Incipit - Piazza San Carlo

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Marzia si trovava seduta sulla sdraio che aveva portato nel terrazzo condominiale e stava finendo di fumare un drum che aveva girato poco prima, guardando il sole che stava per tramontare. Si stava godendo quella giornata di sole, rara negli ultimi giorni di gennaio a Torino.

Era arrivata all'inizio del mese in quell'appartamento, che affacciava proprio su Piazza San Carlo. Fosse stato per lei quella casa non avrebbe potuto permettersela neanche nei suoi sogni più remoti. Viveva nei pressi dell'università, in un appartamento adattato per quattro persone, in cui lei e altre tre coinquiline passavano ogni giorno a farsi la guerra. Erano tre anni che non riusciva a trovare di meglio, e alla fine si arrendeva e restava sempre lì, a litigare per i piatti da lavare e il bagno da pulire.

Aveva colto la palla al balzo dopo Natale quando, tornando in appartamento dopo essere scesa per le vacanze nella sua città natale, Roma, aveva trovato tutta la casa allagata. Una sua coinquilina si era dimenticata il rubinetto della vasca da bagno semi aperto e, in tre settimane, la casa era completamente piena d'acqua, tanto da star perdendo nell'appartamento sottostante. Ovviamente aveva immediatamente avvisato il proprietario di casa, che aveva iniziato a fare storie. Marzia aveva cercato in tutti i modi di tirarsene fuori e alla fine la sua amica e collega di università Giulia le aveva teso la mano per uscire da quell'incubo, ospitandola nella sua umilissima dimora - si fa per dire - in piazza San Carlo.

Giorgio Alessandrini, il padre di Giulia, era uno dei più facoltosi avvocati di Torino, specializzato in Diritto Penale, per cui la ragazza era sempre stata cresciuta nella ricchezza. Nonostante ciò, aveva deciso di imporsi sul padre e frequentare l'università pubblica, proprio dove aveva fatto amicizia con una squattrinata come Marzia. Il padre aveva deciso comunque di lasciarle il suo secondo appartamento, un'enorme casa all'ultimo piano, in centro: la loro famiglia alloggiava in una villa fuori città.

Giulia aveva vissuto da sola per due anni e ogni tanto Marzia aveva trascorso qualche weekend in quell'assoluto paradiso. Spesso l'amica le aveva chiesto di trasferirsi da lei e farle compagnia, ma Marzia aveva rifiutato più volte: non si sarebbe potuta mai permettere l'affitto di quella stanza, e si sarebbe sentita in difetto se non gliel'avesse fatta pagare. Alla fine, per colpa delle sue coinquiline e di quel maledetto del suo padrone di casa, non le era restato che accettare la proposta di Giulia, e trasferirsi da lei a inizio gennaio.

Studiavano entrambe lingue straniere all'università e stavano per finire la triennale: si erano conosciute perché nello stesso canale di inglese, ma Giulia, a differenza sua, studiava lingue scandinave. Marzia si dedicava allo studio del russo, e approfondiva volentieri anche le altre lingue slave.

Marzia inspirò di nuovo dal drum, guardandosi intorno: quel terrazzo condominiale era sempre pulito e in ordine, ma nessuno ci andava mai. C'erano anche i fili del bucato ma poche persone stendevano ancora i vestiti lì sopra. Pensò che in primavera ci avrebbe steso le lenzuola. Visto il clima proibitivo di quell'inverno, il terrazzo non era mai frequentato. Così restava solo per lei.

Ci saliva spesso, soprattutto quando in casa c'era Edoardo, il ragazzo di Giulia. Si sentiva il terzo in comodo anche stando in camera sua, e salendo lì sopra respirava un'aria diversa. Di notte, poi, si vedeva la piazza illuminata, una visione bellissima che mai si sarebbe immaginata di poter ammirare ogni sera. Aveva preso a salirci, quindi, sia per studiare, ma anche semplicemente per fumare o distrarsi.

Ricordò in quel momento che nel primo pomeriggio, quando era rincasata dall'università, Giulia le aveva accennato che qualcuno si fosse trasferito nell'appartamento di fronte al loro, sfitto da diversi mesi. Marzia le aveva chiesto se avesse visto chi fosse, ma Giulia non ne era sicura: aveva visto il camion dei traslochi, sentito rumori sul pianerottolo, ma non aveva indagato. Marzia aveva alzato le spalle: sarebbe stato sicuramente qualche parente del proprietario che aveva deciso di sfruttare l'appartamento per farsi gli affari suoi. Dopotutto, in quel signorile palazzo, c'erano due tipi di inquilini: ottuagenari, oppure parenti che lo avevano ereditato da ottuagenari morti.

Neighbourhood Romance | Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora