Le cose che non dici (Parte 3)

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dalla parte 2: <<Fabio se ne andò nell'altra stanza un secondo dopo e Brando vide Alberto alzarsi subito, ma camminare lentamente, per seguirlo senza dare troppo nell'occhio. Serrò le labbra irrigidendo la mascella, mentre tornava a posare lo sguardo sul telefono, senza tuttavia seguire più niente di quello che vi veniva mostrato. >>


Terza Parte

PIU' TARDI

Fabio e Brando erano nella stanzetta che Jole gli aveva preparato per dormire. Una piccola camera vecchiamente arredata, con due lettini singoli, un paio di santini alle pareti e ancora qualche soldatino di piombo sulle mensole, che i nipoti dell'ormai defunto marito di Jole usavano quando venivano a trovarli da bambini. Loro non avevano avuto figli.

Avevano chiuso la porta per cambiarsi e prepararsi per la notte, anche se non c'era la chiave.

Brando, a torso nudo e con addosso ancora i jeans, si aggirava nella stanza ala ricerca di una presa di corrente funzionante. Fabio invece stava seduto sul lettino spalle alla porta ancora vestito. Stava molto pigramente tirando fuori il pigiama dallo zaino. Lo sguardo ce lo aveva un po' distratto. L'aria un po' abbattuta. Il riccio finalmente trovò una presa accanto all'inutile specchiera ottocentesca sotto la finestra e ci attaccò a caricare il suo cellulare, poi arraffò con uno scatto nervoso la maglia del pigiama da sopra al suo letto. Guardò Fabio, capendo bene il suo malumore, e lasciò andare un piccolo sospiro "detesto chi ti fa sentire così" affermò a bassa voce. Anche se in modo chiaro. Fabio sussultò leggermente come strappato ai suoi pensieri, e scrollò le spalle con un debole sorriso "non l'ha detto con cattiveria..." minimizzò guardando in basso "già.. non lo dicono mai con cattiveria" ironizzò lui. Fabio sollevò gli occhi su lui, ancora in piedi e con la maglia ferma in mano che lo scrutava con aria un po' apprensiva. Gli sorrise dolcemente "sto bene" lo rassicurò. Brando corrugò ancora la fronte poco convinto, ma poi sorrise leggermente scuotendo la testa, capendo che Fabio in quel momento avesse bisogno più che altro di metterci una pietra sopra. Si avvicinò in due passi e gli sganciò un piccolo sorrisino di incoraggiamento, mentre allungava la mano a carezzargli un attimo il dorso del naso con due dita, come per consolarlo un po', prima di rifarsi un passo indietro. Fabio ricambiò il suo sorriso e poi si alzò in piedi iniziando a sfilarsi la maglietta, afferrandola per dietro la schiena. Brando se lo guardò per un po', intento in questa operazione: le sue braccia muscolose e le spalle larghe che si ritrovava. Spostò gli occhi in basso, alle sue mani che slacciavano la cinta, indugiando un momento con lo sguardo sulla sottile linea di peli che dall'ombelico gli scendeva giù fin sopra il pube, e sulla lieve curva che prendevano i suoi fianchi morbidi laddove la vita del pantalone li cingeva troppo stretti.

Mamma mia quanto gli piaceva.

Sospirò leggermente attirando la sua curiosità "che c'è?" gli chiese lui "eh.." ribattè Brando, senza smettere di guardarlo "c'è che dopo più di un anno pensavo che il mio uccello si fosse abituato a vederti spogliare davanti a me" buttò lì facendolo arrossire "ma mi sa che mi sbagliavo" ammise spostando gli occhi sui suoi. Fabio, preso in contropiede, girò il viso ed emise uno sbotto d'aria incredulo, sorridendo imbarazzato mentre si lasciava cadere seduto sul letto. Si massaggiò gli occhi con una mano mentre lo sentiva ridacchiare. Tornò su di lui solo quando avvertì che si avvicinava, aprendo gli occhi e trovandoselo davanti. Lo guardò con ancora un sorrisino imbarazzato, come tutte le volte che Brando manifestava di trovarlo attraente, mentre si sedeva accanto a lui spalle alla porta, in modo cauto, senza toccarlo.

Il riccio sospirò di nuovo, guardandogli per una frazione di secondo le labbra prima di tornare sui suoi occhi "mamma mia...è tutto il giorno che ti sto alla larga, è una tortura... c'ho una voglia di baciarti che non hai idea" confessò senza vergogna, facendo allargare ancora di più il sorriso sul suo viso. "ma non avevi detto che era facile?" lo provocò Fabio "e che 48 ore erano poche?" aggiunse in tono allusivo, mentre lo vedeva avvicinarglisi fino a un soffio. Tremò internamente. Faceva lo spaccone ma pure lui aveva una voglia....

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