11.

64 6 0
                                    


In un'atmosfera rarefatta, un vento leggero muoveva le foglie all'esterno giocando con i fiochi giochi di luce ed ombra creati dalla lanterna quasi si può dire messa in disparte sulla pavimentazione lignea del piccolo portico sotto il quale ci eravamo seduti. La luna ormai alta nel cielo, si apprestava ad essere via via più luminosa man mano che il tramonto del tardo pomeriggio lasciava spazio alla notte. Ogni tanto qualche timida cicala ci ricordava la sua esistenza nel mondo mentre Sif giocava con le formiche correndo e saltellando da una parte all'altra della stradina oltre le scalette che collegavano la casa alla strada.Chiusi gli occhi beandomi di quel momento, fermo e perfetto nella sua semplicità. Con molta probabilità il biondo accanto a me doveva aver pensato le stesse cose. Nessuno si permise di emettere suoni, solamente ogni tanto si percepiva il suono delle dita che picchiettavano sul legno o il rumore dello sfregamento del tessuto mentre muovevo con lentezza le gambe a penzoloni.


Portai una mano lateralmente vicino il fianco urtando inconsapevolmente la sua. D'impulso la spostai quasi subito mantenendo lo sguardo fisso avanti a me e cercai disperatamente di evitare una possibile conversazione voltandomi da tutt'altra parte quando tutto ad un tratto sentii del tepore scaldarmi il dorso della mano. Ignorai il leggero rossore sicuramente comparso sulle mie gote al pensiero della sua mano sopra la mia.

"Come ti senti ora?" ingenuamente pensai si stesse riferendo alle emozioni di quegli istanti, se così fosse stato non avrei saputo, con tutta onestà, rispondere. Poi connessi la domanda agli avvenimenti precedenti che ci avevano portato a sederci lì, nella quiete più totale.

"Meglio grazie, ne avevo bisogno" risposi sospirando e guardando Sif che aveva nel frattempo aveva trovato il terriccio perfetto per scavare una buca.

"Il fatto è che quelle domande mi hanno colpita dritta al cuore. Non me le aspettavo...minimamente, o forse non ero io che mi aspettavo di essere ancora così legata a quei ricordi."

"Se vuoi" iniziò pacato "Sono pronto ad ascoltare o per lo meno a cercare di capire come aiutarti"

Lo guardai. Come faceva ad essere così sicuro di sé? Ad avere la certezza di poter aiutare il prossimo? Di poter aiutare me, che nemmeno capivo me stessa?

"Credo di aver ucciso i miei genitori" iniziai così. Di getto. In qualche modo l'averlo detto mi sollevò da un macino non poco leggero. Non replicò attendendo il resto. Lo apprezzai.

"La notte" continuai "continuo a sognare la stessa scena anni, da che ne ho memoria ad essere sincera.." mi sentii stringere la mano "Nel sogno ci sono io con una katana in mano che gronda di sangue in un villaggio in fiamme. La scena è fedele al reale, altro non è che la pena per le mie colpe suppongo." ridacchiai scostando i capelli dal viso.

"La mia vita errabonda è iniziata dopo la distruzione del villaggio appunto, non ho memoria della causa effettiva, l'unica cosa che ricordo è quella di essermi addormentata nel fienile e di essermi risvegliata tra le fiamme con al mio fianco il cadavere di un lupo nero e Sif che cercava di svegliarlo invano...Era davvero bellissimo, pieno di verde, di risate di persone diverse che accorrevano da ogni dove per barattare la loro merce, nessun demone a dar fastidio. Sembrava quasi un mondo perfetto, un piccolo Eden in terra...Qui mi chiedo infatti come sia possibile che sia tutto sparito in un battito di ciglia. Come è possibile che io non abbia memoria di una cosa simile e soprattutto come è possibile che io sia ancora viva...Sai Rengoku" spostai lo sguardo dal paesaggio davanti a noi a lui "Ti ringrazio per non avermi arrestato dopo essermi apertamente incolpata di omicidio." Ci continuò ad essere del silenzio per svariati attimi dopo quelle parole, riportai la mia attenzione agli alberi concentrandomi medativamente sulle foglie.

"La verità è che non ricordo di averli uccisi io, ho solo la visione di mia madre che si accascia a terra dopo essersi estratta la mia spada dal ventre, e quella di mio padre tremante che perde sangue dalla giugulare" mi misi le mani tra i capelli trattenendo il fiato mentre mi rannicchiavo a riccio. Non volevo vedere nessuno. Non volevo vedere me. Come potevo non vedere anche dentro di me?

"Va avanti" mi incitò dopo poco con voce pacata mentre mi mise una mano sulla schiena "Stai andando benissimo"

Avrei potuto giurare di vederlo sorridere. Alzai il viso posando il mento sulle braccia conserte ormai sulle mie ginocchia. "La spada era effettivamente colma del loro sangue" sussurrai con voce ovattata "La cosa peggiore è che non avevo motivo per farlo! Non volevo farlo! Non volevo neppure dare fuoco al villaggio! Ad essere sincera non so nemmeno se sia stata io o no...Sono sempre più convinta che sia stato qualcuno che si sia infiltrato e che mi abbia ipnotizzata per portarmi a tutte queste pippe mentali" sospirai asciugandomi una lacrima sfuggita al mio controllo. "La troverò. Fosse l'ultima cosa che faccio, troverò quel bastardo e lo eliminerò con le mie stesse mani." strinsi le nocche al ricordo di quella promessa che ormai ripetevo come un mantra.

"Li amavo. Amavo tutti. Indistintamente. Non avevo motivo di agire come si presuppone che abbia fatto. Ad ogni modo è da allora che fuggo da quella realtà, che mi costringo a crearmi altre dimensioni di una quiete verosimile. So già che non riuscirò mai più ad ottenerla ma-" non riuscii a terminare la frase. Senza accorgermene ero nuovamente scoppiata in lacrime nonostante la voce non fosse rotta dal pianto. Lui mi strinse a sé, accarezzandomi il capo con dolcezza non aiutando la situazione in cui verteva in mio viso.

"Sei stata bravissima" rispose quasi in un sibilo sul mio capo. "Grazie per aver condiviso queste cose con me" proseguì.

Alzai a quel punto il viso facendo scivolare la mano che aveva riposto sul mio capo, dapprima sulla guancia e poi sulla spalla. Non seppi aggiungere nient'altro, continuavo a guardare i suoi occhi che ormai avevano incontrato i miei. Mi sorrise dolcemente. Perché doveva essere così? Cominciavo ad odiare la sua tranquillità. Tesi le mie mani con incertezza verso il suo di viso e tenendo fermo lo sguardo su di lui dissi: "Ora tocca a te, anche io voglio conoscerti, non è possibile che io sia l'unica che pianga" ridacchiai appena rubandogli un sorriso a sua volta. Lo vidi annuire e per un attimo, fu stupendo essere capita.

Rengoku's pov

Avevo i pensieri completamente in subbuglio, in realtà tutto nella mia testa al momento era in un caos più totale, motivo per cui mi quasi meravigliai della capacità con cui riuscivo a trasmettere questa sensazione di calma e tranquillità del tutto fuori dal contesto. Ma ne fui felice, per lo meno mi sembrò essersi calmata e sfogata.Non sarei mai giunto ad una conclusione simile, tanto meno ad immaginarmela con una spada in mano dopo aver ucciso i suoi e il villaggio a sangue freddo. A vederla, quegli occhi profondi cercavano solo tanta comprensione e paradossalmente, per quando inadatto, volevo essere io un a darle quella pace che tanto agognava. Similarmi ad un rifugio? No, non mi sarei spinto a tanto, ma sentii dentro di me la consapevolezza che un'amicizia come quella che si prospettava, sarebbe sicuramente stata d'aiuto per entrambi.

Mi quasi abbandonai al presente quando le sue dita fredde mi toccarono il viso e la sua voce mi pose quella domanda con occhi lucidi. Come potevo dire di no? Ridacchiai. Le presi le mani e le portai a posarsi tra di noi mentre prendevo a raccontare. Nel frattempo intorno a noi il silenzio, la luna alta nella notte, un lupetto dormiente. Tutto imperfettamente ideale.

Io so chi seiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora