La signorina che rifiutò il generale

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Titolo: La Signorina Che Rifiutò Il Generale

Genere: dialogo

Particolarità: è ambientato durante la seconda guerra mondiale. All'epoca l'uso del voi tra due sconosciuti in Italia era ancora una forma colloquiale molto usata, che ho deciso di adoperare anche qui.





"Non insistete, vi prego!".

"Un ballo e nulla più vi chiedo, gentile signorina".

"Voi non mi piacete".

"Mi offendete agli inizi della conoscenza! Perché, dunque, un giudizio tanto affrettato?".

"Voi, signore, non potreste mai piacermi. Difatti siete un generale".

"E cosa vi disturba, dunque, dei generali? Non sono forse alla vostra altezza?".

"Ovviamente no. Chiunque decida di combattere non potrò mai considerarlo mio pari".

"Ah! Ora tutto si è chiarito. Dovete essere un'utopista, sfidando la sorte direi che siete una di quelle nobildonne d'animo che rigettano la guerra come il mondo mai farà".

"E questa sicurezza giustamente certa, chi l'ha conferita a vossignoria?".

"L'ennesimo conflitto che stiamo combattendo tuttora!".

"Oh. Oh... bene. Dite. Vi piace uccidere?".

"A chi mai piacerebbe? Se si è costretti lo si fa, ovviamente, altrimenti...".

"Come voi siete convinto che una tale azione non faccia parte del vostro istinto naturale, sono altrettanto sicura che tra i vostri commilitoni ed altri arruolati ci sia gente che abbia tale desiderio. Sapete? Persino loro rispetterei più di voi".

"Che discorsi son mai questi? Come potete permettervi di paragonarmi ai diavoli travestiti da liberatori della nostra nazione?".

"Allora voi sareste un angelo travestito da boia? Ma concludiamo qui tale discorso per qualche istante. Voglio innanzitutto sapere se avevate un lavoro prima d'indossare tale uniforme".

"Sempre avuto, ovviamente. In che altro modo avrei potuto servire me e risparmiare per la mia futura famiglia?".

"Riguardatevi da tali sottintesi, non vi porteranno da alcuna parte. E continuo a confermare che rispetterei maggiormente un disoccupato che si arruola, rispetto alla vostra figura di generale".

"Signorina!".

"Avete famiglia?".

"Dipende da come vorreste rispondere stavolta alla mia affermazione".

"In caso non l'abbiate mi dispiacerei profondamente. Credo che i genitori sono fondamentali nell'educazione di un bambino. Ma se doveste averla, vi direi che il mio cuore rispetterebbe maggiormente la divisa su di un uomo ormai solo che la solitudine della vostra persona in divisa".

"Questi... discorsi. Insensati come la donna che decide di non voler prendere marito!".

"Oh, di certo sono insensati. M'interrogo più volte sul perché al mondo piaccia ruotare in senso opposto ai miei più intimi pensieri; ma da tempo ho accettato che così sempre sarà. E dunque mi limito ad essere Cassandra, pur non essendo mai stata amata da nessun folle dio. Sono sicura di star confondendo ancor di più la vostra mente, però, quindi preferirei arrivare al punto, se vi garba".

"Tali insensatezze avrebbero una conclusione logica?".

"Oh, ovviamente! Ma la logica non si sposa sempre con la ragionevolezza, purtroppo. Dunque, vi dico semplicemente che ogni uomo che dovesse decidere d'impugnare un'arma, per me, è uno stolto. Converrete che ci sono vari livelli di stoltezza, come abbiamo dimostrato dappoco, ma voi, e lo comunico senza alcuna malafede, purtroppo ne avete quasi raggiunto il picco".

"Vorrei perlomeno sapere il motivo di tanti insulti alla mia persona. Da parte di una sconosciuta, peraltro!".

"Famiglia. Lavoro. Vita. Avete un animo pulito e, probabilmente, non vorreste mai combattere".

"Ribadisco, nessuno vuole la guerra".

"Vedete, generale, in realtà sembra essere il contrario. Perché se la guerra non fosse desiderata gli stolti non si batterebbero. E senza stolti a combattere, chi resterebbe a gridar alle armi?".







LA GUERRA NON DEVE ESSERE GIUSTIFICATA. MAI. IN NESSUN CASO. 

SI DEVE DESCRIVERE CON UNA SOLA PAROLA: MALE.

RICORDIAMOLO.

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