31. Come bolle l'acqua gelida

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Lo sguardo con cui esaminò sé stessa davanti allo specchio non lo usava da tempo. Era da molto che Marzia non si guardava pensando a come avrebbe reagito qualcun altro non appena l'avesse scorta. E quel qualcun altro non era una persona qualsiasi. Era da quando indossava un vestito setoso verde foresta che la sua mente non era corsa a quegli occhi scuri, immaginandoseli a vagare sul suo corpo, come amavano fare ogni volta che si ritrovasse di fronte a lui.

Era una sensazione di cui aveva dimenticato l'impatto su sé stessa, mentre sistemava gli occhiali da sole tra i capelli, un cerchietto che di lì a poco l'avrebbe schermata dai raggi cocenti di luglio. Non era in soggezione, era piuttosto in attesa. Ogni attimo, quella manciata di minuti prima di vederlo, Marzia si sentiva sempre come se stesse sull'orlo di un precipizio. Il buco che sentiva allo stomaco, il tremore che percepiva alle dita, erano sintomi di una tensione che nasceva dalle profondità della sua mente, ancora dilaniata dall'incertezza.

Eppure rimirandosi vestita di quel verde brillante, così diverso dalla scura stoffa della serata infausta, pensò che fosse arrivato davvero il momento di indossare di nuovo quel colore di fronte a lui. Non aveva più neanche toccato tutti i suoi capi verdi. Ed era strano, come una sola sfumatura riuscisse a farle risalire la bile alla gola, a farle annacquare gli occhi. Invece quel costume lo aveva tirato fuori dall'armadio con il sorriso, e non ci aveva minimamente pensato all'ultimo giorno di maggio.

Il calore asfissiante della sua camera l'aveva avvolta mentre lo aveva indossato, e le parole del messaggio della notte prima, quello che Dušan le aveva inviato già a mercoledì inoltrato, le ore piccole sull'orologio di fronte al divano, si erano rincorse nella sua mente, annodando i due lacci bianchi sul seno. Sono curioso di vedere quale bikini sceglierai domani.

Non ne avevano parlato quei giorni, se non con frecciatine ben assestate su una vendetta che sembrava il piatto principale del loro incontro. Se caldo o freddo come il ghiaccio sarebbe toccato a Dušan deciderlo. Di punto in bianco, quella notte, lui aveva attaccato. E l'aveva lasciata ore intere, appena sveglia, a rimuginare su cosa indossare, dove sarebbero andati, e come sarebbe andata a finire quella sorprendente uscita. Ne aveva fatte di congetture, Marzia le considerò ancora mentre si sistemava l'orlo degli shorts di jeans in vita, chiusi sopra la lycra del costume. Aveva pensato a una piscina, fuori città, magari a casa di un suo compagno di squadra, una delle ville mozzafiato in collina, con la vista sulla Torino estiva immersa nell'afa. Un refrigerio dal calore cittadino e la sua presenza tra persone che non avrebbe saputo neanche come approcciare.

Era stato quello il motivo principale per cui aveva deciso di portare con sé, nella tote-bag che aveva in spalla, un vestito di ricambio, uno svolazzante prendisole turchese che le aveva regalato sua madre qualche estate prima. Nonostante fosse decisa a presentarsi di fronte al suo ragazzo senza neanche un pizzico di trucco, il beauty case ce lo aveva in borsa, per ogni evenienza. Per ciò che le vorticava in testa, tutte quelle piccole ipotesi che ruotavano intorno al più misterioso dei pomeriggi. Eppure di una cosa era certa: laddove avesse potuto contraddirlo lo avrebbe fatto.

Fu ciò di cui sorrise, quando si allontanò di un passo dallo specchio, con le sneakers ai piedi, per rimirare ancora il suo diabolico piano. Perché di bikini sul suo corpo non ce ne sarebbe stata l'ombra, che di mare o piscina si trattasse: si sarebbe presentata di fronte a lui vestita dell'istigazione, accessoriata di obiezione. Il piano era unico e immodificabile: strenua resistenza della ragione, repressione dell'istinto, nonostante fosse difficile governare sé stessa e il proprio corpo di fronte a chi ne stimolava, con un solo sguardo, tutte le terminazioni nervose.

Ma non si sarebbe potuta abbandonare ancora alla mollezza dell'eccitazione, alla necessità fiorente e primordiale di sentirlo vicino, di bearsi di tocchi, e sospiri, e baci, quando la paura era ancora in agguato, nascosta nella sua mente. Solo uno degli insetti difficili da schiacciare, che fuggivano via ai tentativi di cattura: il timore, la delusione, la perdita di fiducia.

Neighbourhood Romance | Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora