10. those eyes | rantaro amami

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Type: rantaro amami x fem! reader

Warnings: no despair au, from angst to fluff

***

La musica le faceva male le orecchie. Era a volume massimo -tipico delle feste di casa Iruma-, le persone pullulavano da ogni angolo della casa e ovunque ti giravi c'era puzza di alcool.
In realtà, si chiedeva ancora perché avesse accettato di andarci. 
Ti divertirai, le dissero. Ti aiuterà a distrarti. E in effetti, funzionava davvero; era veramente distratta. Ma avrebbe preferito distrarsi in un altro modo. In realtà, era andata lì più per fare un piacere a Miu che per sé stessa.

«Devi distrarti, T/n. Ormai è passato un mese cazzo, non ti sembra il caso di riprenderti? Non avrai mica intenzione di lasciar sfiorire tutto il tuo potenziale da donna solo per quel coglione?»
Eppure, quella musica assordante le faceva venire solo il mal di testa. I piedi le facevano male per i tacchi, non aveva toccato neanche un po' di alcool e l'unica cosa che la divertiva era guardare la sua amica vomitare.
Decise di andarsene. Conosceva a memoria la casa di Miu- quasi più della sua. Quindi sapeva benissimo che strada prendere per ritrovarsi in camera dell'amica. 
Appena la trovò, si fiondò subito dentro, sbattendo la porta e lasciandosi dietro di sé la musica altissima, le urla e i vomiti. Sollevata, socchiuse gli occhi; e mentre si massaggiava le tempie si lasciò scivolare lentamente lungo la porta, fino a sedersi.

Senza rendersene conto, iniziò a piangere. Le lacrime scorrevano sulle sue guance, e parevano non volersi fermare. Era stanca. Ed era anche una stupida: come le era venuto in mente di andare a quella dannata festa?
Era la prima volta che piangeva dopo un mese. Pian piano, nella sua mente riaffiorò tutto quello che era successo nelle ultime settimane. Aveva bisogno di piangere da tanto tempo. 
Sentiva che la testa le sarebbe scoppiata da un momento all'altro, ed era convinta di aver esaurito tutte le lacrime che aveva negli occhi. E la tristezza si iniziò a trasformare in sonno: sarebbe stato così bello dormire in quel momento!
Solo un minuto, magari...si disse, mentre gli occhi le si appesantivano sempre di più.
Poi una voce la fece quasi barcollare, anche se era seduta.

«Stanca?»
Quella voce.
Era un mese ormai che cercava di dimenticarla, quella voce, e ora l'aveva risentita. O forse, era solo nella sua immaginazione. Ma quando guardò dritto davanti a sé, Rantaro Amami era proprio lì, seduto a gambe incrociate sul letto di Miu, a guardarla curioso.
T/n evitò di guardarlo negli occhi. Sapeva che, se l'avesse fatto, per lei sarebbe stata la fine.
Subito si ricompose, asciugandosi gli occhi e schiarendosi la gola. «D-da quanto tempo sei qui?» gli chiese, sperando vivamente che lui non avesse assistito alla sua crisi di pianto.
«Beh..precisamente, da prima di te.»
Benissimo.
T/n notò che anche Rantaro evitava i suoi occhi. Al contrario, guardava fisso gli anelli sulle sue mani, come fossero la cosa più interessante in quella stanza. Ci furono vari momenti di silenzio. Poi lei sospirò. «Ti ha invitato Miu, vero?» Da sopra il letto, T/n vide Rantaro annuire. Ridacchiò, quasi divertita dalla stranezza della situazione in cui si trovava.

«Senti, io- credo che me ne andrò.» T/n si alzò con i piedi ancora doloranti e il mascara colato. Si sistemò il vestito spiegazzato, aprì la porta e fece per uscire, ma Rantaro la bloccò parlando.
«N-no- aspetta. Resta qui.» la voce gli tremava. Probabilmente, Rantaro aveva pianto subito prima che lei entrasse.
Senza voltarsi, T/n scosse la testa. «..Perché?» chiese, sperando di non ricevere una risposta.
«Ho bisogno di parlarti.» A quel punto, T/n si girò verso di lui. Finalmente i loro occhi si incontrarono, e entrambi si sentirono lo stomaco sprofondare.
Titubante sul da farsi, alla fine T/n richiuse la porta e si levò i tacchi, sedendosi sul letto - di fronte a lui.

«Io...io sono ancora innamorato di te, T/n. Ti amo ancora, e tanto...più penso alla stronzata che abbiamo fatto a lasciarci, più mi pento e più capisco di essere stato un idiota.»
Mentre parlava, Rantaro aveva di nuovo abbassato lo sguardo; al contrario, T/n lo osservava, senza perdersi ogni minimo dettaglio del ragazzo di cui, in fondo, era ancora innamorata anche lei.
Quella sera lui indossava una camicia bianca con le maniche raggomitolate fino all'avanbraccio, un pantalone nero e i soliti anelli che lei amava tanto rubare quando erano insieme. E quei capelli. Quei capelli verdastri che tanto adorava scompigliare, pettinare e legare.
Le mancava tutto di Rantaro. 
Poi T/n si riprese dal suo stato di trance e pensò a cosa rispondere. Prese un bel respiro, poi parlò: «Non possiamo stare insieme, Rantaro. Se avessimo potuto, adesso non saremmo qui...non credi?»

«Lo so, ma...mi manchi da morire, diamine! Ogni cosa che vedo mi parla di te...e io sto impazzendo. Anche stasera...sapevo che ci saresti stata, e inizialmente non volevo venire. Ma ora sono qui, e tu sei di fronte a me. Non sopporto più un minuto di questa vita se dev'essere senza di te. Persino ora, con il mascara colato, senza tacchi e i capelli in disordine ti trovo bellissima. Perché ti amo ancora, T/n. E vorrei tanto che fosse lo stesso per te, ma...sono sicuro che non è così.»
T/n non aveva la minima idea di cosa dire. Amava ancora Rantaro, ma non potevano stare insieme. Perché l'amore, da solo, non basta.

«Ora puoi- puoi anche andartene, se vuoi. Anzi...me ne vado io.» Mordendosi la lingua fino a farsi uscire il sangue per tutto quello che aveva detto e che non avrebbe dovuto, Rantaro si alzò dal letto.
Stavolta, fu T/n a fermarlo: lo prese per un braccio, facendolo voltare verso di lei. Guardò dritto in quegli occhi verdi, dove si libravano prati e fiori. 
Oh, fanculo tutto.

E poi lo tirò a sé, annullando le distanze tra le loro labbra. Fu un bacio lento, desiderato da entrambi. Si baciavano con foga, ché a ognuno erano mancate le labbra dell'altro. Senza smetter di baciarlo, ormai ad occhi chiusi T/n si lasciò cadere sul letto; Rantaro sopra di lei, con una mano sulla sua guancia e l'altra sul letto, per reggersi meglio.

Ed entrambi sapevano che non si sarebbero fermati solo ai baci, perché era da troppo tempo che le loro labbra non si sfioravano, che le loro mani non si intrecciavano, che i loro corpi non si univano in uno solo.

I suoi occhi, si disse T/n; i suoi occhi hanno rovinato tutto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 01, 2022 ⏰

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