CAPITOLO 5

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"Ex-moglie," lo corresse Cheryl, fissandolo sbalordita. "Te lo ricordi, vero?"

Hektor incrociò le braccia sul petto.

"Quello che ricordo è solo che nessuno di noi due ha chiesto il divorzio, Cheryl."

"Hai detto che lo avresti fatto tu," ribatté lei, poi guardò Frank Lamar che seguiva quello scambio con attenzione.

"Be', vi lascio a discutere della cosa," commentò lui a quel punto. "È stato un piacere conoscerti, Cheryl," aggiunse stringendole la mano e rivolgendole uno sguardo intenso. "Fammi sapere quando risolverai la questione del tuo stato civile."

"Lo farò," rispose lei, non perché ne avesse voglia, ma semplicemente perché la cosa sembrava infastidire Hektor.

"Ci vediamo domani, Hektor," disse Frank rivolto all'amico.

"Non qui, Frank!" insistette lui.

"Penso proprio di sì," replicò il dottore.

"Hai detto che potevo andare a casa se non fossi stato solo. Resterà Cheryl con me."

"Cosa?!" esclamò lei.

"Volevi sdebitarti... giusto?" colse Hektor la palla al balzo. "Frank è convinto che io abbia bisogno di qualcuno che badi a me, che mi tenga la mano, che mi tamponi la fronte..."

"E, non scordarti, visto che è la cosa più importante... che ti prenda a calci nel sedere," aggiunse Frank.

Hektor non lo guardò nemmeno. Si sollevò a sedere e fissò Cheryl negli occhi.

"Non è quello che fai tu di mestiere, Cheryl?"

"Di cosa parli?"

"Sto parlando di 'La squadra delle casalinghe'. Non è questo il tuo lavoro? Bene, ti assumo."

Cheryl non riusciva nemmeno a trovare le parole per ribattere e per correggerlo. Fare l'infermiera non entrava nelle sue mansioni...

"Ti sei offerta di sdebitarti, ma se ora hai intenzione di rimangiarti l'offerta, allora sono pronto ad assumerti e ad usufruire delle tue prestazioni... professionali.

"Non essere ridicolo, Hektor!"

Lui la fissava con una finta aria innocente.

"Non c'è nulla di ridicolo, Cheryl. È una cosa assolutamente logica. Una soluzione al problema," dichiarò con un tono da professore.

Quanto la infastidiva quel tono! Cheryl provò un forte, immediato desiderio di strangolarlo.

"Frank, è quello che hai detto, no?" chiese Hektor, rivolto all'amico.

Frank si passò una mano sul collo.

"Be', io... Sì, è quello che ho detto. Puoi andare a casa se c'è qualcuno che si prende cura di te. E tu non devi comportarti da stupido. Non devi affaticarti, non devi sollevare pesi, non devi salire e scendere per le scale. E non devi fare sesso..." aggiunse con fermezza.

"Peccato," commentò Hektor.

Cheryl aveva le guance in fiamme e continuava a tacere.

"Allora posso andare a casa."

Lei strinse i denti. Lui l'aveva messa con le spalle al muro e non poteva dirgli di no.

"Per quanto?" chiese lei, rivolta a Frank.

"Dipende..." rispose il dottore. "Hektor deve stare tranquillo. Oltre al trauma, ha anche un ematoma subdurale."

Le spiegò che in quel momento era impossibile determinare l'entità dell'ematoma, il quale probabilmente di lì a cinque o sei giorni sarebbe rientrato e che sarebbero occorsi da dieci a quindici giorni perché la membrana si riformasse. Più lui parlava e più Cheryl si sentiva pervadere dallo sgomento.

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