6.Il litigio

176 16 0
                                    

*Qualche tempo dopo*

Il rapporto tra Alexja e Maria andava sempre meglio,tanto che ora erano migliori amiche.
Ciò che non andava bene erano il rapporto con il resto dei compagni di classe e quello con la famiglia.
I compagni prendevano spesso in giro Maria dicendole che era grossa,che era antipatica e che la odiavano. Non veniva mai invitata alle feste.
Un giorno Marco,un ragazzo un po' antipatico e troppo sicuro di sé, durante una ricreazione che avevano passato in classe,si era avvicinato a Maria,insieme ad altri che avevano seguito il suo esempio. Incoraggiato dagli altri,l'aveva guardata dritta dritta negli occhi e le aveva detto:"Sei solo una puttana...Cosa cazzo credi che importi a noi di te? Sei talmente cicciona che se vai al mare le balene pensano che tu voglia fargli concorrenza".
La testa di Maria aveva iniziato a vorticare pericolosamente e si sentiva mancare l'aria. Gli occhi umidi.
"E ora che fai?Ti metti a piangere? Povera sfigata ahahahha".
Maria era giunta al limite,non ne poteva più.Così,cercando di farsi largo meglio che poteva,era corsa a chiudersi in bagno e lì era scoppiata a piangere.
Alexja,mentre tutto ciò accadeva,si sentiva debole e non aveva trovato dentro di sé abbastanza coraggio per difendere la sua migliore amica.Ora si sentiva pulsare dentro lo stomaco i sensi di colpa...Che vigliacca era stata...
Rivedeva ancora davanti a sé gli occhi di Maria che,inumiditi,imploravano soccorso.
Per sbarazzarsi di questa orribile sensazione,Alexja era corsa in bagno poco dopo Maria.
"Maria,apri quella porta...Non puoi stare chiusa lì per sempre!"
"Chi te lo dice?","Lo dico io...Lo sai che ci tengo a te...","Se fosse davvero così avresti cercato di difendermi...O almeno ci avresti provato.Ma invece non hai fatto assolutamente nulla,e sai perché? Perché avevi paura che,mettendoti dalla mia parte,avrebbero preso di mira anche te! Sei solo un'egoista! E ora vattene,non voglio più vederti!"
Quelle parole avevano colpito Alexja come un pugno alla velocità della luce sulla bocca dello stomaco. E questo perché quello che aveva appena detto Maria,in un certo senso,era in parte vero. Ecco perché non era riuscita a prendere le difese di Maria:aveva paura del fatto che avrebbero potuto prendere di mira anche lei.
Ecco che cos'era quella strana sensazione: paura.
"Senti,ora che mi ci fai pensare,forse hai ragione...Forse è vero che ho avuto paura...Però,insomma...Ecco...Prova a capirmi. Ho sbagliato.Cazzo se ho sbagliato...Sono stata egoista,una vera vigliacca. Riflettendoci ho capito che quando tieni davvero ad una persona metti il suo bene prima del tuo,ed io non ho fatto così.Ho sbagliato. Sono stata davvero pessima. Ho pensato solo a me stessa e non ti ho mai dimostrato tutto il bene che ti voglio. Quindi se non mi vuoi perdonare ti capisco perfettamente.È anche vero che una seconda possibilità va data a tutti. Però ora fai come meglio credi...Io vado in classe".
Maria,da dietro la porta chiusa a chiave del bagno,aveva sentito le parole di scuse di Alexja,ma era troppo arrabbiata per perdonarla e non era sicura che l'avrebbe fatto,almeno non subito. Aveva sentito la porta sbattersi dietro ad Alexja e poi era uscita dal bagno per lavarsi la faccia. Così su sarebbe calmata un po',o almeno sperava.
Aveva deciso che,una volta arrivata in classe,si sarebbe seduta al suo posto,non avrebbe guardato in faccia nessuno e si sarebbe subito nascosta tra i libri,nel suo mondo. E così fece.


***

All'uscita da scuola era subito salita nel pullman per evitare qualsiasi tipo di contatto con tutti. Non aveva voglia di sentirsi offendere ulteriormente,ne aveva già fin sopra i capelli... Per tutto il viaggio non aveva fatto altro che tenere gli occhi sui libri,in questo modo le riusciva più facile dimenticarsi del mondo.

***

Non le piaceva stare a casa,si sentiva odiata persino dalla sua famiglia.
La famiglia dovrebbe essere il luogo in cui si può smettere di passare per qualcun'altro ed essere se stessi,senza paura di essere giudicati,ma purtroppo non è sempre così,soprattutto a casa Alonso.
Quel giorno Maria,già giù di morale per conto suo,non aveva alcuna voglia di sentirsi urlare dietro anche dalla sua "famiglia"...
Come sempre nel tardo pomeriggio ,Maria si era tirata fuori il diario ed i libri ed aveva iniziato a fare i compiti. Adele,che non andava ancora all'asilo,si era seduta accanto alla sorella maggiore che studiava e,per puro dispetto, si era messa a cantare.
"Adele,per favore,non cantare...Devo studiare" aveva detto Maria,cercando di mantenersi calma. "Ma io voglio cantare! E faccio quello che voglio!" aveva ribattuto la piccolina,con fare arrogante e continuando a cantare.
"Adele non ho intenzione di ripeterlo ancora: smettila di cantare perché io devo studiare. Se tu canti io non riesco a concentrarmi e,di conseguenza,non riesco a studiare" ora Maria stava iniziando a perdere la calma,non sopportava quando quella dispettosa di sua sorella faceva così. Sapeva che lo faceva per il solo gusto di farla arrabbiare. "Smettila o chiamo il papà ...Così poi ci pensa lui a farti smettere!". "Tanto sgrida te,vuoi vedere?" ora le rispondeva in modo canzonatorio,perché sapeva che infastidiva Maria.
"Adele smettila! Devo studiare e non ho tempo da perdere con una bimba rompipalle come te! Finiscila!!" la calma di Maria era decisamente andata a farsi fottere perché ora stava urlando.
"Cosa sta succedendo qua?" aveva detto il papà che ora le fissava dalla porta della cucina. "Maria,ti ho sentita urlare! Devi smettere di dare fastidio a tua sorella! Solo perché sei gelosa non vuol dire che la devi trattare a questo modo! E se sei gelosa sono cazzi tuoi" anche lui ora aveva perso la calma...Era piuttosto diretto e manesco verso Maria,soprattutto quando tornavano a casa dai grandi pranzi/cene in famiglia ed era ubriaco.
"Ma papà..." aveva cercato di spiegare Maria.
"Non me ne frega un cazzo di quello che vuoi dire,vattene in camera tua e non azzardarti a farti vedere per cena,che tanto anche se non mangi ancora ti fa solo che bene. E vedi anche di non rompere tanto i coglioni! Muoviti!" le aveva urlato in faccia.
Maria,con lo stampo di un calcio sul fianco,era andata in camera e si era accasciata al muro.
Non ce la faceva più...Era stanca di tenersi tutto dentro.Era stanca di ripetersi di andare avanti e non pensarci. Era stanca.
Ci sono quelle sere in cui se lo concedeva,si concedeva di crollare,almeno per una sera. Si lasciava andare al freddo ed all'odio che aveva dentro. Non era davvero debole,era solo stanca. Dal giorno dopo sarebbe tornata la ragazza forte di sempre. Per quella sera però se l'era concesso di stare a terra,accasciata al muro e di piangere... Il giorno dopo sarebbe tornata ad indossare la maschera di una ragazza forte e che se ne frega per davvero.

Mi fido di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora