22 Merda!

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Siccome non volevo lasciarvi senza capitolo per così tanto tempo ho deciso di pubblicare la prima parte del capitolo 22 mentre la seconda uscirà nei prossimi giorni se non lunedì.

Quando revisionerò tutto il libro molti capitoli verranno uniti, compreso questo.

Vi prego non odiatemi e ditemi cosa ne pensate di questo.


Ho le allucinazioni, deve essere per forza così, adesso sarei già andata via se non fosse stato così, giusto?

Adesso lui scompare e appare mio zio al suo posto e correre tra le sue braccia per la paura che ho appena avuto.

Rimango con questa convinzione continuando a fissare l'uomo che dovrebbe essere mio padre ma questa stupida teoria viene smontata quando sento la sua voce graffiata e che si prende beffa di me.

«Non vieni ad abbracciare tuo padre?»

Faccio un passo indietro pronta ad aprire quella dannata porta che mi porterà alla salvezza ma quando provo a spingerla e ad aprirla non succede niente, rimane lì, ferma che si mi prende in giro che ride di me e mi dice che adesso sono cazzi miei e che per l'ennesima volta devo cavarmela da sola.

«Non così tanto facilmente.»

Sento il rumore dei suoi passi che si avvicinano sempre di più a me fino a quando il suo respiro non si frantuma sul mio corpo causandomi brividi di paura che non hanno niente a che fare con quelli che mi provoca il tenente.

Alan, lui che mi ha salvata l'altro giorno e che spero fino all'ultimo che mi venga a salvarmi anche adesso.

Mentirei se dicessi di non aver mai voluto il rapporto che una figlia ha con il proprio padre, quel rapporto che ti fa sentire protetta, al sicuro e voluta: la gelosia nei confronti del tuo primo ragazzo e di tutti quelli a seguire, le litigate, gli abbracci, fare qualcosa insieme e ritrovarsi a ridere dopo aver scherzato per un pò. Mentirei se facessi anche solo finta che il rapporto tra me e quest'uomo sia lontanamente paragonabile ad un rapporto padre-figlia.

La stretta presa sul mio avambraccio mi fa tornare con i piedi per terra, riportandomi all'incubo, che da lì a poco, sarebbe diventato realtà.

«Ti ho sempre dato tutto lurida puttana e come mi hai ripagato? Con un coltellata?» Mi sbraita contro alterando le parole ai colpi che fin da bambina mi hanno fatto compagnia non lasciandomi neanche per un secondo.

«Sono stato in coma mesi per colpa tua!»

«Se tornassi indietro mi assicurerei di non sbagliare punto e di lasciarti inerme sul pavimento in una pozza del tuo stesso e sporco sangue.» Gli sputo in faccia parole velenose ma senza tentennare neanche per un momento perché è la verità.

«Piccola strombetta, adesso te la faccio pagate.»

La sua morsa viene spostata sui miei capelli e nonostante io cerca di ribellarmi conclusivamente con scarsi risultati vengo trascinata dall'altra parte della stanza e spintonata il più forte possibile sul pavimento.

Alzo lo sguardo sul suo viso, ritrovando quegli occhi che mi guardano con malignità e che mi fanno capire che non è cambiato di una virgola nonostante tutto.

«Non ti fai schifo?» Domando retoricamente. «Hai ucciso il tuo stesso figlio e non provi un minimo di risentimento. Io mi vergognerei.»

Vedo la sua mandibola serrarsi e nei suoi occhi passa una scintilla di cattiveria e non potrei essere più preoccupata di ciò che gli è appena arrivato nella sua mente malata. «Sai cosa è divertente mia piccola Aiden? Che tu verrai via con me e nessuno potrà salvarti questa volta, neanche te stessa.»

𝐓𝐡𝐞 𝐩𝐮𝐧𝐢𝐬𝐡𝐦𝐞𝐧𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora