Posso? 9.

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Rengoku's pov

Le ore che seguirono furono qualcosa di indescrivibile.

Dopo che se ne fu andata rimasi nel mezzo della stanza semplicemente ad osservare, è ironico sì, perchè non avevo la benché minima idea di come dover procedere, non sapevo se fosse meglio cominciare a sistemare quel disastro o se al contrario conveniva preparare un discorso per contenere il possibilissimo, nonnchè prossimo, esaurimento nervoso di Shinobu. Alla fine raccolsi da terra i resti di alcuni fiori mentre i petali cadevano a terra abbandonati a loro stessi. Quasi con altrettanta frustrazione mi misi le mani tra i capelli scompigliandoli.

Con Shinobu parlerò io

Mi diedi mentalmente dell'idiota. Sospirai cominciando a mettere insieme le idee mentre attendevo con un'amara consapevolezza le urla che ne sarebbero seguite. Non molto tempo dopo effettivamente, Shinobu mi trovò seduto in uno stato meditativo sulla sedia che avevo rimesso in piedi nel centro della stanza.

"Rengoku."

Senza aprire gli occhi, inspirai profondamente, alzai un sopracciglio e camuffando un sorrisetto isterico risposi tranquillamente.

"Si...?"

Non serviva girarmi e guardarla. Vedevo perfettamente il sorriso inquietante e l'aura oscura intorno a lei e a quel visino innocente.

"Dammi un buon motivo per non andare ad avvelenare il colpevole"

Aprii gli occhi ritrovandomi di nuovo davanti quello che un tempo era un roseto, con calma spostai lo sguardo su di lei. Se solo lo sapessi amica mia, se solo sapessi anche un minimo di ciò di cui vorrei essere a conoscenza a quest'ora né tu né io saremo qui a farci questa domanda.

"Non avvelenerai nessuno, almeno non oggi" risposi sorridendo mentre mi alzavo e pensavo alla fine che aveva fatto fare a quei demoni l'ultima volta. Rabbrividii.

"C'è stato, chiamiamolo così, un incidente, questo riesci a vederlo da sola, la causa è ignota, ti prego di non farti carico di indagare, ci sto già pensando io." portai le dita tra i capelli e leggermente a disagio ripresi a guardarmi intorno con un pizzico di nostalgia.  "Mi dispiace per tutto il tuo lavoro vorrei-"

"Non importa"

"Ah...Aspetta, eh?" lo sguardo della ragazza vagava spento sullo scenario che aveva di fronte.

Faceva male persino a me che non ero assiduamente in quel luogo, doveva per forza far male anche a lei, tutti i suoi sforzi, i suoi studi volatizzati così, per non parlare del fatto che non avevamo dunque neanche più le piante officinali per le cure, come poteva limitare e snobbare tutto con un semplice 'Non importa'?

"Shinobu stai bene?"

"Il Maestro" iniziò nascondendo le mani nelle larghe maniche del kimono "Mi ha mandato a chiamare poco prima di recarmi qui dicendo di andare nella casetta che usiamo come ripostiglio."

"E bene?" chiesi incitandola a continuare continuando a non capire il nesso tra le due cose.

"Era piena di tutte le piante che avevo, o meglio, che pensavo di avere...Inizialmente non capii il gesto, né il mittente, così dubbiosa ho lasciato tutto dov'era venendo qui...Capendo"

Non ebbi idea di come risponderle. La domanda non era tanto inerente alla scorta delle piante, quanto al perchè fossero spuntate fuori ora e soprattutto, il mittente? Che mittente? Chiunque dovesse aver fatto la consegna non sarebbe di certo passato inosservato, non con tutti noi presenti. Tuttavia il ripostiglio non si trovava in una zona centrale, era per lo più limitrofo alle mura, ma come la si metta non ha comunque senso. Inoltre, come faceva a sapere esattamente di quali piante necessitasse Shinobu senza nemmeno aver ricevuto una lista da parte sua? Mi lasciai ricadere sulla sedia posando le mani sulle ginocchia. Improvvisamente il tessuto nero dei miei abiti divenne incredibilmente interessante.

"Il Maestro non ha aggiunto niente?"

Scosse il capo. Non spiegando altro diede ancora uno sguardo all'ambiente probabilmente notando poco a poco anche altre cose che a prima vista non erano state considerate, tra queste i vasi ed il legno dei mobili rotti. Si mosse poi verso l'interno dell'abitazione, riuscii a captare il nome delle ragazze che la aiutavano e che si occupavano delle pulizie. Non avevo altro da aggiungere. Mi alzai dalla sedia e con un cenno del capo salutai mentre ritornavo sui miei passi lungo il corridoio.

"Rengoku"

Mi fermai sul ciglio della porta senza voltarmi.

"In bocca al lupo per le indagini allora"

Sorrisi, anche qui non fu difficile immaginare il sorriso e lo sguardo indagatore senza il bisogno di controllare. Alzai una mano accennando di nuovo ad un saluto e riponendola successivamente all'interno delle maniche dell'haori bianco e rosso, mi lasciai alle spalle quell'abitazione. Tra i mille dubbi e curiosità che avevo per la testa in quel momento sapevo per certo che né lei né tantomeno il Maestro sarebbero stati capaci di darmi una risposta soddisfacente. Mi tolsi dal viso delle ciocche di capelli mossi dal leggero venticello, alzai lo sguardo al cielo ed in quel momento presero forma nella mente le sue lacrime ed i suoi occhi spaesati. Nel petto una morsa data dal senso di colpa e dal pensiero di non aver fatto abbastanza quando l'ebbi davanti in quello stato catartico. Posso dunque dare la colpa a queste sensazioni e dubbi se i miei passi si mossero istintivamente verso la sua abitazione.


T/N's pov

Mi accasciai al suolo una volta chiusa la porta, la katana cadde a terra presto seguita da delle lacrime silenziose. Mentre mi rannicchiavo su me stessa la domanda che mi aveva perseguitato per tutto il tragitto continuava a riproporsi senza pietà. Chi era stato? Possibile che nonostante fossi stata lì tutto il tempo non mi fossi accorta di nulla? Sul serio? L'orribile sensazione di vuoto era tutto ciò che rimaneva, desiderai con tutta me stessa riempirlo con dei ricordi, anche con il più piccolo e insignificante. Chiusi gli occhi sconsolata portando il capo a posarsi contro il legno della porta. Come se fossero stati un cortometraggio, le immagini di quella notte veloci scorrevano nella mia mente, non avevo però la forza di mandarle via, non questa volta, inerme rivissi tutto, risentii il fuoco sulla pelle, le cicatrici, il sangue sulle mani, la cenere e la polvere sulla pelle. I cadaveri che bruciavano davanti a me, le urla lontane di chi ormai non ha più scampo dall'incendio. Il flebile "Corri" sussurrato all'orecchio da mia madre mentre le forze la abbandonavano e l'emorragia non si fermava. Mi sentii ribollire di rabbia. I desideri disgustosi della vendetta e della frustrazione cominciarono a prendere il sopravvento quasi abbinandosi alle fiamme dell'incendio nella mia testa. In quel momento sentii bussare. Non seppi decifrare le mie emozioni in quel momento, per un attimo addirittura pensai di essermelo immaginato ma poi curiosità, timore e angoscia mi riportarono alla mente il perchè mi ritrovavo in quello stato in quel momento. Presi in mano la katana facendo leva per sollevarmi. Aprii così la porta pronta ad affrontare la mia punizione.

Shinobu? Direttamente il Maestro? O forse finalmente avevano concesso a Sanemi di poter dare libero sfogo alla sua ira?

"Tu.." uscii fuori una voce flebile.

Ipotizzai l'avesse mandato Shinobu per scortarmi dagli altri ma tutte le mie idee vennero prepotentemente cancellate non appena lo vidi...sorridermi?

"Posso?" chiese inclinando il capo di lato.

Non si era scomposto di un attimo. Come se non fosse accaduto assolutamente nulla. Mentre io ero qui, psicologicamente provata a scervellarmi sull'accaduto e sul possibile colpevole. Sarò esagerata io? Arrivai a chiedermi persino questo quando entrò passandomi accanto portando pace, calma e tepore all'interno di quelle quattro pareti messe insieme che da quando ero arrivata avevano solo assaporato la mia isteria.

"Certo.." risposi chiudendo la porta alle mie spalle con un senso di piacevole leggerezza.

Io so chi seiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora