Mattina d'autunno 1.

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Trasportate da un leggero venticello, un susseguirsi di foglie rosse e arancioni
abbandonavano i rami dell'albero. Il terreno coperto di foglioline e rami secchi
risuonava sotto i miei piedi.

L'autunno era una stagione strana, capace di trasmettere freddezza e calorosità al tempo stesso e tali sensazioni ho sempre supposto avessero la capacità di scaturire dai colori.  Le sfumature calde che prendono le colline rendono l'ambiente una tavolozza degna dei migliori pittori, allo stesso modo è gradevole la sensazione di fugacità che danno gli alberi man mano che si spogliano. Sorrisi tra me e me portando lo sguardo dal paesaggio al terreno chiudendo gli occhi. Li riaprii e con mia sorpresa una voragine di un nero intenso si aprì sotto di me, neanche il tempo di reagire che stavo già precipitando, l'haori bianco svolazzava ai lati del corpo, tesi la mano verso il cielo ma anche lei si tinse di rosso, non era un rosso rassicurante come quello delle foglie. Era intenso, cupo, color sangue.
Poco dopo, il buio.

Mi svegliai di colpo sollevando il busto dal futon. Era successo di nuovo.
Leggermente stordito da una parte dal sonno e dall'altra dall'improvviso risveglio, portaii una mano sul petto assecondando con la mano i movimenti e ascoltanto il respiro mentre cercavo di regolarizzarlo. Nuovamente padrone di me volsi lo sguardo verso il vuoto della stanza mentre portai una mano tra i capelli al fine di togliere delle ciocche dorate e rossastre davanti il viso.
La sensazione di fastidio data dal tessuto del kimono mi portò rapidamente a liberarmene dalle spalle, dopo tutto quel movimento aveva decisamente perso la sua utilità.
Un sospiro.
Aveva senso continuare così? Posai la fronte sul braccio dopo averlo poggiato su un ginocchio piegato. Socchiusi gli occhi. Questa guerra con i demoni ci stava consumando, mi, stava consumando...era tanto giusta quanto sbagliata, ad essere sincero in quel momento mi sentii abbastanza un incosciente nel provare a pensare per un attimo ad un mondo equo ed in pace con sé stesso, ogni creatura per conto suo, un po' utopico, lo riconosco...Ridacchiai tra me e volsi lo sguardo verso la vetrata, era quasi l'alba ormai.

Un altro giorno, un altro sole mi avrebbero accompagnato di li a breve.
Mi ritenevo una persona alquanto carismatica, socievole, questo di certo, con i miei alti e bassi, d'altronde chi non ne ha? Mi veniva ripetuto in continuazione di non essere così esuberante per ogni minima cosa, ma che ci potevo fare? Il cuore veniva trasportato da un fremito non appena ne veniva catturata l'attenzione ed in tutta onestà la cosa non mi dispiaceva.

Nel profondo sapevo di potermi aggrappare solamente a questo tipo di emozioni e di, se così si possono definire, novità?
Effettivamente parlare di novità quando ci si riferisce al cambiamento delle stagioni, al nuovo tipo di allenamento, o persino ad una nuova costruzione nel villaggio non è esattamente ciò che uno si aspetta, almeno secondo il mio punto di vista.
Da tempo ormai ero accompagnato da una sensazione di monotonia, nonostante le giornate brillanti e luminose, non riuscivo a togliere quel velo uggioso che mi si parava davanti. La cosa divertente è che in verità non sapevo neanche io ciò che cercavo, non sapevò cos'era effettivamente quella così detta "novità" che mi avrebbe rapito e stravolto al punto da farmi dire, "Sei tu ciò che cercavo". Che prendesse la forma di un'avventura al di fuori del villaggio o le sembianze di una qualunque persona, questo ancora non mi era dato saperlo.

Ebbene, in seguito al monologo interiore mi feci forza, nel silenzio un sussurro uscì dalle mie labbra, come a volersi rivolgere alle piante al di fuori che fino ad allora avevano osservato un uomo dai capelli biondi fissarle in modo alquanto ossessivo.

"Datti da fare anche oggi..."

Mentre mi sollevai apprestandomi a sistemare il kimono mi accorsi delle ombre leggere che si cominciavano a stagliare nella stanza e sopra di me, nascondendosi poco alla volta dalle luce del sole che con prepotenza stava sorgendo.
Che meraviglioso tepore.

Con ironia feci caso ai colori degli alberi fuori quasi come se la natura fosse stata spettatrice del mio sogno, questa volta però al posto delle sfumature cupe, si faceva spazio con prepotenza un arancione caldo e confortevole.

"Ed eccoci" sorrisi.

Voltai le spalle ed una parte di me, mentre mi accingevo ad uscire dalla stanza, sperò in una svolta, in una novità in quella tiepida mattina d'autunno.









*Sia la foto in copertina, sia la foto del capitolo è di proprietà del rispettivo autore/autrice.


A presto! :)

-Laughtale

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