Capitolo 7- Non sono Nana

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Ormai sapevo bene che non bastava esprimere un desiderio perchè questo si avverasse. Eppure ero convinta che, se anche uno solo dei miei sogni si fosse realizzato, avrei finalmente trovato la felicità.

Non so perchè sotto le coperte del letto di Theo mi vennero in mente le parole di Nana Komatsu; forse perché, in un certo senso, mi sembrava di star vivendo alcune delle vicende descritte da Ai Yazawa.

Sotto quel piumone, sentivo finalmente di poter convincere il mio cervello a spegnersi. Erano successe tante cose, ma non era quello il momento di analizzarle.
Girai la testa verso sinistra e Theo sembrò essersi addormentato. Avrei dovuto dormirci io nel sacco a pelo, in fondo, ero solo un'intrusa che stava occupando il suo letto senza motivo.

-Non prendo sonno se continui a fissarmi.- Sobbalzai dal letto e rivolsi lo sguardo verso il soffitto. Pensavo fosse già stato rapito da Morfeo e invece, eccolo sempre pungente a riportarmi sulla terra.

-È che mi dispiace che dormi lì, potevo starci io.- Risposi a quell'esternazione; Tuttavia, mi aveva trascinato lui in quella situazione, io avrei dovuto essere con Flaminia a sgranocchiare gli snack di American Crunch.

-Beh, domani posso dormire tutto il giorno, mentre tu tra qualche ora dovrai tornare a casa.- Mentre lui parlava, l'immagine di Adelaide furiosa si formò nella mia mente, sperai non avesse cambiato la serratura dopo la mia "grande mancanza di rispetto".

-Se ce l'avrò ancora una casa. Mia madre è incazzatissima, non avrò una bella accoglienza. Almeno tu stai da solo e ti eviti queste rotture.- Gli risposi.

-Tua madre si preoccupa solo per te, è questo che fanno le vere madri. E poi, se non abitassi da solo alla mia età, sarei uno sfigato. Gli adolescenti sono complessi, se gli dai troppo spazio finiscono per per prendere strade sbagliate. Hanno bisogno di una direzione.- Theo si mise a fare l'avvocato difensore di mia mamma... Mi sembro una gara due contro uno in cui il mio unico destino era soccombere.

-Anche tua madre è così severa?- Domandai incuriosita.

-Mia madre è già tanto se si ricorda di farmi gli auguri il giorno del mio compleanno... Non credo proprio gli importi di me.-

Quella affermazione mi spiazzò, avrei voluto indagare di più, ma avevo paura di essere indiscreta, anzi, avrei voluto avere un nastro da riavvolgere per non pronunciare quelle parole egoiste, perciò mi limitai a dire:

-Non è possibile, tutte le madri amano i propri figli.-

-Lo dici perchè nel tuo mondo le madri amano alla follia i loro figli; nel mio non è così.-

Nel buio di quella stanza, illuminata solo dalla luna che ne colpiva il vetro della finestra, comparve una nuova fonte di luce. Theo Aveva usato un accendino per appicciare una canna e il fumo pervase tutto l'ambiente in pochi istanti. Lo vidi in penombra alzarsi e sedersi sul davanzale. Si scusò del fatto che ne avesse bisogno per dormire e che senza non avrebbe preso sonno. La condizione di inquietudine che lo avvolgeva, tanto da dover svolgere questo rituale ogni notte, mi fece preoccupare per la sua salute. Non che io prendessi sonno facilmente, anzi, venivo sommersa dai miei pensieri al punto da non riuscire a dormire, però ormai, avevo accettato di essere un animale notturno e uno zombie di giorno.

-Theo?!- Richiamai la sua attenzione, perché avevo un'irrefrenabile bisogno di sapere.

-Eh- Basta nient'altro.

-Ti fai?- Dissi con lo sguardo rivolto verso il basso

Esplose in una risata nervosa e lancinante, non credo che la mia domanda facesse così ridere, eppure lui si piegò in due.

-Fortuna, è un mondo difficile, sono un vero stoner, fumo le canne per alleggerirne il peso, ma no non mi drogo. Stai tranqulla mammina-

-Perché Roi aveva un sacco pieno di md?- Avevo l'impressione di essere all'oscuro di tutto, come era normale che fosse, dato che ci conoscevamo solo da poche ore.

-Non posso rispondere per gli altri, ho fatto qualche cazzata in passato, ma ora sono pulito.-

In che senso qualche cazzata? Che aveva fatto? Avrei voluto che mi vomitasse tutto addosso, la sua vita, le cose belle e le cose brutte, ma non potevo avere quelle pretese, io non ero nessuno. Quando il mozzicone volò fuori, vidi un'ombra piegarsi davanti il mio letto; chiusi gli occhi d'istinto, e con sorpresa percepii il calore di due labbra morbide sulla fronte. Fu un istante così breve, che ancora oggi dubito di averlo immaginato e basta. Poi mi augurò la buona notte e crollammo fisiologicamente.

Alle 8 in punto, il mio Iphone cominciò a squillare in modo insopportabile. Avrei voluto buttarlo giù dalle scale, ma dovetti affrontare quel momento. Theo non si svegliò; dormiva serenamente di fianco, con le mani incrociate vicino al viso. I primi raggi di sole del mattino illuminavano la sua chioma verde. Era troppo, davvero troppo eccentrica, ma a lui stava bene; non sarei riuscita a immaginarlo moro come tutti gli altri che conoscevo. Mi fiondai giù di corsa in bagno, raccolsi i miei vestiti e dopo essermi data una rinfrescata gli lasciai un biglietto sul tavolo.

"Grazie per l'ospitalità, ho messo i croccantini ad Amy nella ciotola, sta mattina sembra tollerarimi. Ha anche fatto le fusa, xoxo".

Mi trovavo in una posizione lontana da qualsiasi mezzo, perciò pensai che l'unica soluzione per tornare a casa, potesse essere Uber. Quando la macchina nera venne a prelevarmi, il sogno era definitivamente finito e la vita ricominciava.

Arrivata a casa, nelle vesti della brava ragazza che aveva lasciato il compleanno, cercai di entrare di soppiatto, nella speranza che i miei dormissero ancora, ma purtroppo per me, le antenne di Adelaide si attivarono e venne subito a parlarmi. La mia condanna consisteva in una settimana senza cellulare e il divieto di uscire fino a quando non avrei dimostrato il pentimento più assoluto.

Io e mia mamma siamo due poli opposti, non le avrei mai chiesto scusa per aver passato una serata che mi facesse sentire viva, e lei a un certo punto sarebbe crollata. Va sempre così, nonostante la sua severità, la dipendenza nei miei confronti è comunque maggiore ad ogni sua altra volontà, per cui dopo qualche giorno avremmo sicuramente fatto pace.

Verso l'ora di pranzo Davide e la sua famiglia, come spesso accadeva, vennero a trovarci.

Vederlo fu l'ultima gioia prima del supplizio. Gli raccontai tutto quello che era successo, però sta volta era stato un po' più severo del solito; pensò che dormire a casa di uno sconosciuto poteva essere pericoloso, ed effettivamente, vista da fuori, poteva assolutamente sembrare così. Non fu nemmeno contento di essere stato coinvolto nella bugia di circostanza che avevo detto a Flam, ma gli spiegai che le avrei detto la verità. Mi promise di non farmi uscire più da sola, perchè anche lui avrebbe voluto divertirsi come avevo fatto io, ma allo stesso tempo doveva svolgere il suo compito da "poliziotto anti-casini"; eravamo inseparabili, fin da bambini eravamo sempre andati d'accordo su tutto; io ero un vero e proprio maschiaccio che prefereriva le lotte di WWE ai film di barbie, e lui si sopponeva alla mia voglia di creare cosplay amatoriali su di lui

-Ok, d'ora in avanti verrai sempre con me.- Dissi a Davide

-Ci tengo più io alla tua vita, che tu stessa.- Mi rispose lui cupo

Finimmo per ridere, perchè, anche se voleva essere severo per quei pochi mesi di differenza che ci toglievamo, non riusciva a mantenere il broncio. Prima di congedarlo, controllai Tik Tok e Instagram dal suo cellulare. I video del concerto stavano facendo il giro di tutti i social; era stato davvero un grande spettacolo, ed io ero felice di aver potuto assistere. Davide scatto un selfie e caricò una storia sul suo profilo mentre simulava di mettermi le manette. "In carcere senza passare dal via" era descrizione. Poi dovetti salutarlo, con grande rammarico per iniziare a scontare la mia pena.

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