Epilogo

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Il silenzio accompagna i miei pensieri scanditi, ancora una volta, solo e soltanto dal rumore delle onde del mare che incontrano i piccoli sassi sulla spiaggia deserta. L'acqua fredda, scaldata da un pallido sole autunnale, lievemente coperto da qualche nuvola nomade, li solleva trascinandoli in un turbinio. Li mischia vertiginosamente e li fa suoi, per poi riabbandonarli sulla riva, in un posto che non sarà mai quello che hanno lasciato.

La natura si muove e agisce esattamente come forse fa la vita, ti travolge inaspettatamente, senza darti spiegazioni del male o del bene che ti aspetterà.

È tutto imprevedibile.

La natura o la vita, in realtà, non fanno mai caso a te, alle tue emozioni. Ma si preoccupano soltanto di fare il loro corso, di creare le condizioni necessarie perché il destino si compi. Non importa se soffrirai, o se magari sarai tremendamente felice, ciò che sembra avere importanza è che tutto faccia il proprio corso, che ogni sassolino si ritrovi nel posto giusto, in un momento preciso della sua esistenza, per fare in modo che grazie alla sua presenza, qualcosa possa accadere.

Seduto sulla sabbia chiara, raccolgo uno dei piccoli granelli di fianco a me, premendolo tra le dita e respirando il profumo di salsedine, mentre i colori del cielo lentamente si trasformano e da un abbagliante rosso diventano un delicato rosa, che s'infrange con l'orizzonte calmo del litorale italiano, avvolto nella brezza marina.

E la vita ha travolto anche me, l'ha fatto più di una volta.

Mi ha messo di fronte ad una delle tragedie più grandi che un essere umano possa sopportare, mi ha fatto cadere negli abissi di un malessere oscuro, circondandomi di demoni. E poi, come un'onda, mi ha lasciato completamente spezzato, come un naufrago sveturato, davanti ad una casa dai mattoncini rossi.

Un'anima sola e abbandonata a se stessa, che ha sempre pensato che sarebbe stata dannata per l'eternità, si è ritrovata a compiere il suo destino, a ritornare con violenza a galla mentre stava affogando.

E i polmoni avevano respirato con tanta forza e tanto sforzo da fare male, ma erano vivi perché dentro quella casa - che di sofferenza ne è sempre stata intrisa, c'era un'altra anima che si sentiva abbandonata e in cerca di risposte.

Come se fossero sempre state attratte l'una dall'altra, senza aspettare, si sono toccate e si sono respirate.

Delicate hanno deciso che avevano bisogno una dell'altra e quando hanno capito che non era solo un bisogno di sopravvivenza, ma di appartenenza, hanno costretto gli occhi ad aprirsi, a guardarsi e a riconoscersi all'interno dell'altro. E con quello è arrivato un turbinio fatto di labbra che si accarezzavano, di mani che si univano e di corpi che avevano nient'altro che la necessità di donarsi all'altro.

E due anime, che fino ad allora erano rimaste sole nella loro fragilità, sembravano essere risalite abbracciate l'una all'altra da un abisso di un passato troppo doloroso.

Ma rimanevano comunque due anime fragili.

Troppo deboli forse per resistere alla forza impetuosa della natura, pronta a travolgerle un'altra volta. E la mia anima, probabilmente, era la più spezzata e, allora, sono scappato.

La paura che il dolore che avevo dentro di me potesse spezzare ancora di più il suo cuore, mi aveva portato a credere che per proteggerla sarei dovuto andare via. Ripetendomi un mantra che mi suggeriva che la più alta forma d'amore, fosse proprio la protezione. Ma a che costo?

Così avevo condannato i nostri occhi a non incontrarsi più per cinque anni, avevo permesso che tornassero ad essere soli, e che i nostri cuori soffrissero anno dopo anno, stagione dopo stagione.

Ma poi, il mare della vita - che mai sarà calmo, ha deciso che una nuova onda era pronta e allora il blu che speravo di riconoscere ogni giorno tra le onde, lo avevo potuto rincontrare. Quello sguardo che non è mai cambiato, quel luccichio che mi ha sempre fatto battere il cuore, a venti, così come a trent'anni.

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