63 - Per amore

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GRACE 

No, non ho pensato di chiedergli prima se avesse intenzione di incontrare sua madre, già sapevo che la risposta sarebbe stato un grande, anzi un gigante, "no". Lui stesso, giorni fa mi aveva detto che non aveva alcuna voglia di parlare con lei.

Eppure, io, le avevo chiesto lo stesso di venire da me.

E se l'ho fatto è soltanto perché dentro di me ho sempre nutrito la speranza che poter confrontarsi con lei, nel bene o nel male, avrebbe potuto aiutarlo a scrollarsi di dosso quella stupida etichetta che si è affibbiato da solo. Quella di mostro.

Lui, che con quegli occhi chiari e brillanti, è sempre riuscito ad entrare nei miei spogliandoli di ogni barriera, comprendendo ogni mio stato d'animo, non merita di continuare a tormentarsi per ciò che è stato.

Che si sarebbe potuto arrabbiare con lei, sì, lo avevo immaginato e non lo biasimo per questo. Sentirsi abbandonati dalla propria famiglia, nel momento più buio della propria vita, provoca dolore, ma anche tanta rabbia e frustrazione.

Sono sentimenti che ho provato anch'io verso quella donna di cui ricordavo soltanto la dolcezza. Ma, in parte anche verso i miei genitori. Da adolescente mi ero posta tante domande, la mia mente capace di tormentarmi di notte con il fantasma di Steven, si chiedeva anche come avessero fatto i miei genitori a rimanere così tanto indifferenti alla sua morte.

O almeno, questo è quello che hanno sempre dimostrato. Indifferenza. Verso i miei fratelli, ma soprattutto verso di me, da piccolissima abbandonata alle cure di un ragazzo che forse nella vita aveva già troppe preoccupazioni.

Ogni tanto loro chiamano, fanno in modo che la loro esistenza ci sia ben chiara e che il loro supporto non manchi mai, quello economico. Per il resto, non li conosco.

Non so quale macchina guidi mio padre, se ha qualche fissa particolare per cui potrei prenderlo in giro, se la donna con cui l'ho visto l'ultima volta sia ancora la sua compagna; così come non so se mia madre si sia mai pentita di essersene andava via di corsa il giorno del funerale di Steven, o se per me abbia mai provato un amore filiale che non fosse solo dovuto.

Ma queste sono tutte cose che io so che Jess non ha mai provato. Perché Melanie e suo padre, sono stati genitori, lo sono stati al cento per cento in un periodo della sua vita.

Il dolore, io ne sono ben consapevole, porta a fare tanti sbagli, a volte i più grandi che si possano commettere, ma l'amore che si prova per un figlio, così come quello che io provo per Leo e Robert, non credo possa mai smettere di esistere, se è esistito.

E quindi no, non ho pensato di parlarne prima con lui ma ho pensato di parlare prima con lei, assicurandomi che non gli potesse più fare del male prima di avvicinarsi. E forse mi sono sbagliata.

«Sapevo sarebbe andata a finire così» questo è quello che Melanie mi aveva detto prima che Jess salisse in moto e sparisse nella via.

È vero, era una possibilità e sarei stata anche io delusa se le prime parole che mia madre mi rivolgesse dopo anni fossero state «è stata lei a chiamarmi»

Sarebbe stato stupido pensare a baci e abbracci, certamente. Ma forse avrebbe dovuto provare a dire qualcosa, d'altronde quando lei si è presentata a casa mia, quasi un'ora fa, sapeva quali potessero essere le mie intenzioni.

Non avevo fatto in tempo a ribattere nulla, non che avessi un'idea chiara di come rispondere, che anche lei era sparita dal mio cortiletto, chiudendosi nella giacchetta che indossava e andando verso il cancelletto di Arnold.

Adesso capisco perché Jess ha questa costante voglia di fumare.

Rimango ferma per qualche secondo davanti al cancello, sentendomi nient'altro che una stupida, per aver fallito con Melanie e aver probabilmente deluso Jess.

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