7.Uno.due.tre.

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Le lacrime scendevano copiose dagli occhi di Maria e le rigavano il viso.
Una fissa rete di pensieri le affollava la mente: "È tutta colpa mia,sono sbagliata" continuava a ripetersi.
Ad un certo punto le era tornato in mente un discorso che aveva sentito fare da delle ragazze più grandi a scuola: autolesionismo.
Ormai era sera tardi e Maria,senza far rumore,si era messa il pigiama e si era rifugiata in bagno. Guardava con odio il suo volto riflesso nello specchio. Si odiava. Si vedeva sbagliata. Gli altri la odiavano. Gli altri la vedevano sbagliata.
Si era tirata su la manica sinistra e aveva iniziato ad osservarsi il polso...
In testa le giravano le offese che riceveva quasi quotidianamente ed era decisa a punirsi per essere,come le avevano fatto credere,un errore.
Ormai cosa le rimaneva da perdere?
I suoi compagni di classe la odiavano,la sua famiglia quasi non la considerava e ora aveva perso anche la sua migliore amica. Si sentiva sola,sola e rifiutata.
Aveva afferrato una lametta nuova dal pacchetto e la stava rigirando tra le mani. Poi ne aveva affondato la lama nella pelle. Una volta. Due volte. Tre volte. Dal braccio le uscivano tre rivoli di sangue,che da subito sembravano piccoli,ma poi avevano iniziato a sanguinare parecchio. Maria era spaventa in parte dal sangue che le sgorgava dal braccio,ma in parte anche dal dolore che sentiva. Le sembrava di avere il braccio infuocato da quanto le bruciava. Aveva aperto il rubinetto e ci aveva messo sotto il braccio,nella speranza che così facendo il sangue si sarebbe fermato,cosa che successe dopo qualche minuto.
Dopo ciò Maria era tornata in camera sua e,tenendosi il braccio,si era infilata sotto le coperte. Come ogni sera prima di addormentarsi,ripensava alla giornata trascorsa. Ma quella sera non riusciva a pensare a qualcosa che non fosse il male che si era appena fatta.
Le era rimasta impressa l'immagine dell'acqua pulita e trasparente che usciva dal rubinetto e le ricadeva sul braccio,ma che poi, quando scivolava via nello scarico,era rosso fuoco...
Una parte di lei pensava che così facendo si era giustamente punita,ma l'altra parte era un pochino incerta sulla situazione... E se qualcuno l'avesse scoperta? Non doveva assolutamente succedere,per nulla al mondo! Costi quel che costi!
Così,tra un pensiero e l'altro,verso mezzanotte e mezza si era addormentata,ma ero un sonno un po'irrequieto...


***

La mattina dopo si era svegliata e,come al solito,era andata a scuola. Dopo il litigio del giorno prima,però,non aveva alcuna voglia di aspettare Alexja davanti al cancello. Il suo egoismo le aveva fatto troppo male. Soprattutto se unito a ciò ci si metteva il comportamento del papà. Un papà dev'essere una persona che ti vuole bene,che se vede che c'è qualcosa che non va si siede e ne parla con te,sempre pronto ad abbracciarti e a volerti bene nonostante tutto. Invece per Maria non era così. Non c'era mai stato un buon rapporto tra lei ed suo papà,ma da quando era arrivata era nata Adele la situazione era precipitata: veniva continuamente sgridata,anche di cose di cui non aveva colpa. I genitori vedevano solo i male nelle sue azioni. Di conseguenza lei si sentiva messa da parte,quasi rifiutata.
Poi alle medie aveva trovato una classe veramente di merda. Bulli.

Durante le lezioni continuava al giorno prima...Che giornata di merda...

***

3^ ora...Religione...Ci mancava solo che adesso la prof si mettesse a parlare di Dio. Che poi,se Duo esisteva davvero,perché lasciava che esistesse il male? Maria la pensava esattamente come Jace,uno dei protagonisti dei suoi amati libri,il quale diceva:" Dio forse esiste,o forse no,ma non credo abbia importanza. Ormai ce la dobbiamo cavare da soli...". In quel momento si sentiva messa da parte persino da Dio...
Aveva iniziato a perdersi nel suo mondo dei libri quando verso la metà dell'ora un bigliettino l'aveva fatta ritornare alla realtà colpendola in testa.
Chissà chi lo aveva scritto...? Erano altri insulti?

Mi fido di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora