JESS.
Birling Gap Beach non è cambiata per niente dall'ultima volta che ci sono stato. Vorrei che fosse così, che fosse cambiata esattamente come sono cambiato io due anni fa. Vorrei che si fosse ingrigita, intristita, che si sia rotta in qualche modo. E invece, per questo posto, i mesi non sembrano essere passati.
La scogliera bianca di erge prepotente come al solito, mentre le onde fredde si scontrano con le sue rocce, mosse dal vento gelido che inizia ad entrarmi nelle ossa. Il cielo è chiaro, punteggiato da qualche nuvola bianca, che sembra muoversi in circolo sulla mia testa.
Dopo le ultime parole di Paris, non sono riuscito a chiudere occhio e più la guardavo dormire, così perfetta nonostante il dolore che ha provato, più sentivo una voragine risucchiarmi, mentre il malessere si faceva più forte.
Dolore, perché è stato tutto maledettamente sbagliato, anche se così maledettamente giusto.
Paura, perché potevo limitarmi al sesso, al puro e semplice divertimento con un corpo fantastico. Ma non è stato possibile e dovevo capirlo dal primo minuto, da quando avevo sfiorato per la prima volta quelle labbra a forma di cuore.
Rabbia, perché, come sempre, sono in grado di combinare cazzate.
«Se fosse stato qualcuno, a togliergli la vita, avrei avuto qualcuno da incolpare. Avrei voluto qualcuno da odiare, e lo avrei odiato per tutta la vita»
Lo avrebbe odiato, per tutta la vita.
_____________________
«Fai in fretta prima che mamma e papà si sveglino.» Le butto una felpa sul letto ed esco dalla stanza.
Senza accendere le luci, scendo le scale per andare in cucina, facendo attenzione al secondo scalino che, per un difetto, ogni volta che viene calpestato scricchiola. Fare colazione comporterebbe troppo rumore, quindi mi tocca rinunciare, non che alle sei meno dieci del mattino io muoia dalla voglia di ingurgitare cibo.
Lentamente apro la porta di casa ed esco, deciso ad aspettare fuori Ariel, che già da sola farà abbastanza casino. Mi appoggio al cancelletto verde, accanto alla siepe e mi accendo una sigaretta. Per il vialetto non passa nessuno, se non un tizio in bicicletta che mi osserva, forse stupito di vedere qualcun altro in giro a quest'ora. Dietro la casa di fronte vedo i primi raggi del sole illuminare il cielo, dall'altra parte ancora buio pesto.
«Vuoi fare piano?» Mia sorella, pacata come al solito, chiude il cancelletto senza curarsi del rumore. Poi, sbuffa e incrocia le braccia, in attesa che io finisca di fumare.
Mi sembra strano come, in questo momento, mi sembri molto più grande dell'età che ha. Sarà che inizia ad avere i tratti del viso simili a mia madre, oppure sono semplicemente io, non in grado di capire che ormai Ariel non è più una bambina, ma una ragazzina di quindici anni.
«Che hai da guardare?» mi risponde con la tipica arroganza di un'adolescente. «Andiamo o no?»
Faccio un ultimo tiro alla sigaretta e la butto il più lontano possibile dal vialetto o quando torneremo dovrò sentire mio padre urlare per i miei mozziconi.
«Ancora non so come hai fatto a convincermi» le dico avvicinandomi alla moto.
«Non ci avrei scommesso, ma quando hai accettato eri appena tornato da una serata in discoteca» alza un sopracciglio.
«Allora sei stata scorretta e io devo smetterla di accettare le tue proposte dopo che ho bevuto» le sorrido. «Tieni» le passo il casco nero che penso le starà leggermente grande.
STAI LEGGENDO
Imprevedibile
ChickLit«Per fare l'amore con lei, bastava immergersi nei suoi occhi» E se entrambi perdeste la testa per la persona sbagliata? E, dopo cinque anni, i vostri destini si dovessero rincontrare? ____________ Quando Grace e Jess si incontrano per la prima volta...