Capitolo 7.

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BEATRICE'S POV
apro leggermente gli occhi per poi richiuderli per colpa del sole che entrava dalla finestra, come al solito ho dimenticato di chiudere le persiane, mi giro e mi accorgo di essere sola ne letto, sbuffo e mi tiro su con la schiena e predo il telefono
- dovevo svegliarmi e non ti volevo svegliare-
leggo il messaggio, era dam non avevo il numero slavato perché ero io ad averlo dato a lui ieri, sorrido e mi alzo, mi guardo allo specchio, i miei capelli solito sempre ordinati hanno vita propria le miei occhiaie non finiscono più e le mie labbra sono tutte screpolate, sospiro, se mio padre mi vedesse così sarebbe furioso mi ricordo ancora quando ero piccola e mi faceva i discorsi su quanto fosse importante apparire in modo perfetto a gli occhi della gente, non che a me non importi ma non è più a gli occhi della gente ma anche ai sui, predo la mia spazzola e mi pettino un po' i capelli, vorrei tanto tornare bambina era tutto così spensierato, mi guardo un'ultima volta allo specchio e poi scendo in cucina predo una mela e vado sul divano ad accarezzare il cane, ho sempre pensato che questa casa sia troppo grande per tre persone, che poi tre non c'è ne stanno mai, più in la mi piacerebbe perdere un'appartamento il centro non troppo grande con vista su Roma, sento il telefono suonare che interrompe i miei pensieri era mia madre "ciao mamma" mi chiede sempre le stesse cose su come va a scuola che ho mangiato se ho sistemato la camera e tanto le risposte sono sempre le stesse, vado a cambiarmi e metto un paio do jeans neri con un piccolo strappo sul ginocchio una maglietta nera e oro di Versace e una specie di cardigan nero lungo fino al polpaccio le mie solite dottor martens e metto un filo di mascara perché non ho voglia di truccarmi, metto il guinzaglio al cane e esco decido di andare a fare una passeggiata in centro a via del corso quindi chiamo un taxi, roma il sabato è sempre così felice sembra quasi sorrida c'è sempre il sole e il cielo è azzurro le persone camminano spensierate senza preoccupazioni e i bambini giocano felici visto che non c'è scuola i ragazzi escono le coppie si baciano e i cani corrono al parco la mia tranquillità nel caos di molte altre persone, scendo dal taxi e comincio a camminare guardando qualche negozio vengo qui molto spesso mi piace c'è sempre gente e la sera con le luci dei lampioni l'atmosfera è stupenda la gente lo sottovaluta se si mettono a vedere solo le cose brutte non riusciranno mai a vedere ciò che vedo io, sento una voce femminile che mi chiama mi giro ed era Camilla vado da lei e la abbraccio "che ci fai qui da sola?" mi chiede cominciando a camminare con me "mi annoiavo ed era una bella giornata tu?" gli rispondo mentre continuo a guardarmi attorno "shopping" dice la mora sorridendo "ieri dove eri finita?" mi chiede accigliando gli occhi, figuriamoci se le mie amiche si facevano i cavoli loro poi Camilla, ma quando mai "Damiano mi ha portato a casa avevo fame" gli dico normalmente, anche perché io ho sempre fame quindi non c'è niente di strano, se non Damiano "e lui?" dice e mi guarda interrogativa "e lui cosa?" gli chiedo cercando di fare la vaga anche se avevo capito perfettamente "è venuto con te o è andato a casa?" mi dice ovvia "ha dormito da me ma non è successo niente tranquilla" la rassicuro anche se so che lei sperava fosse successo qualcosa "secondo me lui ti piace lo guardi con gli occhi che brillano" dice sorridendo "ma smettila"
sbuffo alzando gli occhi, lui non mi piace "e tu piaci a lui, ti guarda come se fossi l'essere più bello a questo mondo, forse tu non te ne sei accorta ma io si"
————————————————————————scusate per la mia assenza ma non riuscivo a scrivere

Brown Eyes// Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora