Genere: racconto
Titolo: Lacrima D'Apache
Lacrima mi chiamo. Lacrima il nome scelto per le mie maledette vesti.
In un tempo remoto, guardai le torce accendersi durante una notte di fuoco; non ero ancora nata, ma già vegliavo sul mondo in attesa della mia venuta. Come ogni altra anima che, anche in vita, e costantemente divisa tra l'essenza e l'oblio della morte.
Non scelsi io. Né il nome né il giorno. Fu la coscienza dell'Universo.
Le torce si accesero una dopo l'altra, illuminando il villaggio d'indiani sotto un cielo di miliardi di spettatrici. Non erano pronti. Nessuno era pronto. Ma la crudeltà umana è questa.
Arriva in momenti insospettabili, distrugge ogni cosa e fugge via, rapendo la felicità.
Quando la tribù degli Apache fu svegliata da un funesto suono in lontananza, le anime già vennero messe a conoscenza del proprio destino; si sentirono tradite dalla natura, che non le aveva informate in tempo. Nessun uomo saggio avrebbe mai voluto combattere, anche se in vantaggio. Dunque, se gli eventi avessero avuto modo di svolgersi diversamente, si sarebbero nascosti.
Avrebbero avuto il tempo di andarsene, per fare ritorno in un secondo momento, per continuare a vivere. Agli occhi di quei rozzi nemici, quelle tende non avevano valore. Aspettato un giorno o due, avrebbero ripreso il loro cammino. Era una possibilità. Flebile quanto reale.
Eppure la natura li aveva traditi. Non aveva concesso loro nessun segnale premonitore, né il terreno smosso dall'arrivo della cavalleria né il canto di guerra portato dai venti. Gli elementi da sempre loro amici, animali e piante in armonia con la loro tribù. In che modo avevano potuto scatenare un'ira tanto profonda?
Ebbero il tempo di chiederselo, ma agli uomini non fu concesso anche quello per riflettere. Furono mandati in avanscoperta due ragazzi, cavallerizzi veloci quanto un fulmine. Gli altri, imbracciarono le armi: inutili lance,
impotenti pugnali, deboli frecce.Lacrima mi chiamo. A volte è importante ricordarlo.
Infatti quella sera non aleggiava lo spirito di un improvviso rovescio della fortuna. Legno contro moschetto, agli uomini la decisione del vincitore. Non al destino: quello stava già compiendo il proprio corso dagli albori del mondo.
Gli indiani si prepararono, negli occhi di chi sarebbe rimasto il rimorso della certezza che, se avesse seguito i guerrieri, sarebbe stato solo un intralcio. I pianti si unirono alle incitazioni.
Del resto, non erano vigliacchi.Il rumore degli zoccoli diventava di momento in momento più vicino e, non appena gli osservatori tornarono, gli uomini partirono. Non importava che avessero ricevuto la notizia di una disfatta ormai certa.
Non erano vigliacchi.
Andarono contro gli uomini bianchi, pronti a morire d'orgoglio; questi, d'altronde, si erano fermati su di una collinetta dopo aver visto il fumo dei fuochi accesi nel loro villaggio.
Già sapevano, già vincevano.Forse questa è la stupidità umana: è stata donata la parola, ma è divenuta un mero strumento da usare quando meno se ne ha bisogno. Mai quando serve. Se una creatura dell'universo covasse il desiderio di divenire essere umano, dovrebbe ricordarsi che non potrà mai andare oltre i propri desideri e le proprie paure. Non potrà rinunciare ai pregiudizi, né alle illusioni. Dovrà essere cieca, sorda, ineluttabile.
Lacrima fui chiamata.
Senza ascoltarsi, mentre i bagliori notturni lasciavano il palco ad un cielo rosato, i due schieramenti già erano certi della barbarie l'uno dell'altro. L'uno già sapeva che l'altro voleva combattere. L'uno già sapeva che sarebbe presto morto per una giusta causa, rispetto a quella avida e senza fondamenta dell'altro.
Niente avrebbe ricordato, alle menti di quei fragili uomini, che non v'è mai gloria nella fine. lo lo so. lo l'ho visto, e lo vidi lì, su quel campo presto colorato di rosso.
C'è solo la morte, che resta. I vivi, nient'altro che meri esseri, testimoni del proprio nefando futuro.
La battaglia fu ingaggiata, la battaglia finì. Il sacrificio della tribù sparso su quella landa verdeggiante.
Forse fu la mia venuta al mondo a cambiare le sorti dell'altra gente rimasta al villaggio: testardi come molti, si erano rifiutati di scappare. Bambini, donne e anziani attendevano la propria fine in un silenzio stordito: i cavalli degli uomini bianchi erano partiti al trotto verso i cunicoli di fumo che si levavano dal fuoco ancora acceso. Era una provocazione. Li stavano implorando di andare ad ucciderli; loro, d'altro canto, volevano morire e raggiungere i propri amati.
Ma la terra tremò.
Fu il dolore a risvegliare la coscienza dell'Universo? Fu il connubio di quelle anime con il mondo che li ospitava?
Nemmeno io, spettatrice e protagonista di quella giornata, lo seppi mai. In un luogo lontano da quelle terre un vulcano esplose, e fu solo la prima delle mie trasformazioni. Avrei dovuto impiegare settimane a formarmi ed arrivare in quel luogo, per donare il conforto e la durezza di cui sono stata circondata.
Una magia, forse, mi nascose già completa tra le acque del ruscello che costeggiava il villaggio. La terra tremò, gli uomini bianchi fuggirono. I sopravvissuti del villaggio furono risparmiati.Ma le loro anime erano nere, tela della disperazione più profonda, cornice del dolore e della tristezza.
Fu in quel momento che arrivai io, mentre le lacrime delle donne stavano per far esondare quel fiume di oscurità. E loro mi trovarono, conquistando la speranza.
Perché forse questa è l'umanità. Un abisso d'emozioni discordanti, pronti a cambiare in un solo istante.
Sono Lacrima D'Apache, pietra d'ossidiana pura, figlia della resilienza umana. Dalla nascita, sono divenuta compagna degli sventurati e ho offerto loro protezione; sono la traghettatrice della mente nei recessi più profondi dell'anima, pronta a contrastare e sconfiggere ogni paura che mi si presenti dinanzi.
Sono accettazione. Sono vigore.
Il dono della coscienza dell'Universo per i poveri corpi della Terra.
Sono forza.
Ecco, bene, mmmm... come dirlo? Vabbè usiamo parole semplici. Posso farcela.
Potrei aver vinto... uhm uhm, sì ecco un premietto con questo testo qualche mese fa. Nulla di che, però la cosa bella è che ho avuto cinquanta euro da spendere in libri. Yuppie!
E niente, mi sembrava una notizia carina da condividere... ciau ciau!
Vostra,
Tiger ✨
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La Pesca Dell'Immaginazione
Historia CortaCi sono storie destinate ad essere raccontate in lunghe pagine d'inchiostro, senza una fine. Catturano prima la mente, poi l'anima del lettore in un viaggio che continuerà nei suoi ricordi futuri. Ma non sempre tutte le storie possono essere descrit...