Genere: Racconto
Titolo: Navigium IsidiLuminosa e splendente, per la prima volta dopo tanti giorni la luna era giunta nuovamente al suo apice di bellezza; l'arrivo della primavera l'aveva preceduta, come era già successo svariate volte da quando Najat era nata. Come sempre, Thot ed Hathor si erano accordati perché giorni felici piovessero sull'intero Egitto, e su di lei, fanciulla baciata dalla fortuna del fato.
Adorava quei giorni di festa. Ogni anno, li attendeva con ardore e impazienza; erano poche le occasioni, per le ancelle, di esser lasciate libere. Oltre la tanto bramata indipendenza, seppur momentanea, la festa di Iside racchiudeva tutte le sue più riservate passioni e speranze.
La dea era l'esempio di ciò che Najat voleva diventare: una donna che avrebbe sacrificato tutto, per la sua famiglia; ed anche se tale parola era proibita sulle labbra di una semplice ancella, vedeva Iside come l'incarnazione del suo ideale più puro. Non osava compararsi ad una dea, certo, ma pensando alla sua storia non poteva far a meno di ricordare come la protettrice della vita non si fosse mai arresa quando il suo amato Osiride era stato brutalmente lacerato ed il suo corpo disperso in più parti dei mari; ecco perché anche la nave, in quella festa, era così importante. Per lei era un grandissimo onore poterci salire.
La magnificenza, poi, che la circondava; migliaia di anime che si travestivano ed accorrevano sulle sponde del Nilo per poter assistere ai rituali giornalieri. Petali di fiori e profumi d'ogni tipo la circondavano. Era Atum a permetterle una tale visione privilegiata e per questo, nonostante la costrizione dei suoi doveri d'ancella, non avrebbe mai potuto abbandonare il suo faraone, né tantomeno tradire la fiducia che egli riponeva in lei.
Sorridendo, accarezzò l'acqua con le punta delle dita.
Ringraziava ogni giorno per quei momenti di riposo che gli dei le concedevano; sperava di poterlo fare ancora per molto, al servizio del grande Ramses II.
Indossò la propria maschera con la grazia dovuta ad un'ancella e, il cuore colmo di tutta quella bellezza che le si rifletteva nello sguardo, si sdraiò. I canti e gli inni sarebbero continuati per tutta la giornata, ma lei sarebbe rimasta sul Navigium Isidi a farsi cullare dalle tranquille acque del fiume.
Ore dopo, fu risvegliata dal sussurro leggero d'una compagna. Sorrise, sentendo la frase tanto ripetuta in quei giorni di festa e fu subito pronta ad unirsi ai festeggiamenti.
Perché, si sa, "una volta all'anno è lecito impazzire".
"Semel in anno licet insanire"
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La Pesca Dell'Immaginazione
Krótkie OpowiadaniaCi sono storie destinate ad essere raccontate in lunghe pagine d'inchiostro, senza una fine. Catturano prima la mente, poi l'anima del lettore in un viaggio che continuerà nei suoi ricordi futuri. Ma non sempre tutte le storie possono essere descrit...