Capitolo 12

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Domenica, Giugno.

Esco dalla doccia della casa di J prendendo l'asciugamano. Sono le 9.00 e devo assolutamente sbrigarmi perché J o Matt potrebbero enrare qui da un momento all'altro.
Mentre mi asciugo penso a stasera e al mio primo appuntamento con José. Non lo vedo da una settimana perché è stato impegnatissimo ma ci siamo continuati a sentire e mi ha invitato ad uscire, questa sera.
Non sono completamente sicura dei sentimenti che provo per José, ma tanto vale provarci dopo il casino che ho combinato con Jamie. Tutti i miei sforzi nel tentare di non perderlo non sono serviti a nulla e l'ho perso davvero.
Non vedo neanche lui da sabato scorso. Quando sono salita in auto Jamie era seduto davanti vicino Matt ed era visibilmente incazzato e si vedeva benissimo che serrava i denti perché la sua mandibola era contratta. Si, ho un debole per le mandibole dei ragazzi.
J era seduta vicino a me nei sedili del passeggero ma non era coscente della situazione perché era ubriaca fradicia. Quando il giorno dopo ha scoperto che Matt e Jamie non erano rimasti a dormire a casa sua e mi ha chiesto il motivo mi sono sentita obbligata di raccontarle cosa era successo la sera prima.
Come al solito, ha fatto una delle sue sfuriate. Verso le 10.00 circa, Matt si è presentato a casa letteralmente esausto. Non ha voluto spiegare perché, ma ha accennato ad una notte tremenda passata con Jamie e questo mi ha rattristata tantissimo e mi ha fatta ripensare alle parole che mi ha detto.
''Io ero tuo e tu non mi hai voluto.''

Durante la settimana Jamie si è completamente dimenticato di me e ha passato l'ora di pranzo seduto al tavolo con delle ragazze di cui non sono a conoscenza. Matt dice che dobbiamo capirlo, ma non si riferisce a me ma a J. Riguardo il discorso che tentava di farmi sabato scorso Matt, non ne abbiamo più fatto parola.

Getto l'asciugamano da qualche parte e indosso la parte inferiore della biancheria intima e degli shorts elastici. Mentre mi volto per prendere la parte superiore la porta si apre. Di scatto porto le mani al petto.
«Lily!» dice Jamie buttando fuori l'aria.
Arrossisco violentemente cercando di coprirmi. «Che cosa ci fai qui!» urlo, frenando tutte le mie emozioni.
«Cosa ci fai tu qui?» sorride mentre chiude la porta e si appoggia ad essa con le braccia conserte. Non ha la maglietta e non si vedono ancora molti peli, quindi suppongo che non gli siano ricresciuti molto dall'ultima volta.
«Oh, ma che importa? Non stare fermo lì, passami i vestiti!» sbotto. Lo fisso dallo spacchio mentre esegue fissandomi intensamente la schiena. «Adesso girati.»
Lui sbuffa, come sempre. «Non capisco questa tua fissa per far girare le persone.»
«Beh.» dico armeggiando velocemente col reggiseno. «Dovrei lasciarti guardare?»
«Non sarebbe una cattiva idea.» ondeggia. «E non sarei il primo.»
Non so se stia alludendo alla mia vita sessuale, comunque arrossisco di nuovo prendendo un tubetto di crema e tirandoglielo in testa.
Lui si gira imprecando e strofinandosi la testa mentre ho infilato le braccia dentro la maglietta che mi aveva prestato tempo fa.
«Questo per cos'era?» corruga la fronte.
«Per non esserti fatto vivo per tutta la settimana.» sbotto prendendo l'asciugamano e strofinandolo sui capelli bagnati.
«Beh, scusa!» mi lancia il tubetto di crema vicino ai piedi. «Credo di avere tutte le ragioni di questo mondo.»
«E ti è passato?»
«No, ma ci sto lavorando.» prende un asciugamano e comincia a strofinarmi anche lui i capelli.
«Bene.» dico, imbarazzata. «Hai la passione per i capelli?»
Lui ridacchia. «Li asciugavo sempre a Sophie.»
Annuisco. «E' la mia maglietta?» chiede.
«E' la mia maglietta.» lo correggo.
Lui sorride.
«Ho una passione per le verità, comunque.» continua.
«Cosa?» tiro i capelli indietro e prendo la spazzola. Lui si siede sul water chiuso.
«Mi piace quando le persone mi dicono la verità.» ripete.
Io lo fisso. Vedo che ha una faccia stanca e le occhiaie sotto gli occhi. Ha addirittura della leggera barba sul viso. E' così malandato.
«Cosa vuoi sapere?» gli chiedo voltandomi verso lo specchio e pettinando i capelli.
Non è la risposta che volevo sentire. «Cosa sono quei segni.»
So a cosa si riferisce, ai segni che ho sulla schiena e sul ventre.
«Ti ho detto, tempo fa, che ho preso solo una botta.» dico senza guardarlo attraverso lo specchio.
«Si.» conviene. «Ma non ti ho creduto.»
«Non crederci.» convengo anch'io.
Lui si alza e mi toglie la spazzola dalle mani e prende a spazzolarmi i capelli. «Me lo dirai, un giorno?»
Rabbrividisco. «Quando saranno passati, si.»
«E' già un passo avanti.»
Annuisco.
«Ti stai preparando per qualcosa?» chiede poi.
Non so se dovrei dirglielo. «Come mai non ti ho visto in casa?» chiedo, cambiando discorso un po' troppo velocemente.
«Non hai risposto.» si ferma e mi fissa allo specchio. Io sostengo un po' il suo sguardo.
«Rispondi prima tu.»
Riprende a spazzolarmi i capelli lentamente. «Ieri sera sono andato ad ubriacarmi e..non guardarmi così!» mi dice smettendo e posando la spazzola.
Mi volto verso di lui che si è seduto di nuovo sul water. «Perché?»
«Perché si. Comunque, sono andato e quando sono tornato a casa ho trovato un bigliettino di Matt che diceva che dormiva a casa di J. Allo stesso momento, un messaggio di J che diceva tipo ''ehi, vieni a dormire a casa mia e dormi sul divano''. Così sono venuto qui e ho dormito sul divano. Non sapevo che ci fossi.» finisce.
Mi siedo sul pavimento mentre alcune ciocche non completamente bagnate mi cadono davanti gli occhi. «Neanche io sapevo che ci fossi. Non sarei venuta.»
Lui si alza. ''Ma non riesce a stare fermo?''
«Perché non saresti venuta?» chiede sedendosi di fronte a me e intrecciando le nostre gambe.
E' da un po' che non lo sento così vicino e mi fa uno strano effetto. «Per non vedere te. Credevo ce l'avessi con me.» spiego giocando con le mani.
Lui me le prende e gioca anche lui con quelle. Io arrossisco. «Ce l'ho ancora con te.»
Io tiro indietro le mani. «Allora perché sei qui, con le gambe e le mani intrecciate alle mie?» sbotto cominciando a vedere sfuocato. ''Cazzo, non piangere.''
«Perché ci ho pensato su.» mi ferma mentre mi divincolo per alzarmi. «E sono arrivato ad una conclusione.»
Si avvicina di più e le mie gambe adesso sono praticamente sulle sue e la sua testa è curvata sotto il mio viso mentre sono bloccata fra lui e le piastrelle sulla parete del bagno.
«E quale sarebbe la conclusione?» dico in un sussurro, fissandolo.
«Che non mi interessa quanta gente baci, o ti porto a letto.» dice mentre appoggia la testa sulla mia spalla. Io chiudo la bocca, non mi ero neanche accorta di avere la bocca socchiusa. «Voglio starti vicino. E se starti vicino significa sopportare questo, lo farò.»
Alza il viso verso di me e mi fissa. E fissa le mie labbra. E io fisso le sue.
Mi mordo forte il labbro a tal punto da farmi male e faccio un respiro profondo, la sua testa si solleva insieme al mio petto. «Non mi hai ancora detto che sei venuto a fare in bagno.»
Lui si lecca le labbra e solleva la testa. «Dovevo lavarmi i denti.»
''Non mi sembra che il tuo alito puzzi.'' «Ah.»
«Ti stai preparando per qualcosa?» chiede prendendo una ciocca di capelli che mi è ricaduta davanti al viso e la mette dietro le orecchie. Non c'è più modo di scampare alla domanda, oppure dovrei baciarlo.
«Esco con José, stasera.» ammetto.
Lui ritira la mano di scatto, come se si fosse bruciato. Poi sembra contare e si alza velocemente.
«Jamie.» mugolo alzandomi.
Sorride. «Beh, è fantastico.»
«Davvero?» chiedo. Ma che domande, certo che non lo è. Mi sta prendendo in giro.
«Certo. Per te.» mette il dentifricio sullo spazzolino e apre il rubinetto, quando lo richiude comincia a spazzolarli.
Intreccio le mani. «Resti qui, stasera?» chiedo aspettando che finisca.
Quando ha finito risponde. «Credi che casa di J sia un Bed and Breakfast? Dorme qui Matt, non io.»
Non rispondo.
«Se vuoi compagnia nel letto, comunque...» comincia ridacchiando.
«Jamie.» sbuffo. «Stasera esco con José e tu ti stai autoinvitando nel mio letto?»
«Non mi sto autoinvitando nel tuo letto, tesoro.» slaccia i jeans. ''Ma cosa?'' «Ti sto proponendo di invitarmi nel tuo letto.»
Lo guardo. «E' la stessa cosa. Che stai facendo?» dico quando sta per tirare giù i jeans.
Si ferma. «Devo urinare. Se vuoi guardare, fa pure.» ''Urinare.''
«Sei scemo.» sbuffo ed esco fuori dal bagno. In questo momento, se J fosse il diavoletto sulla mia spalla mi avrebbe urlato di rimanere a guardare. Che pensiero stupido.

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