Camera Oscura

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Salve! Questo capitolo non è una esplicita richiesta di nessuno in particolare... ma nasce più che altro dalla valanga di commenti ai capitoli precedenti che dicono più o meno "ma li interrompi sempre sul più bello sti due???" Ebbene... eccoli qui, senza nessuna interruzione ahahah certa che, anche se nessuno l'ha chiesto, questo capitolo non dispiaccia a nessuno di voi! ^^ La dedica quindi è per tutti.

Grazie sempre un milione a Lelegozan per il lavoro fatto con il mini video qui sopra. Ti si ama

Attenzione che il reating stavolta è assolutamente ROSSO!

 Buona lettura


GIUGNO 2026

Fabio sollevò delicatamente, con due minuscole pinzette, il foglio A4 di carta fotografica dal primo bagno di acido acetico, e lo adagiò piano piano nella seconda vaschetta. La camera oscura era avvolta nel silenzio. Brando gli diceva spesso di come lui avrebbe piazzato lì dentro una bella cassa blutooth, per sentire musica a cannone mentre lavorava, ma lui era di altro avviso. Gli piaceva quell'atmosfera ovattata e silenziosa, interrotta solo dal ticchettio degli strumenti che usava. Sviluppare era uno dei momenti che preferiva. Erano solo lui e le sue foto, che lentamente prendevano vita sulla carta. Con una delle pinzette afferrò l'angolo della foto e la agitò lievemente nel liquido reagente di cui era piena la vaschetta. I contorni appena accennati dell'inconfondibile forma cilindrica del Gazometro di Ostiense iniziarono ad affiorare, insieme a una manciata di altri dettagli molti scuri, i primi a rimanere impressi su pellicola. Sorrise soddisfatto per un secondo, mentre poggiava la pinzetta sull'apposito piattino e iniziava a levarsi i guanti.

Quella mattina il suo capo lo aveva spedito a fare un servizio fotografico alla compagnia di teatro-danza di Ostiense. Non erano i suoi soliti lavori, ma Marcello era convinto che il contesto urbano avrebbe meritato. Fabio era partito un po' scettico in realtà, ma poi si era dovuto ricredere: ballerine classiche che danzavano tra i tetti, con sullo sfondo il Gazometro ... erano venute delle foto da paura! Tanto che non appena a casa aveva voluto sviluppare all'istante, anche se la consegna era tra una settimana. Giusto il tempo di farsi una doccia e infilarsi qualcosa di comodo (nello specifico maglietta informe e slabbrata dopo ciclo sbagliato in lavatrice e pantaloni del pigiama) ed era volato in camera oscura, ancora scalzo e con i capelli umidi.

Mosse di nuovo la foto nel reagente. L'esile figura della ballerina in primo piano, immortalata in un atletico salto, iniziava a comparire al centro del foglio. Quella era l'ultima. Un quarto d'ora al massimo e aveva finito.

In quel momento il lieve rumore della porta, che scattava nell'aprirsi, attirò la sua attenzione. Gettò uno sguardo alle sue spalle, alla pesante tenda nera che creava un minuscolo disimpegno tra la zona lavoro e l'ingresso alla camera oscura, e gli scappò un sorrisino intenerito nel sentire la cura con cui Brando (doveva essere lui per forza) richiudeva la porta alle sue spalle prima di scostare la tenda.

Una volta, haimè prima della tenda, il riccio era entrato lì a cercarlo con la solita grazia da bulldozer che lo caratterizzava, inondando di luce la camera e facendogli buttare letteralmente nel cesso tre ore di lavoro di sviluppo. Se lo era talmente mangiato che da quel giorno faceva decisamente più attenzione. La tenda comunque.... era stata aggiunta per evitare nuove tragedie.

Brando scostò con una mano la tenda nera ed avanzò a passo lento nella camera, trovandolo al tavolo da lavoro. Lo vide girarsi per una frazione di secondo a sganciargli un sorriso "ciao!" lo salutò con dolcezza "ehi" rispose lui a voce bassa. Fabio si voltò di nuovo, solo per un attimo, a donargli un'occhiata incuriosita dal suo tono mesto, prima di tornare ad armeggiare con la pinzetta "brutta giornata?" gli chiese "mhmh.." annuì Brando avvicinandosi alla sua schiena. Il tono ancora basso. Appena un sussurro. Fabio lo sentì che gli poggiava tutte e due le mani sulle spalle, accarezzandolo con mano pesante per un paio di secondi, come se faticasse pure a tenere le braccia su "vuoi parlarne?" gli chiese in tono dolce, mentre lui spostava le mani e lo abbracciava intorno al busto da dietro e gli poggiava il mento sulla spalla "no" rispose secco. Fabio annuì. Si aspettava questa risposta. Gli battè per un attimo delle pacchette leggere sulle mani, strette intorno alla sua pancia, per comunque consolarlo un po'. Poi mosse per l'ultima volta la foto, e si allungò a gettare le pinzette intrise di reagente nel piccolo lavandino. Brando, sentendolo allungarsi, lo lasciò andare per un attimo, sciogliendo l'abbraccio. Poi, quando lo vide spostare la vaschetta sul davanzale e riavvicinarsi al tavolo per riordinare, gli si accostò di nuovo. Osservò per un secondo la linea del suo collo, lievemente chino sul lavoro. Era stata una giornata a dir poco di merda, se ci ripensava ancora si sentiva venir su il veleno, e l'unica cosa che voleva adesso era sprofondare il viso nella sua pelle e non pensarci più. Voleva lui. Lui e basta. Fanculo tutto il resto.

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