Era un venerdì di lezioni, e quello bastava per mettere Marzia di cattivo umore. Se all'infausto orario universitario si aggiungeva una giornata decisamente uggiosa, lo sciopero dei mezzi e le precedenti giornate pessime che aveva già vissuto da una settimana, si completava un quadretto infelice. Avrebbe voluto ammazzarsi appena uscita dall'università, quando un temporale l'aveva colta proprio mentre scendeva la scalinata dell'edificio.
Era senza ombrello, con una giacca priva di cappuccio, le scarpe di tela ai piedi, e lo zaino non impermeabile con l'iPad dentro. Si costrinse a soffocare un'imprecazione mentre faceva lo slalom tra le macchine parcheggiate davanti l'università, per correre verso casa. Il traffico dell'ora di punta le stava urtando i timpani, mentre nella sua testa si rincorrevano le immagini degli ultimi post e storie Instagram di Alessandro, che aveva avuto il dispiacere di vedere poco prima di uscire da lezione.
Le foto con le sue amiche civette, con quelle frasi sibilline; le frecciatine nei suoi confronti, corroborate dalle dicerie che metteva in giro e che le finivano, in un modo o nell'altro, per arrivare. Quello che viveva Marzia da così tanti mesi che ne aveva perso il conto. Mentre cercava di evitare più pozzanghere possibile pensò a come fosse finita in quella situazione, perché quel giorno la sua compagna di corso Priscilla non si fosse fatta i cazzi suoi e non le avesse presentato quello stronzo di Alessandro.
Lo odiava, lo odiava perché la faceva diventare matta: il giorno prima le scriveva messaggi dolci, la tempestava di rassicurazioni, la chiamava, fissava un appuntamento per vedersi; il giorno dopo postava scatti "rubati" con mani che si intrecciavano, frasi di canzoni di merda in cui si parlava di amori nascosti, post con citazioni e frecciatine nei suoi confronti.
E Marzia odiava anche sé stessa, perché non riusciva a uscire da quel circolo vizioso. Alessandro per lei era come un appiglio: sapeva che, prima o poi, ci sarebbe stato quel giorno in cui si sarebbe dimostrato affettuoso, le avrebbe regalato una giornata da incorniciare, le avrebbe rivolto tutte le sue attenzioni. Peccato che quel giorno arrivava una volta in tre mesi, e peccato che lei non riuscisse a farselo scivolare addosso, a lasciarlo andare per la sua strada lastricata di cazzate.
Sapeva lui lo facesse di proposito per farsi scrivere, proprio in quel momento in cui Marzia si era svegliata, era riuscita a lasciarlo andare via. I suoi pensieri erano tutti proiettati sul ragazzo che le viveva di fronte, e sul ricordo dei loro incontri improvvisi, le chiacchierate, i botta e risposta sagaci. Piano piano Marzia si stava rendendo conto di come Alessandro non si fosse mai comportato con lei neanche come un decimo del Dušan amico. E Alessandro sarebbe dovuto essere il suo ragazzo.
Fece un respiro profondo ferma davanti le strisce pedonali, in attesa di attraversare. La pioggerella si era trasformata in un temporale torrenziale e la sua giacca era già zuppa, così come i capelli e lo zaino. Sperava soltanto che l'iPad non ne risentisse. Quando scattò il verde riprese a camminare veloce, e i pensieri invasero la sua mente prima che potesse scacciarli via.
Doveva chiamare Alessandro e chiudere una volta per tutte. Lo sapeva, e quelle frecciatine non avevano fatto altro che confermare le sue già avallate certezze. Era in una relazione che definire tossica era farle un complimento, e andava avanti da troppo tempo. Alessandro sapeva che lui avrebbe potuto fare tutto quello che voleva, tanto Marzia era sempre dove l'aveva lasciata. Perché aveva bisogno di affetto più di qualunque altra persona avesse mai visto, e lei lo sapeva bene.
Ci pensò Alessandro a creare il casus belli prima che Marzia si decidesse a mettere la parola fine a quel dramma. Le vibrò il cellulare in tasca proprio mentre varcava il portone intarsiato del suo palazzo, dirigendosi di gran carriera verso l'ascensore. Lo chiamò e tirò fuori il cellulare dalla tasca.
Sei solo una stupida ragazzina,
niente di quello che
hai visto ti riguarda
18:49Fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi, prima che le porte dell'ascensore le si aprissero davanti. Quando li dischiuse seppe di essere furente e l'ira la accecò completamente. Cliccò sull'icona della cornetta prima che potesse pensare ad altro, prima che la sua coscienza le dicesse che non ne valeva la pena. Ne valeva eccome la pena, lo avrebbe distrutto, non le fregava più nulla.
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Neighbourhood Romance | Dušan Vlahović
FanfictionMarzia, romana in trasferta a Torino per studiare, dopo l'ennesimo sfortunato incidente con le sue coinquiline, viene costretta ad accettare l'invito della sua amica e collega Giulia nel trasferirsi nel lussuoso appartamento che suo padre le ha lasc...