29 - Guardami

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GRACE.

Ieri sera non ho ricevuto nessuna risposta da parte di Jess, il che mi ha lasciato con una sensazione di vuoto nello stomaco, iniziando a creare dentro di me una serie di paranoie mentali mai avute prima. Non è nel mio essere insistere con chiamate o messaggi, per cui ho cercato al meglio di distrarmi con Sammy e Marissa, in videochiamata da Los Angeles.

Certo, avrei il diritto di sapere dove sia e il perché non si sia presentato ieri, dato che è la mia guardia del corpo. Ma sappiamo entrambi che, se mai dovessi cercarlo, non sarebbe per quello.

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È quando sono andata a letto che la mia mente ha dato, penso, il peggio di lei.

Come ti è venuto in mente di parlargli di Steven? Di quando tutto è successo?

Mi sto dando la colpa per aver fatto una cosa venuta dal cuore, ma forse eccessiva, prematura. Perché neanche con Sammy sono mai riuscita a descrivere così chiaramente i dettagli di quel pomeriggio. E se l'ho fatto con Jess è stato perché in quel momento, tra le lenzuola, a contatto con la sua pelle, mi sentivo protetta. Eppure, a distanza di ventiquattro ore, inizio a pensare di aver fatto una cazzata. Di averlo caricato di un peso di cui non sentiva la necessità e che forse potrebbe averlo spaventato.

Perché la nostra non è una situazione normale. E se fosse veramente solo sesso?

Se voglio essere onesta con me stessa, non è neanche una relazione. E io, seppur cerco a volte di nasconderlo a me stessa, sono ben cosciente che Jess ha qualcosa di rotto dentro di lui, qualcosa che credo non avrò mai l'opportunità di sapere, ma che lo tiene prigioniero.

«Grace? L'hai capito questo concetto?» mi chiede Tom di fianco a me, mentre il professore continua a parlare alla velocità della luce. «Cazzo, mi sono perso» immerge le il viso tra le mani.

«Che concetto?» mi risveglio dai pensieri, riprendendo in mano la penna blu.

«Niente, lascia perdere» mi dice, scuotendo la testa. «Non mi laureerò mai» commenta con se stesso.

Prendo un respiro profondo. Devo assolutamente rimanere concentrata, mi impongo, iniziando a fissare l'enorme lavagna a qualche metro da noi. Come siamo arrivati all'ultima riga? Questo è il primo giorno del corso ed è già parto malissimo.

«Comunque, stamattina ho parlato con Sammy, al bar» mi dice avvicinandosi.

«E cosa ti ha detto?» gli do tutta la mia attenzione, consapevole ormai ti non riuscire più a concentrarmi sulla lezione.

«Che viene, all'evento» mi sorride, visibilmente contento della risposta della mia amica. A volte basta un po' di coraggio per poter cambiare le cose e io non potrei esserne più felice.

«Visto?» alzo un sopracciglio, dandogli una leggera pacca amichevole sull'avambraccio «ero sicura che-»

«Signorina De Andreas»

Oh merda.

Un altro aspetto negativo di essere conosciute è che, tra un centinaio di persone nel corso, se due persone parlano, il professore riprende per forza quella di cui ricorda il nome. «Le vorrei rammentare che nessuno la sta tenendo incatenata qui, quindi, se preferisce continuare la sua conversazione fuori, nessuno la obbliga a restare». Sento giusto un paio di sguardi, moltiplicati per cinquanta, girarsi nella mia direzione.

«Per ora preferisco restare, grazie.»

«Grace!» sento una gomitata di Tom nel fianco.

Il professore mi guarda un'ultima volta, piegando leggermente la testa, per poi riprendere la spiegazione.

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