Pt.18

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«Non ci credo, ti ha davvero prestato la sua giacca?» Domandò Titina con tono sorpreso, Strecatto si era agitato per nulla, in quanto sua zia volesse solo sapere cosa fosse successo con il suo capo, pettegola come al suo solito, ma infondo, Titina era sempre esagerata.
«Si zia, è stato così romantico, non hai idea di come mi guardava, con quegli occhioni dolci e profondi» Rispose Strecatto con aria trasognante.
«Continuerò a dire, finché non vi metterete insieme, che questo qui non è etero!» Esclamò Titina con convinzione, e Strecatto sapeva che sua zia avesse uno intuito spiccato per queste cose e, per quanto il violetto fosse un eterno sognatore, sapeva che sarebbe stato troppo bello per essere vero stare con un uomo come lui.
«Chissà, forse un giorno...» Iniziò Strecatto con voce speranzosa.

«Strecatto! Aiutami con i panni da lavare!» Gridò Greta richiamando il violetto in cerca di aiuto.
«Ti devo salutare Titina, devo tornare a lavoro, ti voglio bene!» E così dicendo, staccò la telefonata per andare ad aiutare Greta.
«Sta attento quando parli con il telefono della villa, al signor Cico non fa molto piacere» Lo ammonì con dolce tono la donna.

time skip
«Su ora a nanna!» disse Strecatto, mentre rimboccava le coperte a Thomas e Martin.
«Stre ci racconti una favola?» chiese gentilmente Thomas.
«Certo, vi va se vi racconto cenerentola?» chiese il violetto.
«Ma Stre... è per femmine!» disse Martin
«Nessuna storia è per maschi o femmine, ognuno può leggere ciò che vuole, quindi vi va se leggo Cenerentola?» ripeté la domanda.
«E va bene dai» rispose Thomas.

Quel ragazzo insegnava molte cose a Thomas e Martin, insegnamenti che si sarebbero portati dietro per tutta la vita. Nel mentre che Strecatto raccontava la favola, si immedesimò nella storia.

«Cenerentola e il suo principe erano così che-» disse Strecatto guardando il vuoto con un sorriso trasognante sul volto nel ripensare alle dita del rosso che sfioravano delicatamente la sua pelle e a quegli occhi profondi che sembrava lo volessero penetrare.
«Stre stai bene?» chiese dolcemente Thomas, notando il violetto che si era perso a guardare il vuoto. A sentire la voce del piccolo Strecatto si riprese da quello stato di trance, scuotendo la testa.
«Sì sì, tutto okay» disse il violetto, risvegliandosi dai suoi pensieri.
«Su ora dormire, si è fatto tardi» continuò Strecatto, rimboccando nuovamente le coperte a Thomas.

Il violetto uscì dalla stanza, uscendo, andò a sbattere sul petto di Cico.

«Stai attento Strecatto!» disse infastidito Cico.
«Scusi ma stia attento lei!» rispose Strecatto, con tono leggermente aggressivo.
«Scusami?» chiese Cico, aveva sentito ciò che ha detto, ma voleva vedere se era sfacciato fino a questo punto.
«Stia attento lei! Glielo devo ripetere di nuovo?» si, era decisamente sfacciato.
«Lascia stare, o qui iniziamo un altra discussione, vieni andiamo nello studio, ti devo parlare» disse Cico, arrendendosi a rispondergli.

I due andarono nello studio, non accorgendosi però di Thomas che li stava seguendo.

«Allora Stre è un po' complicato da spiegare ma lo farò velocemente e in modo diretto» disse Cico, facendo preoccupare Strecatto.
«Cosa mi deve dire?» chiese il violetto, avvicinandosi al rosso, aveva paura di ciò che gli potesse dire.
«Io-» disse Cico, per poi bloccarsi, perdendosi negli occhi del ragazzo che aveva a pochi centimetri di distanza.
«Lei cosa?» chiese Strecatto, non rendendosi conto della poca distanza fra le loro bocche.
Ci furono attimi di silenzio, i loro corpi e le loro bocche si avvicinavano sempre di più, ma fù Cico a interrompere quel bel momento, allontanandosi dal violetto.
Nel mentre Thomas era lì, fuori alla porta, ad ascoltare e osservare tutto ciò che stava accadendo in quella stanza.
«Strecatto, sei licenziato»

𝓲𝓵 𝓶𝓲𝓸 𝓯𝓻𝓮𝓮𝔃𝓮𝓻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora