26. Un'infezione celeste su una ferita vermiglia

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Per ogni inquietudine e paura, per ogni paranoia, per tutte le parole di troppo e quelle che colpivano la mente e anche il cuore, Marzia c'era. Gli insulti incassati e quelli rabbiosi sputati contro avversari e mister erano assorbiti dalle orecchie di Marzia e limitati dalle sue premure. Per l'ansia di non riuscire, per l'angoscia della stagione e per il magone delle sconfitte, Marzia era la spalla su cui poggiare, era nelle frasi consolatrici e nelle carezze tra i capelli.

Ma lui, Dušan, ci sarebbe stato per l'ansia degli esami? Ci sarebbe stato per l'asfissiante bolla nello stomaco che le stava nascendo mentre si faceva coraggio per varcare quella soglia e andare incontro alla sopportazione? Dušan era davvero il rimedio contro il magone, le lacrime agli occhi del panico e il respiro corto? Non può essere rimedio al suo stesso dolce veleno pensò Marzia, gettando il mozzicone a terra.

Il caldo vento di quella serata le sferzò i capelli, appoggiata alla fiancata di un'auto nei pressi del locale. Era insospettabile, vestita nel suo abito verde foresta, le bretelle sottili intorno alle spalle, e le labbra rosse ancora strette per cercare di intrappolare gli ultimi fumi di quel tabacco. Era insospettabile dovesse entrare in quel luogo quando tutto in lei gridava ordinarietà. Si sistemò i capelli dietro le spalle, spirò finalmente quel sospiro che aveva trattenuto a lungo. Aveva già lo stomaco sottosopra, erano bastati i messaggi che aveva letto poco prima di varcare l'uscio di casa, e raggiungere a piedi la location.

Dušan le aveva raccomandato di arrivare con calma, che a fine serata si sarebbero visti alla sua macchina, che lui l'avrebbe parcheggiata poco lontano in una stradina laterale di cui le aveva lasciato anche il nome. Che la notte sarebbe stata lunga, perché aveva una sorpresa per lei. Che avrebbe cercato di farla sentire a suo agio. Come se non stessi già tremando qui fuori pensò lei, lanciando l'ennesima occhiata alla porta del locale, addobbata con lucine intermittenti dorate, e fiori turchesi, bianchi e celesti.

Avanzò di un passo, scollandosi dall'auto su cui era svogliatamente poggiata. Avanzò di un altro passo, e pensò unicamente a lui, a quando l'avrebbe visto, ammirato, seguito con gli occhi. A quella notte, che sembrava promettere così tanto. Ma a che prezzo rimuginò, appoggiandosi a un'altra auto per sistemare il cinturino dei sandali. Voglio già scomparire pensò, facendo un altro profondo respiro.

"Sì, aspettiamo lei e poi andiamo subito a fare le foto con i gioielli con la stampa. Avete l'intervista insieme, e ovviamente il saluto a tutti gli ospiti. Sarete generalmente liberi, ma ricordati di stare spesso con lei" affermò sbrigativamente Nico, puntandogli l'indice contro, lo sguardo fermo e le sopracciglia aggrottate. Teneva una cartellina con il braccio destro, mentre Dušan si era incartato a osservare quel dito rivolto verso di lui. Erano ore che nella sua mente infuriava una battaglia, e aveva già fatto vittime nei suoi pensieri.

"Va bene" mormorò, alzando lo sguardo per puntarlo ancora sull'ingresso del locale. L'enorme open-space era dipinto di un grigio perla che creava un perfetto contrasto con l'antracite del pavimento in cotto e dei tavoli del buffet addobbati, alla sua sinistra, giusto accanto all'enorme vetrata con vista sulla città. Dušan deglutì, perché se fosse stato un ambiente così spoglio forse avrebbe più facilmente potuto scorgere l'oggetto dei suoi pensieri. Ma in realtà lo scheletro della location era interamente addobbato con fiori e drappi: celeste, bianco, panna, argento ovunque volgesse lo sguardo. E stand con i gioielli nelle teche; gigantografie della sua faccia accanto a quella di Alyssa, gli anelli in primo piano; gli sgabelli per l'intervista poco lontano l'ingresso, i tavoli per gli ospiti vicino a quello imponente del buffet, il bar all'angolo. Celeste, celeste ovunque e non un singolo accenno di rosso.

"Perché ti guardi intorno di continuo?" Gli domandò sibillino Nico, facendo tornare l'attenzione di Dušan su di lui. Lo guardò boccheggiando, in cerca di qualcosa da dire. Aveva fatto aggiungere Marzia nella lista degli ospiti, ma non aveva chiesto a Nico di farlo. Si era rivolto a uno degli sponsor, perché non voleva che il nome di Marzia arrivasse al suo collaboratore. Non voleva che sapesse chi fosse, voleva che in quella storia c'entrasse il meno possibile. Era lì che Dušan aveva cominciato la battaglia, che ancora infuriava nel suo corpo, che ancora lo teneva allerta.

Neighbourhood Romance | Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora