Il menù della cena prevedeva insalatona con tonno e uova sode. La preparazione mi avrebbe richiesto un tempo molto lungo. Dapprima avrei aperto la busta di insalata, svuotandola in una ciotola. Avrei poi preso il tonno dal vasetto, sgocciolandolo ed inserendolo nella ciotola di cui sopra ed infine, dopo averle bollite, sarei andato a tagliare le uova a metà componendo quindi la meravigliosa pietanza. Ero in piedi, al lavoro sul piano cucina e spalle al corridoio. Indossavo una canottiera e dei pantaloncini da basket. Come spesso accadeva, senza mutande. All'improvviso sentii Silvio arrivare a da dietro, attaccandosi alla mia schiena ed appoggiando il suo davanti al mio dietro. Aveva addosso una t shirt e un paio di jeans dal ginocchio.
"Voglio fottere a pecora e a missionario", disse con estrema eleganza. La mia frequentazione cominciava a dare i suoi inevitabili frutti.
"Cosaaa? Non ti sembra di esagerare?", risposi teatralmente, nascondendo quanto fossi in verità lusingato dalla proposta.
"Voglio imparare anche le altre posizioni, sono eccitato, voglio farlo ancora. E' stato bellissimo prima".
Ci pensai su un attimo. Da un lato ero contento di aver raggiunto questo rapporto con lui, di averlo portato al dialogo, di averlo fatto aprire, di avergli fatto esplorare la sessualità, di aver contribuito al suo sverginamento e al suo cambiamento definitivo. Dall'altro, avevo paura che potesse legarsi troppo a me, in maniera morbosa, addirittura innamorandosi. Per quanto mi riguardava il mio obbiettivo con lui era stato raggiunto nel pomeriggio e compiere altre azioni sarebbe stato too much. E poi volevo evitare che ci prendesse troppo gusto. A me era piaciuto molto quello che avevamo fatto, ma in cuor mio non volevo che si distraesse dall'eterosessualità. Non volevo sentire la responsabilità di averlo in qualche modo plagiato. Alla fine presi una decisione.
"Ok", dissi. "Ma ti avverto che questa sarà solo una scopata. Niente di romantico come prima. Niente sbaciucchiamenti o abbracci o altre cose da frocetti. E metterai il profilattico, così imparerai anche ad usarlo. Siamo intesi?".
"Va bene", rispose lui senza battere ciglio.
"Aspettami dal divano", ordinai dopo essermi lavato le mani ancora mezze unte dal tonno sott'olio. "Vado a prendere preservativi e lubrificante". Tornai quasi subito.
"Allora", riattaccai in maniera molto diretta, "i preliminari non serve rifarli, li hai imparati. Andiamo dritti al sodo". Decisi che le azioni sarebbero state solo mimate e non interpretate attivamente. "Faccio io la tua parte e tu quella di Giulia".
"Ma", fece per intervenire.
"Ma...stocazzo!", lo zittii con insolenza, "tappati la bocca per un secondo. Oddio...solo tre giorni fa non avrei mai pensato di doverti dire di tacere". Avevo una mimica tra il serio e il divertito. Si mise a ridere.
"Dunque", ri-iniziai, "io sono te e tu sei Giulia. Iniziamo a baciarci". Lo dissi e basta, senza farlo. Ancora io: "alle donne piacciono un casino i baci sul collo, ricordatelo". In realtà piacciono anche agli uomini, pensai. Sempre io: "un consiglio: non succhiare, non è una fetta d'arancia, le resterebbero i segni", dissi, intento a recitare la scena. "Mentre le baci il collo infilale una mano sotto la maglia come sto facendo io". Eravamo in piedi con me che pastrugnavo avidamente dentro la t-shirt di Silvio. "Lei non ti fermerà. Sali fino al reggiseno e toccale la tetta", gli tastai il muscolo pettorale, apprezzandone la tonicità. "Continua a baciarla, non fermarti. Inizia a sfilarle la maglia. Togli anche tu la tua". Restammo a torso nudo. Mi sentivo già sudaticcio, mi stavo attizzando velocemente. Mi sedetti sul bracciolo del divano lasciando lui (ovvero lei) in piedi di fronte a me.
Di nuovo io: "ora riparti dal bacio sulle labbra spostandoti poi sul collo. Lei sarà vulnerabile e quello sarà il giusto momento per dare una svolta alla situazione. Agguantale le chiappe e portala verso di te", dissi strizzandogli le natiche e avvicinandolo di prepotenza. Mio cugino non fece una grinza. "Falle capire che la desideri, che per lei ormai non c'è più scampo e che sei tu che comandi il gioco. A quel punto, lei si toglierà il reggiseno da sola perché tu ci proverai e non sarai in grado di farlo, come tutti gli uomini. Quando avrà le bocce al vento, spostati su quelle. Inizia a palparle e poi a baciargliele come la baceresti da altre parti". Feci il gesto completo. Tirai fuori la punta della lingua e cominciai a dare dei fendenti sul suo capezzolo sinistro, quello nel lato del cuore. Fortunatamente era glabro e non ebbi il fastidio di incrociare dei peli. Indugiai a baciargli la tettina utilizzando anche le labbra e mi allargai poi verso il torace, lasciando una lunga striscia di bava. Ripresi a parlare. "Il capezzolo le diventerà duro. Vuol dire che è eccitata. Mentre lavori sul seno inizia a farti strada dentro i pantaloni, o la gonna, e scendi. Piano, mi raccomando, la tua mano non è un badile. Una volta ambientato, trasferisciti all'interno delle sue mutandine, esplorando prima il terreno con delicatezza per capire se abbia delle diffidenze. Quasi certamente ti farà passare, ma se non le va tu non insistere, ok? Quando gliela toccherai, sentirai che sarà bagnatissima, almeno questo è ciò che dovrai augurarti". Mentre mi soffermavo a leccargli il petto, introdussi la mia mano sinistra nelle sue mutande. Incontrai prima il pelo pubico e poi il dorso del suo pene, già particolarmente rigido. Lo accarezzai, per fargli capire il gesto. "Adesso lei si offrirà di puppartelo, è la regola", dissi con sicurezza. "Dovrete cambiare posizione, quindi invertiamo le parti", proposi furbescamente, "tu fai te stesso e io sarò Giulia. Mettiti seduto e comincia a sbottonarti i jeans".
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FEELING
Genel KurguDue cugini, distanti in tutto. Geograficamente, caratterialmente, sessualmente. Lorenzo ha 19 anni. E' estroverso, disinibito, sfacciato, gay. Silvio ne ha 17. E' introverso, quasi misantropo, incapace di relazionarsi con gli altri e con la ragazza...