare il suo profumo e per accarezzare con delicatezza le sue lunghe ciocche bionde. Avrebbe tanto desiderato poter affondarle una mano fra i capelli e sfiorare la sua pelle delicata, ma si era trattenuto.

"Sono quasi le otto," rispose guardando la sveglia sul comodino.

Cheryl scattò in piedi.

"Oh... Dannazione! Avrei dovuto svegliarti ad intervalli regolari questa notte!"

Achiles si sollevò a sua volta dal tappeto dove si era ritirato durante la notte e dopo essersi stirato le si avvicinò scodinzolando.

"Non posso credere di aver dormito tutta la notte..."

"Eri parecchio stanca," osservò Hektor. "Avevi bisogno di riposare e probabilmente, ti sei sentita a tuo agio," aggiunse.

Lei lo squadrò con gli occhi di ghiaccio, ma non rispose. Scosse la testa e incrociò le braccia sul petto, più che altro per evitare che potesse ammirare i suoi seni privi di reggiseno.

Hektor poteva comunque godere del panorama delle sue gambe nude e non era poco. Ricordava molto bene quanto fossero lisce quando lei le stringeva intorno al suo corpo mentre...

Cheryl seguì il suo sguardo, comprese cosa stesse guardando e così si precipitò fuori dalla camera.

"Dannazione!" disse piano Hektor guardando il cane. "Quando tornerà in questa stanza avrà il solito aspetto perfetto e i modi da generale... Non sarà più spettinata e sexy..."

Achiles si avvicinò al letto e toccò la mano di Hektor con il naso. In cambio lui gli grattò le orecchie. Faceva parte della loro routine mattutina che era stata sconvolta dall'arrivo di Cheryl.

"Grazie per essere sceso dal letto stanotte, amico mio," disse Hektor al cane. "L'ho apprezzato tantissimo."

Come se Achiles l'avesse fatto di proposito. Hektor aveva fatto la sua parte. Aveva giocherellato di continuo con la zampa di Achiles, ben sapendo che era una cosa che non sopportava. Il cane, prima si era scostato, si era agitato e alla fine, proprio come Hektor si augurava, era sceso a dormire sul tappeto sistemato ai piedi del letto.

Ad Hektor non era rimasto che aspettare. Ci era abituato. Non aveva fatto altro con Cheryl. Alla fine si era addormentato, esausto, ma nel cuore della notte si era svegliato perché lei gli si era rannicchiata addosso.

Aveva il volto premuto contro la sua spalla e se lui avesse girato la testa, avrebbe sfiorato i capelli di lei con le labbra. Istintivamente le aveva accarezzato la testa e si era perfino permesso di posarle un bacio sulla guancia, vicino all'angolo della bocca. Perché no? Che senso aveva trattenersi?

Era così frustrante stare a letto a pensare a quello che avrebbe voluto fare con Cheryl che decise di alzarsi e vestirsi. Raccolse i suoi vestiti saltellando per la camera e fece una fatica infernale a infilare maglietta e pantaloni.

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