Capitolo 3 - Libera dalle catene

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-Fortuna, esci o no da quel bagno? Faremo tardi- Urlò mia madre.

Quella settimana era passata in fretta e il giorno del concerto era arrivato. Crogiolavo in uno stato di agitazione estremo, avrei voluto chiamare Flaminia per dirle che non se ne sarebbe fatto più niente, ma ormai non potevo tirarmi indietro.

Avevamo passato l'intera settimana a organizzare "il piano perfetto", che mi avrebbe permesso di arrivare al locale senza problemi.
So che a diciannove anni si dovrebbe essere più o meno essere indipendenti e fare quello che si vuole, ma mia madre è sempre stata una persona all'antica; mi ha educata nel modo più conformista possibile: niente tatuaggi, niente piercing e poi c'era una frase che amava ripetere di continuo...
"Finché abiterai sotto il mio stesso tetto dovrai sottostare alle mie regole". Non sono una persona che si è mai opposta troppo ai desideri degli altri, sono piuttosto accondiscendente e ho sempre rispettato il suo volere.

Dentro di me, so di non aver avuto modo di esprimere a pieno la mia personalità durante l'adolescenza e questo, a volte, mi faceva sentire come un animale in gabbia.
Ecco perché quella sera avrei trasgredito tutti i sani principi di Adelaide, mia madre per l'appunto.
Non puoi tenere un cane al guinzaglio senza aspettarti che non tenti di liberarsi, e io avevo proprio bisogno di sentirmi libera.

Il piano elaborato con Flaminia era perfetto, ma aveva delle tempistiche ben precise... non potevamo sbagliare.

PARTE A DEL PIANO: Andare alla festa di Adelaide senza destare sospetti; mi sarei vestita come lei avrebbe gradito: abito al ginocchio abbinato con un paio di decoltè di 5 cm. Dopo di che, avrei soltanto dovuto aspettare che il mio telefono squillasse.

PARTE B DEL PIANO: Rispondere al telefono e fingere che Flaminia volesse compagnia, perchè i suoi genitori sarebbero stati fuori per lavoro durante il weekend. A quel punto avrei dovuto prendere la shopping bag che avevo accuratamente preparato nei giorni precedenti e sarei sgattaiolata via.

Fissai la borsa che si trovava sul pavimento in marmo del mio bagno e iniziai a sudare freddo. Non ero abituata a mentire e i pensieri più malsani iniziarono a percorrere la mia mente:

-E se mi scoprisse? Se aprisse la borsa e vedesse che dentro ci sono calze a rete e chokers, si insospettirebbe di certo. Dovrò custodirla come se dentro ci fossero i biglietti vincenti della lotteria- Pensai.

Prima di uscire dal bagno mi guardai allo specchio: i miei capelli neri erano in ordine, gli occhi azzurri venivano evidenziati solo dal mascara e un gloss trasparente mi bagnava le labbra.
Ero pronta, feci due respiri profondi e abbassai la maniglia.

 Ero pronta, feci due respiri profondi e abbassai la maniglia

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-Eccomi, ci sono. Ancora auguri- Mentre parlavo, diedi un bacio sulla guancia a mia madre per nascondere l'agitazione.

-Sei splendida tesoro. Andiamo, papà è giù in macchina che ci aspetta.- Disse mia madre.

Arrivammo al ristorante con un po' di anticipo... Da quel momento, il tempo sembrò rallentare, non scorreva più normalmente.
Pian piano, arrivarono tutti gli invitati: solo persone "di buona famiglia" con i figli.

A un certo punto arrivò anche Davide; vederlo fece placare il cardiopalmo che il mio organismo aveva messo in atto come meccanismo di difesa. Sapevo che, anche se non era a conoscenza di ciò che stavo per fare, sarebbe stato dalla mia parte se ne avessi avuto necessità.

La cena continuò esattamente come un normale ritrovo di cinquantenni di oggi, tra frasi da boomer e video imbarazzanti di Tik Tok, mentre i figli erano costretti ad assistere a quelle scenette patetiche.

Verso le 23 il mio telefono squillò.

Era il momento: risposi allontanandomi dal caos che si era instaurato e dissi a Flaminia che non vedevo l'ora di uscire da lì.

Terminata quella messinscena, mi diressi da mia madre e le spiegai la situazione.

-Oh tesoro, ma certo. Nessuno dovrebbe dormire da solo. Adesso dico a papà di accompagnar...- Mia madre non fece in tempo a finire la frase che subito le dissi - No mamma, vi state divertendo così tanto. Flaminia abita a dieci minuti a piedi da questo posto, la raggiungo facilmente-

Gli istanti che passarono tra questa mia affermazione e la risposta di mia madre mi sembrarono infiniti.
-Ok, va bene. Ma chiamami appena arrivi- Concluse Adelaide.

Wow, mi ero agitata così tanto e invece era andato tutto liscio come l'olio.

I due spritz che aveva bevuto, stavano sicuramente facendo effetto, perché era molto più allegra del solito. Sfruttai il momento per scappare via e salutai Davide con la mano mentre me ne andavo.
Lui mi fece segno come per dire: "Ma dove stai andando? Non me la racconti giusta" e io gli feci capire che gli avrei spiegato a tempo debito.
Una volta fuori dal ristorante mi resi conto che mancava davvero poco tempo all'inizio del concerto e che avrei fatto prima a cambiarmi in un bar nelle vicinanze e ad aspettare lì Flaminia, piuttosto che raggiungerla a casa.

Entrai in un Bar-Tabacchi con l'insegna rotta e spenta senza farmi troppe domande, e, visto il poco tempo rimasto, corsi in bagno. Mi infilai le calze a rete, la gonna, il top e tutto quell' ambaradan che avevo preparato e vidi il mio riflesso allo specchio.

Improvvisamente, mi sentii ridicola in quelle vesti; ma chi stavo cercando di ingannare? E perché mi stavo conciando in quel modo? Sapevo che lo stessi facendo solo perché, stalkerando il profilo di Theo, mi accorsi che tutte le ragazze che seguiv...

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Improvvisamente, mi sentii ridicola in quelle vesti; ma chi stavo cercando di ingannare? E perché mi stavo conciando in quel modo? Sapevo che lo stessi facendo solo perché, stalkerando il profilo di Theo, mi accorsi che tutte le ragazze che seguiva erano delle modelle fighissime con uno stile pazzesco. Ma io conciata in quel modo, non assomigliavo a nessuna di loro, al massimo potevo esserne la brutta copia, ma ormai era tardi per avere ripensamenti.
Uscii dal bagno e appresi che quel luogo era frequentato da gente molto, molto losca.

Un tizio sulla sessantina esortò - Hey bambolina, dove vai di bello? Vuoi compagnia?-

In quel momento mi sentì una stupida che si era messa nei guai solo per delle fantasie mentali.
Fortunatamente con la coda dell'occhio vidi lo scarabeo di Flaminia fermarsi davanti al bar. Corsi verso di lei e saltai sul motorino;

-Accelera Flaminia, andiamo via! Veloceee!- Esortai
- Ma come ti è venuto in mente di cambiarti in un posto del genere?- Chiese Flaminia ridendo.

In quell'istante stavamo già sfrecciando per la città senza casco alla velocità della luce e d' un tratto, per un momento, mi sentii libera come avevo sempre desiderato.

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