23.2. Il colore di Roma

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Marzia si beò di quel tepore a lungo, mentre percorrevano i vicoli del centro. Nonostante il tocco di Dušan fosse il più leggero possibile sulle sue spalle, avesse quasi paura che lei si potesse discostare da un momento all'altro, e si ritrovasse di nuovo con le braccia lungo i fianchi. Ma Marzia non aveva la benché minima intenzione di allontanarsi da lui, soprattutto dopo aver preso coscienza di sé e delle sue stesse emozioni in quel frangente.

"Ti dà fastidio?" le domandò a bruciapelo, quando svoltarono a destra per ritrovarsi di nuovo a osservare l'Altare della Patria svettare davanti ai loro occhi, i bianchi marmi illuminati dai neon, il silenzio surreale rotto solo da qualche sporadico veicolo che attraversava la piazza. L'aveva sentita fremere sotto la sua pelle, e aveva subito pensato al peggio. Il secondo dopo si era lasciato scappare dalle labbra quella domanda, temendone immediatamente dopo la risposta.

Marzia si voltò verso di lui in un lampo, e lo colse già a guardarla. Nonostante la visiera del cappellino, nonostante la leggera luminescenza dei lampioni, quando lo osservò le si strinse ancora lo stomaco. Era sempre come la prima volta. I suoi occhi incontravano i lineamenti di Dušan e ricordava distintamente quel pomeriggio di gennaio, stretta nel cappotto, la sciarpa a occluderle il collo. E lei a meravigliarsi di quanto fosse alto. Di quanto fosse alto e, una remota parte del suo cervello, le aveva palesato anche quanto fosse bello. Ma all'inizio Marzia non ci era voluta cascare.

"Cosa mi dà fastidio?" domandò, stranita da quella richiesta. Sembrava che, all'improvviso, l'aria tra di loro si fosse di nuovo rarefatta, quasi stessero aspettando che l'altro iniziasse a inveire, in una pioggia di risentimento rimasta confinata nelle loro menti. Invece non riconoscevano ancora che si fossero abbandonati entrambi a quella notte, apprezzandone ogni luce sul viso dell'altro, ogni parola soffiata e tutte quelle urlate. Una notte come due qualunque, e allo stesso tempo una notte che li rendeva unici. I soli a percorrere Roma quando l'oscurità l'abbracciava.

Dušan indicò con il mento il suo braccio sulle spalle di Marzia, ma con le dita le strinse la pelle vicino la clavicola sinistra, in un controsenso messo in atto dalla sua stessa mente. Se fosse stata ancora arrabbiata, Marzia non gli avrebbe permesso sin dall'inizio quel tocco. E invece l'aveva accettato di buon grado, si era lasciata avvolgere, come aveva immaginato ogni giorno di quel supplizio.

Tutti i momenti in cui aveva sentito un calore altro assalirla, e nella sua mente si erano fatte largo le immagini di quegli abbracci, nel masochistico ricordo di un felice passato. Marzia scosse la testa vigorosamente, e rimarcò il concetto con le parole, cosicché Dušan non potesse pensare, neanche lontanamente, che non desiderasse con tutta sé stessa quei gesti affettuosi e impulsivi: "No... ti pare!"

Aveva accettato di buon grado il sorriso di Marzia, davanti alla fontana. Dušan aveva lambito le sue labbra con l'urgenza del desiderio, nonostante una piccola parte della sua mente non si fosse arresa a quel tanto sudato traguardo. Le occhiate di Marzia erano incostanti, la percepiva estremamente vicina e al contempo troppo lontana.

Non sentiva l'atmosfera di sempre, quell'avvincente gioco al rialzo, il completo abbandonarsi l'una all'altro senza barriere. Marzia aveva di fronte ancora un muro di mattoni e, sebbene non lo desse a vedere, lui l'aveva capito. Cercò immediatamente di tastare il terreno, con il cuore che gli martellava nel petto. Era finito il tempo per accantonare le sue emozioni, era terminata l'attesa nel trovare le parole perfette, quelle che alla fine lo avevano lasciato con le lacrime agli occhi e tutte le chiamate perse che aveva fatto ancora in rosso sulla rubrica del cellulare.

"Non so se ora stai bene, com'è tra di noi... non so che fare" boccheggiò, mentre svoltava insieme a lei su Via dei Fori Imperiali, percorrendo a ritroso la strada che li aveva portati alla riconciliazione, non più separati ma con i corpi vicini. Sebbene le menti fossero ancora a un passo l'una dall'altra, non più fuse come la settimana precedente. Marzia sentì la pelle di Dušan sempre più bollente sulle spalle nude. Fu in quegli istanti che comprese il suo tentennamento, quando si voltò di nuovo a guardarlo, mentre osservava il Colosseo svettare in lontananza.

Neighbourhood Romance | Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora