JESS.
Usciti dalla casa discografica, l'unica cosa che avrei voluto fare sarebbe stata portarmela a casa e godere di lei, di ogni centimetro del suo corpo. È come se Paris, in ogni suo gesto, in ogni suo sguardo, fosse diventata per me una pericolosa ossessione.
Ma è anche come un monito per me, lì a ricordarmi quanto sia possibile dimenticare il passato quando siamo insieme ma quanto sia facile ricadere nelle sue viscere quando le nostre anime si separano. Vivere su un filo del rasoio in cui tutto sembra poter crollare da un momento all'altro. Eppure in tutto questo c'è un'emozione costante: il sentirmi nel posto giusto, avere un vero scopo.
Anziché passare le ore respirando la sua pelle, mi tocca aspettare su questo cazzo di divanetto mentre le prendono le misure per il vestito che dovrà indossare all'evento di famiglia, per cui, tra l'altro, dovrei procurarmi uno smoking, o qualcosa di simile.
E la cosa peggiore qual è? Che mi hanno gentilmente fatto accomodare fuori dalla stanza perché si sarebbe dovuta svestire.
Lei mi aveva guardato e poi, stuzzicandomi come al solito, aveva detto davanti al sarto «sì Jess, non è opportuno».
Dopodiché aveva oltrepassato la porta della stanza, regalandomi un ultimo dei suoi sorrisi maliziosi.Pensandoci, forse è meglio essere rimasti qui fuori. Miss Hilton sa essere piuttosto provocatoria ed è in grado di farmi perdere la pazienza molto velocemente, anche davanti ad altre persone.
Questo è l'ennesimo posto di Londra in cui entro, dove non pensavo avrei mai messo piede, anche perché non ne conoscevo neanche l'esistenza. Siamo in una sorta di atelier nel centro della città, in cui un singolo vestito credo costi più di tutto il mio guardaroba messo insieme. Non che io abbia chissà quanta roba.
Per quanto, a volte, Paris sembri una ragazza che vive una vita normalissima, mi dimentico a quale mondo appartiene. Ed evidentemente, mi dimentico anche il motivo per cui mi trovo al suo fianco.
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Mentre aspetto, cercando di non perdermi nel vortice dei miei pensieri, sento vibrare il telefono nella tasca dei pantaloni.
È un numero non salvato. Eppure, sono cifre che conosco a memoria, che non sono mai cambiate fin da quando sono ragazzino. È un numero a cui di solito si risponde senza pensare troppo. Ci si saluta, ci si chiede come va e se non c'è altro, ci si risente in settimana. Eppure, a due anni di distanza, rispondere a questo numero non mi è più naturale, anzi, è la cosa più strana del mondo.
Soprattutto dopo tutte le volte che ho cercato io di chiamarlo, disperato, ubriaco, rotto, quasi morto.
Eppure dall'altra parte non ricevevo risposta.Neanche due squilli e il telefono smette di suonare e non so se sentirmi deluso o sollevato dalla cosa. Dopo qualche minuto di ripensamento, però, prendo coraggio di nuovo, come anni fa e richiamo.
Uno squillo, lento, quasi durasse molti più secondi di quelli che passano in realtà.
Secondo squillo e sono quasi pronto a risentire la sua voce.
Terzo squillo e sento la parola mamma formarsi tra le mie labbra.
Ma poi, il mio tentativo viene messo a tacere e la chiamata viene rifiutata. Rimango a fissare il manichino spoglio davanti a me, che sembra ricordarmi ancora una volta che ormai non faccio più parte del mio vecchio mondo.
Lentamente allontano il telefono dall'orecchio, consapevole che questo tentativo di chiamata è stato solamente un modo di crearci sofferenza l'un l'altro. Uno sbaglio suo, uno sbaglio mio. D'altronde perché mia madre dovrebbe volermi parlare?
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Imprevedibile
Literatura Feminina«Per fare l'amore con lei, bastava immergersi nei suoi occhi» E se entrambi perdeste la testa per la persona sbagliata? E, dopo cinque anni, i vostri destini si dovessero rincontrare? ____________ Quando Grace e Jess si incontrano per la prima volta...