9.Runaway

176 10 2
                                    

Dopo aver lasciato cadere lo zaino,Maria era scappata via alla velocità della luce.
Non le importava che avrebbero potuto chiamare la polizia dato che non l'avevano vista tornare a casa,non le importava che non avrebbe rivisto tutti per un bel po'.
Non le importava nemmeno che le bruciassero gli occhi per le lacrime,e preferiva dare la colpa al vento che le sfrecciava in faccia.
Non aveva un'idea ben precisa di dove sarebbe andata,quindi si era fermata un po' al parco per pensarci su. Non riusciva a fermare le lacrime e il pensiero continuava a tornare a quello che aveva sentito...Provava a convincersi che non poteva essere colpa sua,ma puntualmente si ricordava di quando suo padre le urlava contro e la picchiava,come se provasse piacere nel farlo. Si ricordava anche di quando in giro vedeva qualche bambino piccolo che diceva al suo papà: "Papà,sei il mio eroe!"
Oppure: "Sei il mio principe!".
E lei invece? Lei non aveva mai detto nulla del genere al suo papà,soprattutto dopo che era arrivata Adele...
Ad un tratto, un'idea le si era formata in mente: il ponte del paese. Si sarebbe buttata da là.
E allora addio "famiglia",addio "amici".
Addio a tutti.

***

Cinque minuti dopo era sopra al ponte a fissare l'acqua.
Era un po' titubante, ma il pensiero del suicidio non aveva lasciato la sua mente.
Stava per saltare,quando da lontano qualcuno aveva urlato:" Ehi tu! Si può sapere che cosa stai facendo? Non vorrai mica buttarti!".
Senza nemmeno pensarci un secondo,aveva risposto: "Quello che sto per fare non è affar tuo!!"
"Hai ragione,non sono affari miei... È solo che non voglio che ti butti... Quando avevo quattro anni avevo qualche problema finanziario in famiglia e così mia madre decise di farla finita buttandosi da qua... Non voglio che lo faccia anche tu..."
Ora la voce proveniva dalle spalle di Maria,la quale,girandosi incuriosita,era rimasta sconvolta da ciò che i suoi occhi le mostravano: un ragazzo di circa quindici anni (tre in più di lei) le stava venendo incontro. Era alto e di media corporatura. I capelli biondi tagliati corti,ma non troppo. E poi,ciò che di più colpiva Maria,erano gli occhi.
Erano di un azzurro spettacolare. Chiari,ma allo stesso tempo profondi.
E lui sembrava un angelo.
"Comunque fa come vuoi" aveva continuato lui,facendo per andarsene.
"Ehi aspetta! Non andare via! Come hai detto che ti chiami?" si era ascoltata uscire dalla bocca Maria.
"Non l'ho detto..".
"Allora puoi dirmelo?".
"Prima dimmi perché volevi buttarti!" .

Così Maria le aveva raccontato sinteticamente tutta la sua vita,da quando da piccola era felice sino al suo incontro.
"E così" aveva iniziato lui "non vuoi più tornare a casa... Mmmhh... Se vuoi so io dove nasconderti!" Vediamoci domani alle tre,di nuovo qui!"
"Ehm...Okay,intanto stasera andrò da mia nonna...Le voglio un mondo di bene e sono abbastanza sicura che non dirà nulla...".
"Bene allora,a domani!" aveva detto lui,che prima di andarsene,aveva accarezzato la guancia di Maria,che lo guardava con una faccia piuttosto inebetita.
"Ehi aspetta,non mi hai ancora detto come ti chiami!" aveva urlato. Ma ormai era troppo tardi,perché il ragazzo misterioso che in un certo senso le aveva salvato la vita era troppo lontano anche solo per sentirla.
O magari l'aveva sentita,ma voleva darle un motivo in più per andare "all' appuntamento" del giorno dopo.

Mi fido di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora